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28/06/2011 

Ambientalismo e cacciaLe FAQ (Frequently Asked Questions), ovverosia “domande poste frequentemente”, sono in uso su moltissimi siti web. Sono utili al lettore in quanto rispondono alle domande più frequenti relative ad un certo argomento, evitando di ripetere sempre le stesse cose e per fugare i dubbi che nascono dalle diverse interpretazioni.

Mi è venuto in mente di sviluppare questo utile testo per rispondere alle varie convinzioni, dubbi o domande, scaturite dalle recenti discussioni sui vari blog venatori circa l’ultimo tavolo nazionale degli stakeholder in relazione alle “linee guida” per i calendari venatori regionali. La questione ruota attorno alla mancata partecipazione ai lavori di alcune associazioni ambientaliste e le domande/risposte potrebbero fugare definitivamente i dubbi dei lettori e, perché no, anche delle nostre associazioni venatorie sempre molto “caute” nell’affrontare il “nuovo”.

Ovviamente trattasi della mia visione: per alcune domande mi è stato semplice rispondere, per altre un po’ meno, per certe altre in particolare sembra impossibile trovare una ragionevole spiegazione.

1) Esiste un ambientalismo di serie A ed un ambientalismo di serie B?
No! Tutte le associazioni si interessano di questioni ecologiche. L’ambientalismo non si divide in “serio” o “meno serio”, definizione soggettiva e di comodo, così come esso non può assolutamente essere di “destra” o di “sinistra”. L’ambientalismo è semplicemente una questione di priorità: necessario saperle riconoscere per impegnare le energie nei confronti dei problemi più gravi e che interessano maggiormente la collettività.

2) in riferimento alle associazioni ambientaliste che si sono affacciate ultimamente nel panorama ecologista italiano, possiamo parlare di “nuovo ambientalismo”?

Il “nuovo ambientalismo” è un termine usato in maniera convenzionale per riconoscerlo da quello che ha imposto un’unica voce da 40 anni a questa parte ma non possiamo parlare di “nuovo”. La Wilderness per esempio ha 200 anni di storia collaudata e propone all’opinione pubblica un metodo di conservazione della natura completamente differente ed efficace rispetto a quello conosciuto ai più in Italia.

3) Queste “nuove” associazioni ambientaliste sono sempre a favore della caccia?
No! Per definizione e statuto si occupano di ambiente e non particolarmente di caccia, o di pesca e altre attività umane. Riconoscono però in queste attività un valore aggiunto per l’ambiente e per l’uomo e non le considerano particolarmente impattanti. L’approccio ai vari problemi di natura ambientale è tecnico-scientifico piuttosto che ideologico.

4) Quale peso rivestono queste associazioni nei confronti di quelle tradizionali?
In termini culturali un peso enorme in quanto il diverso modo di approcciarsi ai problemi ecologici stimola il dialogo per la ricerca di soluzioni ottimali e largamente condivise. Un’unica voce, rappresentativa di una sola parte di italiani, così com’è avvenuto finora, è limitante. In termini numerici, alcune di esse sono anche superiori rispetto a molte altre tradizionali. Il fatto che queste ultime possano sembrare più “credibili” all’opinione pubblica è una “credenza” da sfatare. La filosofia Wilderness per esempio fa parte della storia dell’uomo e le argomentazioni a supporto sono inconfutabili per qualsiasi persona che abbia veramente a cuore la conservazione della natura.


5) a quale titolo possono partecipare al dibattito ambientalista italiano?
Con gli stessi identici titoli di tutte le altre associazioni tradizionali in quanto riconosciute a livello nazionale dal Ministero dell’Ambiente.

6) E’ sufficiente che il mondo rurale colloqui solo con queste “nuove” ass. ambientaliste?
No! E’ corretto che il mondo rurale si rapporti con tutte le sensibilità ecologiste, anche con quelle di estrazione “urbana”. Quando si parla di ambientalismo e ambientalisti non devono quindi venire escluse delle componenti che rappresentano la volontà di parte degli italiani….in particolare quando l’argomento riguarda aspetti rurali e non urbani.

