Come in tutte le coppie che si rispettino, siano esse di briscola e tresette, doppio a tennis oppure coniugi da una vita, per la realizzazione di ogni progetto vi è un fattore imprescindibile, senza il quale la coppia stessa perde senso di esistere: la fiducia che ciascuno dei due componenti ripone nell’altro. Questo concetto vale anche a caccia, e riguarda gli uomini quanto gli ausiliari. Si prenda ad esempio la caccia alla lepre con una coppia di segugi: rappresenta forse l’apice della tecnica e della cinofilia riguardo l’arte venatoria dedicata all’orecchiona ma, proprio in quanto tale, non può prescindere dall’affiatamento, rispetto e fiducia reciproca che deve sussistere tra i due ausiliari.
Tanto per cominciare, nella preparazione di una buona coppia di segugi da lepre occorre partire dalle prime settimane di vita di ciascun cane. Si cominci dunque con l’obbedienza, che per i cani da seguita richiede esercizio e applicazioni molto meno complicate rispetto ai vari “terra”, “seduto”, “chiamata” che occorrono ai fermatori. Sarà sufficiente che il proprietario riesca a farsi ascoltare con benevolenza dal proprio allievo, per il quale tutto ruoterà attorno alla parola “cerca”. Si provi, ad esempio, ad agitare un oggetto, va bene anche il proprio cappello, accompagnando il gesto con la parola “cerca”, pronunciata con entusiasmo e dolcezza. Il cucciolo recepirà quasi subito l’impulso, scodinzolando e mostrando eccitazione. Lo si conduca allora in un prato dove, poco prima, si sia nascosto un pezzo di carne dopo averlo trascinato per diversi metri sul terreno. Si liberi il segugio incitandolo con la parola magica “cerca”, lo si lasci scorrazzare fino a reperire l’usta della carne, risalirla e infine, come premio, abboccarla e mangiarla. Così facendo, oltre a cementare l’affetto e la fiducia del cane nei confronti del padrone, si potrà già osservare il carattere dell’allievo.
Infatti il riflessivo e l’irruento, che domani si riveleranno complementari per la corretta azione di caccia, si riconoscono già da questi primi giochi. C’è il cane metodico che arriva al premio con il naso a terra, e poi c’è l’altro tipo, quello di iniziativa, quello che magari alza la testa quando mancano pochi metri alla meta e proprio per questo ci arriva prima, impiegandoci molto meno tempo rispetto al collega diligente.
Una volta raggiunto il quinto o il sesto mese d’età, è tempo per la prima seduta di addestramento vero e proprio. Chi è talmente fortunato da avere nei paraggi un recinto con lepre potrà da subito mettere il cucciolo sulla migliore delle passate; chi non può, invece, potrà surrogare con un coniglio. Ovviamente, in questo secondo caso, si avrà cura di lasciarlo gironzolare per un’oretta sul terreno che si utilizzerà per l’addestramento del segugio, avendo poi cura di riprenderlo e toglierlo dal campo prima di sciogliere l’ausiliare. Il cane cercherà la pastura, comportandosi ancor più da riflessivo o da intraprendente, a seconda del proprio carattere. Durante le lezioni successive si proverà a fare “invecchiare” sempre più la traccia, il che significa lasciar passare ogni volta più tempo dal momento in cui si recupera il coniglio al momento in cui si scioglie il giovane ausiliare. Particolare importante: è sempre meglio, in queste prime fasi, sciogliere un cane alla volta. In questo modo si evitano i cosiddetti “rimorchi”, che più che inutili sono dannosi per la mentalità dei cani, il loro livello di concentrazione e in generale per la riuscita dell’addestramento. Che apprendano ciascuno per proprio conto a concentrarsi sulla pastura: per il lavoro di coppia ci sarà tempo.
Dal modo in cui attacca la passata e dà voce, si capisce il tipo di segugio che abbiamo in mano. La voce è uno dei mezzi più distintivi, insieme al movimento della coda durante il silenzio, movimento che può essere orizzontale, verticale o addirittura rotatorio. Con la coda il cane avverte il conduttore, in base alle proprie capacità olfattive, che in quel punto c’è stato un selvatico degno d’interesse. È chiaro che più il dimenio diventa forte e deciso e più vuol dire che l’emanazione è forte e fresca. Addirittura, non se ne vedono molti, esistono anche segugi che non danno voce: ed ecco un altro valido motivo per accoppiare i segugi a caccia, perché quando ci si fida reciprocamente anche una sola voce può bastare, a patto che il collega “muto” si riveli comunque di notevole utilità. Dopo alcune uscite “surrogate”, infine, ci si sposterà sul terreno libero frequentato dalla lepre per mettere ancora più alla prova le caratteristiche del cane, emerse durante le prime lezioni.
