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ott14 14/10/2015 13.56
La canzone popolare ha molti eroi che hanno cantato la caccia. A partire da John Denver, folk singer per eccellenza, per giungere ai diversi cantanti e cantautori nostrani. Chi non ricorda e non ha canticchiato, magari in falsetto, "Il cervo a primavera" di Riccardo Cocciante, immedesimandosi nel richiamo alle "sinfonie delle stagioni/con un mio ruolo definito/così felice d’esser nato/fra cielo terra e l’infinito".
O "Il dono del cervo" di Branduardi, che ci ricorda vecchie ballate e filastrocche, e le regole ataviche della spartizione delle spoglie, codificate nei manuali di caccia medievali e rinascimentali e collegate alla sacralità del rito: "E così sarà, buon signore, /che il corpo del tuo vecchio servo/sette volte darà frutto, /sette volte fiorirà.", che poi fa il paio con il forte ritornello di Cocciante ("Io rinascerò... una pernice di montagna/che vola eppur non sogna...e mi ritroverò/con penne e piume senza io/senza paura di cadere/intento solo a volteggiare/come un eterno migratore…").
E lo struggete lamento d'amore di Lucio Battisti, che ne "La luce dell'Est", evoca la ragazza slava conosciuta durante una battuta di caccia? "Le foglie ancor bagnate/lascian fredda la mia mano e più in là/un canto di fagiano sale ad est/..." e ancora: "Un colpo di fucile ed ecco che/ritorno col pensiero/e ascolto te/il passo tuo/il tuo respiro dietro me/A te che sei il mio presente/a te la mia mente/e come uccelli leggeri/fuggon tutti i miei pensieri/per lasciar solo posto al tuo viso/che come un sole rosso acceso/arde per me."
E Fabrizio De Andrè? Che dà inizio a una delle sue canzoni più famose ("L'indiano", conosciuto anche come "Caccia al Cinghiale") con la canizza al "su sirbone", vera e propria metafora antropologica del popolo sardo. Fra indiani e sardi, confessa De Andrè, "la caccia è un denominatore comune. Attraverso la caccia, tribù diverse (gli indiani) e persone che abitano in paesi diversi (i sardi) riescono ad avere rapporti sociali. Per loro è anche uno sfogo, un modo per conoscersi, per dimenticare di essere odiati senza motivo. Conosco alcuni sardi che si odiano per sentito dire, fino a quando non si incontrano nelle battute al cinghiale".
Pensieri profondi, sentimenti forti, che si incontrano con le strofe leggere di Luiselle, nella sua popolare "Il cacciatore", che irride alle tartarinate venatorie: "La colpa è del tordo,/del tordo/che tarda/la colpa è del tordo/che non passa, non passa più!" E ancora: "Alle volte va in riserva/e se il tempo non è bello/si porta le cartucce fatte per l’umidità/ma invece del fagiano/ritorna col fringuello/e dice a tutti quanti: “è la cartuccia che non va,è la cartuccia che non va,/è la cartuccia che non va,non va, non va,...”.
Artisti, più o meno apprezzati, più o meno dimenticati, ma che hanno avuto il coraggio di affrontare argomenti che con l'aria che tira non sono molto popolari. Non saranno stati degli eroi, magari nella vita privata non avranno praticato la caccia o addirittura se ne saranno tenuti alla larga. Però, per la caccia, per noi cacciatori, hanno fatto una cosa molto ma molto rimarchevole. Hanno contribuito a far conoscere il nostro essere, la nostra passione. E a qualche cacciatore hanno anche dato uno stimolo in più per essere fiero della propria scelta di vita. Tags:2 commenti finora...
Re: MENESTRELLI & C. E il Grande Lucio Dalla? "babbo che eri un gran cacciatore di quaglie e di fagiani".............. da... com'è profondo il mare, il titolo della canzone. da isolano
12/09/2017 19.53
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Re: MENESTRELLI & C. Come sono cambiati i tempi da allora ! Aldila di questa canzone ..ricordo di una trasmissione su rai 1 (allora c'era solo il primo programma) che parlava delle avventure venatorie di un personaggio inventato che si chiamava ( ragionier Buttazzoni) è colui che lo aveva ideato e ne parlava era il caro Walter Marcheselli che mai avrebbe immaginato i tempi che viviamo oggi! Naturalmente in questo spazio che veniva mandato se ricordo bene il venerdì sera (pensate bene) in prima serata ...c'erano suggerimenti ,itinerari venatori ,consigli , e le immancabili disavventure del ragionier Buttazzoni. Come sono cambiati i tempi!! Per ricordare questa trasmissione e questi tempi bisogna avere almeno 70 anni sulle spalle! In bocca al lupo a tutti i cacciatori !
da Vecchio cal. 16
07/09/2017 7.45
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