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04/10/2016 13.41 



Se c’è una cosa che contraddistingue la caccia in generale è “l’imprevedibilità”! Infatti, quando un cacciatore parte al mattino, solo Dio sa cosa potrà accadergli prima che finisca la giornata. Chissà, forse è proprio quest’alone di mistero, questa perenne incognita che affascina così tanto noi poveri appassionati.

La continua ricerca della giornata memorabile, di quella indimenticabile da poter raccontare in eterno, ogni volta possibile e in tutte le occasioni. E spesso non si tratta di un giorno che ci ha visto padroni del territorio, protagonisti di fantastiche avventure con relativi abbattimenti da record, ma piuttosto di un episodio, simpatico o drammatico, che ci ha comunque lasciato un segno indelebile nella nostra memoria.

Forse una delle giornate di caccia più simpatiche che ho avuto la fortuna (si fa per dire!) di vivere è stata questa che mi appresto a raccontarvi, un episodio che puntualmente mi riaffiora nella mente tutte le volte che sento parlare di caccia agli acquatici, non avendola quasi mai praticata. Era una bellissima mattina d’ottobre, se ben ricordo doveva essere verso la prima quindicina del mese, perché molti agricoltori erano impegnati con reti e rastrelli nella raccolta delle olive e nel cielo, reso limpidissimo da un lieve vento di Tramontana, si vedeva anche un discreto passo migratorio.

Da convinto “fagianista o fagianaro”, fate voi, mi sono sempre goduto queste giornate d’inizio autunno per scarpinare con una temperatura ottimale, con i miei setter alla ricerca di qualche vecchio gallo, superstite dei frenetici giorni post apertura. Mi piace godermi la natura in solitudine, gioendo di quel mix di pace, di piacevole clima e di senso di benessere che può darti solo la caccia vagante con i cani da ferma!

Quel mattino avevo deciso di battere la zona bassa di Capalbio, il versante che guarda mare con la speranza di riuscire a scovare un fagiano, magari uscito nottetempo dal Divieto. Questo territorio, anche se non è proprio il massimo, tutto sommato mi piaceva, perché era molto tranquillo e decisamente poco impegnativo, sia per me sia per i miei cani. Non ci sono grossi forteti, sono rari gli incontri con la selvaggina ungulata che potrebbe disturbare la caccia, e fatta eccezione per le onnipresenti zanzare, non mi sarei aspettato grosse sorprese per quel giorno.

Arrivato sul posto, misi i beeper ai miei tre setter, poi li lasciai liberi di scorrazzare. Come ben sa chi possiede questa bellissima razza inglese, devi sempre dargli quei dieci – quindici minuti di tempo per “scaldare i motori”, per svolgere tutte le loro funzioni fisiologiche e per sciogliere le loro agili muscolature con lunghe, spettacolari corse. Soltanto dopo hanno “allungato le lingue il giusto”, puoi iniziare la caccia con la speranza che quei missili bianco–nero–arancio ricordino che il loro compagno di caccia a due zampe potrebbe far fatica a stargli dietro! Battei subito i terreni più facili come pattumi ed erbai di medica, poi passai al corso di un largo e lungo fosso, molto più impegnativo per la massiccia presenza di spinosi cardi e di folte ginestre sugli argini. Cacciare lungo un corso d’acqua è una pacchia per i setter, che trascorrono in egual modo tempo sia sul terreno sia a mollo a reidratarsi. Sono cani che patiscono il caldo in modo atroce, sia in estate sia in inverno.

Avendo una cerca frenetica e iperveloce sono perennemente accaldati. M’ero riproposto di fare tutto il versante mare del fosso, che doveva essere lungo almeno un paio di chilometri, quando ad un tratto sentii partire un beeper! Soltanto un paio di trilli che dal centro del fosso un frullo fragoroso mi fecero sobbalzare. Mi girai appena in tempo per veder involarsi una meravigliosa coppia di germani. Era una coppiola molto facile da fare, così l’abbattei entrambi con due colpi precisi sparati col mio Benelli M1 Super 90.