7) E’ necessario isolare la componente animalista dall’ambientalismo?
Si! La filosofia animalista non può occuparsi di questioni ambientali perché è fondata su ideologie che spesse volte vanno in direzione completamente opposta a ciò che è l’obiettivo dell’ambientalismo nella sua corretta accezione, ovverosia l’interesse per la conservazione del territorio e della biodiversità. Ecco perché, più di qualsiasi altra cosa, risulta essenziale far conoscere all’opinione pubblica, ed alle Istituzioni, l’enorme differenza esistente tra ambientalismo ed animalismo.

8) Perché le associazioni venatorie, così come le altre categorie appartenenti alla ruralità, dovrebbero lavorare con queste associazioni ambientaliste?
Sia le associazioni venatorie, sia altre componenti del mondo rurale, pur traendo la loro “ragion d’essere” dall’ambiente, non si occupano di questo a 360° ma lo fanno solo in maniera indiretta, salvaguardando giustamente in primis le attività che rappresentano. Queste attività dovrebbero però vivere in stretta simbiosi con il mondo dell’ambientalismo in un continuo scambio reciproco di interessi. L’ambientalismo dovrebbe fungere un po’ da “supervisor” delle varie attività rurali in maniera tale da farle convivere assieme, nell’interesse dell’ambiente e quindi, a sua volta, nell’interesse delle stesse attività in esso praticate.

9) Cosa dovrebbero fare le associazioni che rappresentano la cultura rurale?
Far comprendere, innanzitutto ai propri associati, che l’ambientalismo è dalla loro parte, è una questione che gli appartiene e non è affatto nemico delle loro attività. Esistono solo dei modi di pensare diversi e quelli finora applicati, gli unici purtroppo, sono nati in “ambienti” differenti e completamente avulsi dalla cultura rurale. E’ necessario che il mondo rurale si riappropri dell’ambientalismo scippato, lo avvicini, collabori e soprattutto, insegni e faccia conoscere. Il numero di cacciatori in Italia per esempio, sarebbe più che sufficiente per far diventare una associazione ambientalista, la più grande di tutti i tempi.

10) Perché alcune associazioni venatorie prediligono il dialogo con certe associazioni ambientaliste dalla forte vocazione animalista e tendono ad escludere quelle che praticano puro ambientalismo ed includono a pieno titolo le attività rurali?

? ……………………… ?
 
A voi l’ardua impresa di trovare ragionevole risposta all’ultima, ricorrente, assillante, un po’ impertinente, domanda.


Massimo Zaratin
                     

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5 commenti finora...