Una volta verificata la venaticità e il carattere degli ausiliari, sarà tempo di formare la coppia o le coppie, a seconda di quanti validi cani da lepre si possiedano. Innanzitutto è bene precisare che una coppia che si rispetti non si forma mai con due giovani, men che meno se fratelli della stessa cucciolata. Bisogna sempre disporre di un cane che abbia un minimo di esperienza e di cui si conoscano già le caratteristiche a caccia. A questo soggetto si potrà affiancare un compagno. L’esempio più classico della coppia è quello del genitore cui si affianca un figlio, oppure di due fratelli di padre o di madre, comunque con almeno un paio d’anni d’età di differenza, in maniera tale che l’esperienza dell’uno possa essere beneficio per l’altro cane. “L’importante – dichiara Felice Santacroce, giudice federale e Fidasc su segugi da lepre e da cinghiale Sant’Uberto – è che la coppia sia formata da un cane riflessivo e da un altro di iniziativa”.
Il perché di questa necessità ce lo spiega direttamente il terreno di caccia. Ed eccoci, allora, finalmente a lepre: la coppia prende la pastura, risale lentamente, e poi… “Lo scovo è la parte più difficile dell’azione”, spiega ancora il giudice Santacroce. “Non è una regola fissa, ma spesso succede che i cani di metodo, troppo attaccati alla traccia, non eccellano mai nello scovo. Pensiamo alle doppie, per esempio: un cane eccessivamente riflessivo rimarrà a lungo imbrigliato nel reticolo di falli che la lepre traccia prima di rimettersi al covo. Al contrario, un cane di iniziativa magari non sarà un eccellente tracciatore; ma se la coppia è davvero affiatata e valida saprà restare ai margini del lavoro del compagno fino al momento del dunque. A quel punto, però, saranno proprio le sue caratteristiche impetuose a mettere in piedi la lepre e a far partire la seguita. L’impetuoso salterà facilmente le doppie, andando a movimentare l’intera zona in cui ha compreso che si trova il covo. La voce è espressiva, il dimenio della coda si fa sempre più agitato finché non si accorge del salto dell’animale: a quel punto c’è un urlo che sembra di gioia, e parte la seguita”.
Adesso attenzione: contrariamente a quanto si possa pensare, non è affatto detto che un grande scovatore debba per forza rivelarsi anche un grande inseguitore. Spesso, anzi, il successo della canizza lo si deve al cane di metodo. Infatti, mentre è grazie all’irruento che si riescono a risolvere i falli di rimessa, quelli cioè tracciati dalla lepre durante la notte prima di raggiungere il covo, è solo al metodico che ci si può affidare per risolvere i falli di seguita. Il grande cane di metodo, agendo con cerchi concentrici sempre più larghi, potrà risolvere i falli con più facilità rispetto agli altri cani, determinando il successo finale dell’azione.
“Durante la seguita – spiega ancora Santacroce – entrambi i cani devono restare bene uniti e quindi tenere la stessa andatura, per potersi poi esprimere in maniera incalzante e brillante. Una parola va spesa riguardo il fallo di seguita: è il più delicato, dato che quello di accostamento può essere risolto anche nel giro di dieci minuti o un quarto d’ora, mentre quello di seguita va risolto immediatamente pena il rischio di perdere del tutto la scia e spegnere così la canizza. Ecco perché, per poter avere ancora maggiore brillantezza, si arriva a formare la muta di segugi”.
E’ innegabile, infatti, che il numero di ausiliari impiegati varia notevolmente le possibilità del successo finale dell’azione di caccia. Ciò è vero anche per i cani da ferma, ma in senso inverso. Proprio per questo una lepre incarnierata ha molto più valore se cacciata con una coppia o con un singolo segugio, mentre una beccaccia diventa laurea con lode se cacciata con quattro cani da ferma tutti immobili e corretti. Ma questa è un’altra storia.