Non stavo più nella pelle dalla felicità, ero l’uomo più contento del mondo, non sapevo chi ringraziare per avermi fatto quel bellissimo, inaspettato regalo. Poi l’esperienza e la pratica presero il sopravvento perché le mie due belle prede non l’avevo ancora riposte nella cacciatora e dovevo adoperarmi per il recupero. Mi feci strada in una giungla di canne, rovi e tamerici del fosso e quando arrivai sulla riva, con grande rammarico, m’accorsi che le due anatre non erano cadute in acqua bensì nella fittissima riva opposta. Poco male, pensai, avrebbero dovuto pensarci i miei cani, in fin dei conti quello era o non era il loro lavoro? Più facile a dirsi che a farsi, perché il fosso era largo una decina di metri e portava molta acqua. I cani, seppur bravi nel riporto e nel recupero, non avendo visto cadere i selvatici, non vollero sentirne di farsi convincere ad attraversarlo a nuoto nonostante le decine di sassi che tirai sull’altra sponda. Mentre stavo decidendo sul da farsi, valutando anche l’opzione di guadare a nuoto il ruscello, il mio cellulare squillò.

Chi è che rompe a quest’ora di sabato mattina? Quando lessi in mittente nel display, per poco non mi venne un infarto. Era il Capoturno di dove lavoro che mi sollecitava di andare in Centrale perché c’era stato un guasto importante e in qualità di Assistente di Manutenzione urgeva la mia presenza. Maledettissima Reperibilità! Mi trovavo a sessanta chilometri dal posto di lavoro, sudato fradicio, con tre cani sparsi qua e là e una coppia di germani reali finiti chissà dove… No pensai, magari avrei rischiato un richiamo, una sanzione, ma decisi che non me ne sarei andato senza aver prima recuperato le mie preziose prede. Risposi di tener duro che sarei arrivato a breve.



Poi mi feci coraggio per cercare una soluzione che fosse la più “indolore” possibile. Dopo aver meditato a lungo, decisi che avrei dovuto raggiungere un ponte, attraversare il fosso e ritornare nel punto dove avevo visto cadere i germani. Il più vicino mi sembrava che dovesse essere tre-quattrocento metri più a nord verso Grosseto, poi sarei dovuto tornare a ritroso. Ma cosa sarebbero stati seicento metri per un atleta come me? Specialmente per il premio finale che avrei ricevuto? Dato che l’argine del fiume era praticamente identico per decine e decine di metri, decisi di prendere un punto di riferimento che mi avesse aiutato una volta raggiunta l’altra sponda. Così scelsi una grossa ginestra vicino a un folto cespuglio di cardi e la piegai fino a spezzarla a metà. In quel modo, quando sarei stato dall’altra parte, avrei avuto la certezza assoluta di ritrovare il posto giusto. Soddisfatto dell’idea avuta, chiamai a raccolta la truppa e m’incamminai deciso.

Non feci in tempo a percorrere cento metri che il telefono squillò di nuovo: “Marco sei per strada? Muoviti che siamo andati fuori con un Gruppo. Dai”. Gli risposi che avevo avuto problemi con la macchina, ma che comunque sarei arrivato a breve. Ma guarda che sfortuna, proprio oggi doveva esserci un guasto! Non mi preoccupai più di tanto, ma accellerai comunque il passo. Finalmente trovai un piccolo, rudimentale ponte fatto con delle vecchie traversine ferroviarie, veloce attraversai il fosso e ritornai indietro con gli occhi fissi sull’atra sponda, dove ero poco prima, cercando il segnale che avevo improvvisato. Ed infatti eccolo la! Mi sorprese la facilità con cui l’avevo ritrovato. La ginestra spezzata vicino al grosso groviglio di cardi era visibilissima. “Drago, Kira, Luna! Trova. Trova”. Gridai, incitando i cani alla cerca.