Re: Ambientalismo e caccia – 10 FAQ

SERVE UN AREA PROTETTA e/o di RIPOSO per evitare pregiudizi e bocciature. Con questa ipotesi tutta la Lombardia darebbe un grande esempio a Roma e all’Europa. E gli appassionati di Diana, possono serenamente dormire senza l’incubo delle deroghe..! La Maddalena “Alta Scuola permanente Centro Studi Naturalistici e Faunistici”.
L’Ispra, nel termine perentorio di 60 giorni dal ricevimento della richiesta, deve segnalare alle Regioni, per ciascuna delle specie protette indicate, la piccola quantita’ a livello nazionale per la quale si autorizza la caccia in deroga. In caso di mancata trasmissione del parere da parte di Ispra, le Regioni potranno utilizzare i dati provenienti da altra fonte pubblica o accreditata relativi alla consistenza delle specie. Quindi entro il 30 aprile le Regioni effettuano la ripartizione delle quantita’ cacciabili sui territori regionali in proporzione al numero di cacciatori residenti.
Lettera aperta all’Assessore del Comune di Brescia Avv. Paola Vilardi. Cortese Assessore Paola Vilardi, premesso che: mi complimento per l’impegno non facile del Suo Assessorato e di tutta la giunta a cui vanno i miei complimenti. In vista del nuovo patto sociale che il Sindaco e la Giunta varerà, propongo che il nostro Monte maddalena diventi area protetta e che venga ricostruita già al percorso esistente, spero ancora di proprietà del Comune la “funivia”. Su questo progetto possono essere coinvolti i Comuni limitrofi, sia per gli investimenti e per le idee. Anche l’Istituto Pastori coinvolgendo gli studenti a sviluppare e controllare-monitorare la nostra montagna, con i colleghi loro Geometri. Ipotesi di un loro tirocinio..! Per il prosieguo nel realizzare anche a Brescia l’Università Veterinaria. Su desiderio del Mons. Francesco Beschi attuale Vescovo di Bergamo in un incontro avuto con lui all’Istituto Pastori. Il 2011 sarà l’Anno internazionale dedicato ai polmoni verdi del Pianeta. Mai come ora l’attenzione all’ambiente e alle sue risorse è importante, specie dopo gli ultimi avvenimenti asiatici e i continui dibattiti sull’inquinamento e sull’esaurimento delle fonti di energia e soppratutto dai continui all’armi schizofrenici delle nostre macchinette “rilevatori” che indicano la fine del mondo. «L’aria che respiriamo il cibo, l’acqua, il clima che condiziona la nostra vita e il nostro futuro dipendono tutti dalle foreste. Il 2011 deve essere l’anno in cui il mondo e Brescia riconosce la vitale importanza di foreste in salute per la vita sul Pianeta e del nostro territorio, per tutte le popolazioni e la biodiversità». In effetti le foreste assorbono buona parte di CO2 e svolgono una funzione cruciale nella lotta contro i cambiamenti climatici. «Le foreste – offrono gli strumenti più ampi, veloci ed efficaci per contenere le emissioni globali. Alcuni dei valori delle del nostro monte Maddalena ha bisogno di una prospettiva a 360 gradi: la Maddalena offre relax e ricovero a persone e habitat alla biodiversità, è fonte di cibo, medicina ed acqua pulita e gioca un ruolo vitale nel mantenere un clima stabile. Tutti questi elementi presi insieme rinforzano il messaggio che le foresta della Maddalena è fondamentale per la sopravvivenza umana, vegetale e animale. A Brescia nel 1955 la Ceretti & Tanfani ha costruito una funivia bifune va e vieni tipo classico con cabine da 35 persone , due piloni di cui uno alto 60 mt e con una linea della lunghezza totale di 2300mt. Questa funivia collegava Brescia appena fuori Porta Venezia con il Monte Maddalena