Passarono dei lunghissimi minuti senza che nessuno di essi ritornasse con qualcosa in bocca così mi scapparono anche delle paroline poco educate sia verso di loro che verso il destino! Mi venne il sospetto che si fossero contemporaneamente rimbecilliti tutti e tre. Possibile? E pensare che fino a pochi minuti prima avrei giurato che fossero dei fuoriclasse. Mentre ero intricato in un dedalo di vegetazione con tafani e zanzare che banchettavano alla mia salute con un caldo asfissiante, squillò nuovamente il cellulare.

Erano sempre i miei colleghi ed io, non solo non ebbi neanche il coraggio di rispondergli, ma continuai a cercare con più foga. Giunsi al punto di immergermi nell’acqua fino alle ginocchia, ma sempre invano. Quelle due maledettissime anatre non si trovavano, ma dove potevano essere finite! In un impeto di rabbia, mi venne quasi voglia di malmenare i setter, cosa che nella mia via non avevo mai fatto! Più insistevo nella cerca più suonava il telefono. Sudavo come una fontana, una sete implacabile mi stava stordendo, ma ancora non riuscivo a trovare niente. Né una goccia di sangue né una piuma, niente.

Così, vinto dalla cruda realtà, sconfitto nel fisico e nell’animo, risalii la sponda e mi sedetti a riprendere fiato perché stavo davvero per farmi venire un malanno. E fu proprio mentre cercavo di riprendere le forse che mi venne un dubbio atroce: non è che per caso avevo sbagliato il punto? Che magari avevo fatto un segno che già c’era in precedenza? Con fatica m’alzai e m’avviai di nuovo lungo l’argine in direzione sud e dopo neanche un centinaio di metri “rividi” un ginestra spezzata vicino ad un fascio di cardi. Anche se seppi con certezza che quella era la “mia ginestra” non mi feci illusioni. Non aizzai neanche i cani, non ce ne fu bisogno…..

Per primo vidi arrivare Drago con un meraviglioso germano reale in bocca e subito dopo Kira con la femmina. Il recupero aveva richiesto, sì e no, dieci secondi netti! Intanto il telefono continuava a squillare...

Per la cronaca i miei colleghi riuscirono a “coprirmi” abbastanza bene, anche perché erano tutti corrotti da anni e anni di buona carne di selvaggina. Riparammo il guasto con la nostra solita professionalità, e trascorsi il resto della giornata a ripensare come un ebete su quello che era accaduto. Fu davvero un giorno indimenticabile! Ogni volta che ci ripenso, mi viene da ridere anche se, per un certo verso, fu davvero drammatico. Ne valse la penna di rischiare un serio rimprovero sul posto di lavoro e un malanno fisico per recuperare una coppia di anatre? Io penso di sì. E tutto quello che ho fatto lo rifarei senza esitare, perché non si possono e non si devono lasciare sul terreno le prede abbattute senza aver prima tentato il possibile per recuperarle. I due germani erano talmente belli che decisi di regalarsi ad Ugo Sapetti, il mio caro amico tassidermista di Ceva (CN) per farli naturalizzare.

Marco Benecchi
 


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23 commenti finora...

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

ottima esposizione ! io ho frequentato e superato il corso in Alto dige ( molto bello e fatto bene). la licenza rilasciata ( attestato ) non mi serve a nulla a 'parte esporlo in ufficio con le altre licenze eurpoee e canadesi ( cambiano da uno stato all'altro). I camosci vanno ad annate ( parlo di permessi per noi forestieri) certi anni ne hanno troppi altri non ne trovi uno! In ogni caso, i soldi contano poco, meglio una buona amicizia e qualche scambio in "natura". Il camoscio per me è una ella caccie più belle al mondo un anno sono salito con amico americano ... da allora ogni anno torna n Italia per cacciare il camoscio ! WEIDMANSHEILLLLLLLLLLLLLLLLLLLL

da Stefano  18/10/2016 9.24

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

wOW. Grazie x la rispostona.
Si sente che mastichi benissimo la materia quindi l'egregio ci stà.
Mi hai tolto un pò di dubbi, io pensavo anche al 308w e al 222/223, supponevo giustamente niente x il 30-06.
Pensavo al 7 come minimo x il cervo e non 6,5...ma tantè, il Marco mi ha tanto parlato del 7RM che....
Di nuovo grazie. FB

da FILIPPO60  17/10/2016 19.21

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”


Caro Filippo,
Non chiamarmi egregio perché non eccello rispetto al gregge.
La domanda non è banale, forse la risposta è noiosa.
ARMI: per lo più b.a., con alcuni Kipplauf, pochissimi usano il combinato al camoscio ma lo si usa ancora per capriolo e cervo. Il drilling è molto raro a causa del costo (e del peso!)
CALIBRi: i più diffusi sono i .270 Magnum (Wea. WSM), il 7 Rem. Mag. e il 22. 250. Il 6,5 x 57 e il 6,5 x68 sono quasi scomparsi. Il 6x62 Fleres ha degli amatori (pochi) come i .300 Magnum (Win. Wea. e WSM). Gli ultimi due calibri sono usati dai patiti del tiro extra lungo. Altri calibri: 7x64 (o 65R) e .270 Win. si usano abbastanza a cervo e capriolo e il .243 Win. solo al capriolo (per il cervo il diametro minimo è 6,5 senza alcun limite minimo di energia.
REGOLAMENTI: da noi (Alto Adige) sono provinciali e abbastanza favorevoli ai cacciatori: per esempio non c’è silenzio venatorio per gli ungulati (finché dura). Il camoscio è cacciabile dal 1° agosto al 15 dicembre. Il regolamento provinciale per il camoscio specifica solo che la femmina può essere abbattuta se è senza piccolo oppure se con piccolo in cattive condizioni.
I regolamenti delle singole riserve (un centinaio abbondante) sono molto diversi secondo le dimensioni della riserva, la consistenza faunistica e il numero di cacciatori. Ci sono riserve dove il turno del camoscio è quinquennale (sissignori, ogni 5 anni), e altre dove ogni socio può prelevare due capi all’anno.
Per cacciare il camoscio occorre, oltre al permesso di abbattimento, un accompagnatore qualificato che può essere un guardiacaccia oppure un cacciatore che ha frequentato il corso per accompagnatore e superato l’esame finale. L’accesso al corso per noi poveri altoatesini è regolato, riserva per riserva, in funzione degli abbattimenti concessi e del numero di accompagnatori esistenti. Per cacciatori del resto della Repubblica l’accesso al corso è libero ma non dà alcun vantaggio “burocratico”. Il corso, teorico e pratico (ma senza sparo!) è molto interessante e vale la pena di seguirlo. Per notizie sui corsi vedere il sito della Provincia di Bolzano.
Sempre a proposito di corsi, trovo molto interessanti quelli tenuti in Francia congiuntamente dall’Office National de Foret e dall’Office National Chasse et Faune Savage nella riserva delle Bauges (non lontano dal traforo del Moncenisio). Si tratta di corsi (in francese) teorico pratici con uscite di caccia a camoscio, capriolo e muflone. Per maggiori informazioni scrivere (possibilmente in francese) a:

Office National des Forets
Maison Forestière de l’Arclusaz
73630 ECOLE (Francia).