alto mt 865. La funivia ha funzionato bene fino al 1969. Contemporaneamente la costruzione della strada ha affossato i bilanci dell'impianto che ha chiuso i battenti al pubblico proprio nel '69. Da quell'anno fino alla metà degli anni '70 la funivia ha funzionato come impianto scuola per i tecnici di funivie alpine, nonchè per i macchinisti delle numerose funivie dell'ENEL. Il comune di Brescia ha poi deciso lo smantellamento che è stato eseguito nel 1986. Dell'impianto ora rimangono le stazioni, quella inferiore comprata dal pizzaiolo sottostante, quella superiore ancora, credo, di proprietà della vecchia società della funivia. Il problema è che il Monte Maddalena è un'enorme polmone verde a ridosso della città di Brescia e raggiungibile solamente con mezzi privati (un pullmino d'estate) in circa 25 minuti. Molti bresciani, ad un mio piccolo sondaggio, sarebbero ben contenti di riavere la loro funivia. Ma perchè nessuno ci pensa più a rifarla? penso anch'io che sarebbe una bella cosa riaprire la funivia della maddalena, sarebbe una opportunita' di usufruire di piu' di questa enorme risorsa che teniamo giusto al lato della citta', poche citta' possono vantare uno spazio verde cosi' bello nelle vicinanze. E diamine una città come Brescia nel ventunesimo secolo offrirà pure un bacino di utenza adeguato per una funivia che porti sulla sua montagna panoramica! In fin dei conti ai gitanti non piacerà stare in mezzo a degli ingorghi per vedere il panorama, ma gradiranno pure la comodità e la suggestione di un mezzo ecologico. Il Monte Maddalena è un monte delle Prealpi Bresciane e Gardesane che si innalza a ridosso della città di Brescia e più precisamente nella sua parte nord-orientale. Proprio per la vicinanza con la città è detta la montagna dei bresciani. Alta 874 m s.l.m., la Maddalena costituisce un vero polmone verde per la città e per i comuni di Nave e Botticino che la circondano. In passato era chiamata Monte Denno (dal (Mons Domini = monte del Signore). La Maddalena fa parte del Parco delle colline bresciane. Le Prealpi Bresciane e Gardesane (dette anche Prealpi Lombarde orientali) sono una sezione delle Alpi. Appartengono alle Alpi Sud-orientali. La vetta più alta è il Monte Baldo che raggiunge 2.218 m s.l.m.. Chiudendo l’idea che il nostro monte Maddalena diventi Area protetta e/o di riposo, con le varie idee che sopra ho menzionato, ironicamente essendo ex cacciatore e quindi esperto, mi propongo ha tenere in equilibrio la sovrappopolazione degli ungulati e volattili: che quando vedo che il loro occhio è socchiuso o che sembra opaco “indice di poca salute e cioè sovraffollamento nell’abitat”, io cortesemente con il mio fucile sovrapposto cal.20 Beretta, da pallini soft, soft 04, li trasformerei in ottimi piatti tradizionali fatti rigorosamente dai nostri alpini, con le consuete benedizioni e cerimonie varie, per poi arrivare al tavolo del sacrificio del gusto. Potrebbe nascere un nuovo profilo professionale “Il moderatore per la tutela-equilibrio della fauna”. Dove lei Ass e tutta la giunta sarà presente come ospite. Sperando che i vostri impegni politici vi obblighi al solo brodino. Con un pizzico di ironia, viva la nostra Montagna “Maddalena”. Grande Polmone utile anche alle altre cittadine limitrofi, comuni di prima corona, comuni contigui o comuni confinanti, nel dividere le spese e nel gustare quel fastidiosissimo sacrificio “spiedo”. Ma noi abbiamo l’obbligo nel tenere alta la tradizione dell’unità culturale anche Enogastronomici Degli Spiedi Bresciani.
Celso Vassalini

da Celso VASSALINI  08/08/2011

Re: Ambientalismo e caccia – 10 FAQ

Carissimo Massimo, conosci benissimo la risposta alla tua domanda. La responsabilità è tutta della politica, vista come divisione faziosa che non scaturisce dal coagularsi di interessi contrapposti, da diverse visioni del mondo o dall'individuazione di soluzioni alternative ai problemi connaturati alla convivenza civile. L'Italia è oggi bloccata dalla cattiva politica, che impedisce il dialogo tra entità, associazioni e istituzioni in qualche modo targate e affiliate o riconducibili a contrapposti schieramenti... Ma passerà. Abbi fede.

da claudio nuti  29/06/2011

Re: Ambientalismo e caccia – 10 FAQ

Molto significativo che abbiano riportato la notizia anche sui vari TG

da massimo zaratin  29/06/2011

Re: Ambientalismo e caccia – 10 FAQ

cosa ne pensate? ciao Nicola
copio/incollo:
ilpanda del Wwf è finito nei guai. E ora i vertici dell’associazione temono il disastro. Tutta colpa di un’inchiesta trasmessa qualche giorno fa da un canale della televisione pubblica tedesca. Per più di un anno Wilfried Huismann, tra i più noti documentaristi di Germania, spesso premiato in festival del settore, ha seguito in giro per il mondo le attività della più grande e nota associazione naturalistica internazionale. Il risultato, Il silenzio dei panda. Quello che il WWf non dice, è un disastro, almeno in termini di comunicazione: anzichè proteggere la natura, sostiene il film, l’associazione appoggia e guadagna grazie a una serie di accordi con aziende chimiche e delle biotecnologie che favoriscono deforestazione e sviluppo delle coltivazioni geneticamente modificate. Un anatema per gli ecologisti più arrabbiati. E un rischio terribile per le casse del gruppo, che riceve ogni anno circa 500 milioni di euro in donazioni e che teme di vedere disseccarsi la sua principale fonte di finanziamento. Tanto più che solo poche ore dopo la messa in onda il filmato è finito su youtube, trasformando la crisi da tedesca a globale.
La lista delle accuse si apre con il racconto della situazione nel Gran Chaco, enorme ecosistema in parte semiarido tra Argentina, Bolivia, e Paraguay. Qui il WWf ha dato il suo via libera ai progetti della multinazionale Monsanto per l’estensione della monocultura della soia, con l’uso di sostanze chimiche come i fosfati e di piante geneticamente modificate. In Indonesia, invece, l’associazione raccoglie donazioni per la protezione degli orang-utang del Borneo. Ma i soldi raccolti non si sa che fine facciano visto che nessun progetto è stato avviato. In compenso la filiale locale, in cambio di sostanziosi finanziamenti, ha dato il suo bollino di iniziativa «ecologicamente sostenibile», riconoscimento utilissimo da spendere presso i consumatori occidentali, all’attività di una società che disbosca la foresta primaria per sostituirla con coltivazioni di olio di palma.
In India a lamentarsi sono gli ecologisti locali. Il Paese è per il Wwf una specie di fiore all’occhiello: dal 1974 ha avviato un progetto per la protezione della tigre. Il problema è che col tempo gli animali si sono trasformati solo in una preziosa fonte di reddito. Nella riserva che dovrebbe tutelarli l’associazione ha creato strutture turistiche e acquistato oltre 150 jeep con le quali i turisti più ricchi (la visita costa 10mila euro) possono scorrazzare in lungo e in largo contribuendo, secondo le accuse, alla distruzione dell’habitat naturale. L’elenco potrebbe continuare e all’immagine ecologista dell’associazione non giova che il suo vicepresidente internazionale, un americano, intervistato nel documentario, si dichiari risolutamente a favore delle coltivazioni geneticamente modificate.
Di fronte alla gragnuola di colpi l’associazione si difende citando alcuni errori fattuali e rivendicando la sua filosofia di fondo, ispirata al dialogo con le forze economiche e le imprese: noi non siamo fondamentalisti come Greenpeace, è il ragionamento. E del resto per l’associazione accuse di «collaborazionismo» con l’establishment industriale non sono nuove. Da sempre il vertice internazionale vede la presenza di manager dell’economia e di esponenti di alcune delle famiglie più aristocratiche d’Europa. Agli occhi dei duri e puri dell’ecologismo militante il peccato originale è addirittura nel nome di alcuni dei soci fondatori, come il principe Bernardo d’Olanda e il principe Filippo d’Edimburgo, che ne è stato a lungo presidente. Il marito della regina Elisabetta è stato tra l’altro un famoso cacciatore. Tanto da giustificare la malignità di qualche rivale: vogliono salvare gli animali, certo. Per ucciderli con una bella battuta di caccia di quelle di una volta.
Fonte: ilgiornale.it

da nicola  29/06/2011

Re: Ambientalismo e caccia – 10 FAQ

copio e incollo

10) Perché alcune associazioni venatorie prediligono il dialogo con certe associazioni ambientaliste dalla forte vocazione animalista e tendono ad escludere quelle che praticano puro ambientalismo ed includono a pieno titolo le attività rurali?

? ……………………… ?
______________________________________________________

Perchè possono trovare la scusa che sono loro,paura di perdere potere,poichè sono quelle(wwf,lac,legambiente,lipu,ecc) a cui le aa.vv ci hanno venduti nel 92 ……………….praticamente va bene così!!! Al rogo le aa.vv attuali,salvando forse qualcuna che non è riconosciuta(forse!!!)!!!

da valentino88  28/06/2011
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