ALTEZZA: Nella mia riserva (circa 1200 s.l.m.) si caccia attorno ai 2000 metri e più (sopra 3000 e qualcosa caccia solo S.Uberto). Nella riserva di Bolzano città si caccia il camoscio a partire dai 500 m s.l.m. circa (no, non cedono abbattimenti, perché i camosci sono pochi).
Augh! Ho detto!
IBAL

da bansberia X Filippo60  17/10/2016 19.06

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Caro Filippo,
Non chiamarmi egregio, non eccello rispetto al gregge.

da bansberia  17/10/2016 19.04

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

eGREGIO Banseria,
una domanda banale. Dove cacci tu, come dici, cosa usi/si usa per cacciare a palla x i vari tipi di preda? Immagino b.a. x la maggiore. Altre tipologie? E i calibri, cosa va x la maggiore? siete molto vincolati dai regolamenti regionali o della zona? A che quote trovate e cacciate il camoscio? Scusa la raffica di domande ma chiedo xè io non ho mai cacciato il camoscio e mi sto informando x la caccia in montagna. In ogni caso complimenti e in bocca al lupo. FB

da FILIPPO60  17/10/2016 14.06

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Per avere una tonnellata di lepri e fagiani ci vogliono tanti cartucce. Te le passa la mutua oppure stai esagerando?
Per cacciare il camoscio non occorrono tanti soldi: basta avere la residenza nel posto giusto.
Dove caccio io ci sono colleghi pensionati (come me) che certo non sguazzano nell'oro, ma il camoscio lo prendono.

da bansberia per ha h  13/10/2016 11.18

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

E SIETE BRAVI E'? co' tutti li soldi che tenete le pigliate si le lepri e li camocsci .io nun tengo una lira ma ogni anno me nne magno una tonnellata tra lepri e fagiani

da ha h  12/10/2016 17.30

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Oggi ce ne vogliono di soldi per andare a caccia come fate voi milord.

da g  12/10/2016 12.43

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Dimenticavo...
Anche questa mattina ennesima "purga".
Quattro cani in campo...
I soliti 3 setter (permettetemi di dire Molto brave, tutte femmine!)
e Jack lo Jagd Terrier che mi ha costretto a un lungo e laborioso recupero nel divieto perché dietro ad una coppia di caprioli.
Tutti i miei cani sono dotati di satellitare BS Planet 999..
Senza tirare un colpo.
Non si vede più né una lepre né un fagiano.
Invece ho assistito ad un discreto passo di tordi e colombacci..
Alti però...
M

da Marco B x Jaburrasca  12/10/2016 12.33

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Più o meno come faccio io...
Solo siamo un po' diversi come munizionamento...
Io quando porto MOLTE cartucce dietro vuol dire la Ventriera (o cartuccera!) da trenta celle
più sei - sette cartucce del 7 e del 5 in tasca...
Nella ventriera ho 5 cartucce a palla, 4 a pallettoni, 5 dello zero, 5 del 5 e tutto 7.
In casa non credo di avere cartucce con piombo superiore al 7,
Non praticando la caccia ai piccoli migratori!
Anche alle beccacce tiro il 7.......
Non me ne vogliano gli specialisti!
Saluti
M

da Marco B x Jaburrasca  12/10/2016 12.27

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

la caccia come la vedo io mi da piacere solo quando esco la mattina alle 5 fucile in spalla 200 cartucce minfilo nei boschi e nei fossi non sto' a guardare se e' una lepre oppure due merli ,la caccia e' bella proprio per questo la liberta' nel rispetto della legge di pigliare e portare a casa dal fagiano al cinghialotto dalla lepre ai quattro tordi che schizzano via .quelli che quando cacciano cacciano a senso unico non li capisco.

da Jaburrasca  12/10/2016 11.52

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Nella foto incriminata con la Lepre,
Sulla destra in lontananza si intravede un paesino..
Per chi non l'avesse riconosciuto è
CAPALBIO,
La Perla della Maremma..
M

da Marco Benecchi x TUTTI  07/10/2016 18.34

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

VERISSIMO..
Nella meravigliosa riserva "a conduzione famigliare" dove siamo stati insieme è veramente "tosto" cacciare...
Sicuramento non alla portate di tutte le "gambe"
Ottimi selvatici ottime zone...
Da Camosciari!!
Piuttosto dobbiamo tornarci presto prima che cominci a far troppo freddo!
Buona
M

da Marco Benecchi x Filippo 53  07/10/2016 18.11

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Marco sei un ingrato... perché non dici agli amici di quando ti ho portato in riserva dove ti sembrava di andare a camosci?????

da Filippo 53  07/10/2016 15.51

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

EHI...
L'avevo già svuotata.
La tengo in basso e ... diciamo la spremo.
L'ultima l'ho fatta ieri mattina!!!
M

da Marco B x TUTTI  06/10/2016 15.06

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Premesso che le tecniche di Marco hanno sempre una logica, che ci spiegherà, devo dire che
concordo con grillo parlante (uso la minuscola in segno di rispetto e per evitare confusione). A me insegnarono un'altra posizione: zampe anteriori in una mano, groppa sul ginocchio e spremere il pancino dall'alto in basso con l'altra mano.

da banberia  06/10/2016 13.33

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

L'intendimento era chiaro, ma in quel modo t'ha pisciato sulla manica......!
O no ???

da grillo parlante  06/10/2016 10.11

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

scrivi di carabine , è meglio

da m2  06/10/2016 7.23

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Chi di voi si è domandato cosa sto facendo nella foto con la lepre????????????????????????

Gli sto svuotando la vescica dopo morta altrimenti ti riempirebbe la cacciatora di pipi.....

Ma queste cose dovrebbero saperlo tutti..
O no???

da Marco B x TUTTI  06/10/2016 5.08

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Caro John,
Io PURTROPPO caccio SOLO fagiani RUSTICI,
Dico PURTROPPO perché ho pochissime occasioni per andare in Aziende Venatorie Faunistiche degne di questo nome
e perché le ultime volte che ci sono stato ho visto che "lanciano" dei fagiani veramente discreti...
Nel senso che sono selvatici al 90%.
Forse ben allevati in grandi voliere..
Non so...
Ma son finiti i tempi che si facevano prendere dai cani.
Una volta sono stato invitato in una illustrissima Azienda...
Mi avevano garantito selvatici VERI così portai TRE setter...
Prendemmo 8 starne, 4 fagiani ed una lepre...
ma sparammo molto poco perché i cani presero 4 starne, 3 fagiani e addirittura la lepre......
Buona
Marco

da Marco B x Little John  06/10/2016 5.06

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Ciao MArco.
Un pò di liscio dopo tanto rigato. Scusa ma sono stato "svezzato" a fagiani e lepri soprattutto per cui ...capirai che l'articolo l'ho letto molto ma molto volentieri. Usi un inerziale Benelli? come ti trovi? certo picchia meno del mio vecchio argus "mollone"; so che hai anche un marocchi a gas: magnifico direi, e picchia poco o nulla rispetto aagli altri, un peso piuma. Come ti trovi con i tuoi automatici? De gustibus per carità: il mio bREDA HA il calcio all'inglese figurati, non posso certo dire nulla...
Cari saluti e buon appetito xè a occhio debbono essere ben gustosi. A proposito tu macelli da solo tutta la tua selvaggina (pelo, ovvio) o ti fai aiutare da un macellaio?

da FILIPPO60  05/10/2016 20.10

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

P.s. Dalla coda il fagiano sul pick up sembra proprio uno di quelli rustici!

da little john  05/10/2016 18.16

Re: “UNA GIORNATA PARTICOLARE”

Bel racconto!! Da appassionato migratorista ma anche amante dei setter devo dire che a volte due "semplici" anatre possono regalare belle emozioni..qualche purista storcerà il naso perché i setter dovrebbero fermare solo fagiani beccacce e starne ma io credo che tutto che é sotto ferma del cane merita di essere abbattuto, lepre compresa ( e qui sento già che qualche segugista mi criticherà!)

da little john  05/10/2016 18.15
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