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16/01/2020 

 
Il gatto domestico, soprattutto quello di proprietà, lasciato libero di vagare fuori di casa, ha un impatto significativo sulla fauna selvatica attraverso la predazione, la competizione con le altre specie, la trasmissione di malattie e l'ibridazione. Di recente si moltiplicano gli studi su questo problema, finora sottostimato, e si sta arrivando a posizioni scientifiche che probabilmente si tradurranno in azioni e obblighi in Europa, come del resto già avviene in altri continenti. Si pensi al caso dell'Australia, che da anni ormai attua campagne di abbattimento di gatti vaganti. Un recente studio dell'Università di Tilburg, Paesi Bassi, evidenzia come alla luce di questi impatti, in applicazione delle direttive Uccelli e Habitat, siano necessari interventi, soprattutto nei siti Natura 2000, per gestire gli effetti dei gatti domestici, tra cui l'introduzione del divieto per tutti i proprietari di felini di lasciare libero il proprio gatto di vagare all'aperto.

Qualcosa si dovrà fare. In base al regolamento sulla prevenzione e la gestione delle specie invasive e ai trattati internazionali (Convenzione di Berna; Accordo Aewa, Convenzione sulla diversità biologica), gli Stati Membri sono sottoposti a obblighi a tutela delle specie selvatiche ed il gatto (felis catus) è a tutti gli effetti classificato come specie aliena invasiva.

L'impatto sulla fauna selvatica


Non una delle tante, ma una delle peggiori al mondo (la terza in classifica per l'esattezza) per consistenza numerica e impatto sulla fauna. Già ritenuti responsabili dell'estinzione di almeno  2 specie di rettili, 21 specie di mammiferi e 40 specie di uccelli, vale a dire il 26% di tutte le estinzioni contemporanee conosciute in questi gruppi di specie, attualmente rappresentano una minaccia per 367 specie a rischio di estinzione.

In Canada la predazione dei gatti domestici è "probabilmente la più grande fonte di mortalità degli uccelli legata all'uomo", con una stima (qui la fonte) di 100–350 milioni di uccelli uccisi ogni anno. In Australia si stima che ogni anno i gatti domestici uccidano in media 377 milioni di uccelli e 649 milioni di rettili. Negli Stati Uniti  ogni anno un numero enorme di gatti domestici pone fine alla vita di 95–299 milioni di anfibi, 258–822 milioni di rettili, 1,3–4,0 miliardi di uccelli e 6,3–22,3 miliardi di mammiferi, qui la fonte. Il che rende i gatti la principale causa di mortalità antropica diretta per uccelli e piccoli mammiferi negli Stati Uniti, più grande di tutte le altre fonti - ad esempio veleni, pesticidi, collisioni con mulini a vento, linee elettriche, edifici e veicoli - sommati.

Nel Regno Unito, durante un periodo di indagine di cinque mesi, è stato stimato (qui lo studio) che i gatti domestici abbiano portato a casa 57 milioni di mammiferi, 27 milioni di uccelli e 5 milioni di rettili e anfibi, il che implica che ne hanno uccisi molti di più. Un altro studio sugli uccelli, riportava tale predazione come una delle principali cause di mortalità, alla pari delle collisioni, e anche che la mortalità causata dai gatti era aumentata 50% dal 2000 al 2015. In Olanda un rapporto tecnico ha prodotto una stima nazionale di 141 milioni di animali uccisi dai gatti domestici su base annuale, con gatti di proprietà responsabili di quasi i due terzi. In Finlandia, dove vivono meno persone e gatti, uno studio ha stimato che ogni mese oltre 1 milione di animali da preda vengono catturati da gatti domestici in libertà, di cui almeno 144.000 sono uccelli. Ancora un altro studio si è concentrato sui gatti di allevamento in Polonia e ha stimato che questi uccidono 136 milioni di uccelli e 583 milioni di mammiferi nelle fattorie polacche all'anno.

Nuovo studio in Italia


Il fenomeno comincia ad essere studiato anche nel nostro Paese, finalmente. E' da poco uscito uno studio scientifico condotto tra Università di Siena e di Firenze che ha seguito le predazioni di 145 gatti appartenenti a 125 proprietari per un anno. E' emerso che i gatti domestici possono uccidere almeno 207 specie (2042 eventi di predazione) in Italia; tra questi, 34 sono elencati come "Minacciati" o "Quasi minacciati" dalla IUCN e dalle liste rosse italiane. Gli uccelli più frequentemente abbattuti sono merli, passeri, tortora dal collare e capinere.

Le possibili soluzioni


Lo studio
dell'Università di Tilburg, che ha messo in relazione tutti questi dati analizzando il fenomeno in Europa delinea anche possibili soluzioni. Anzitutto la più drastica per i gatti randagi in aree particolamente delicate da un punto di vista biologico: il contenimento numerico attraverso la soppressione dopo le catture o lo sparo. Con questi metodi, viene sottolineato, sono già stati sradicati con successo da molte isole, spesso con risultati notevoli per la fauna autoctona. Le misure non cruente sono la sterilizzazione, l'equipaggiamento di dispositivi anti-predazione, come campanellini sul collare, la limitazione del numero di gatti per proprietario e zone di divieto di detenzione. Tutte soluzioni da valutare e da mettere in pratica al più presto da parte delle amministrazioni, che avranno il loro bel da fare a convincere gli animalisti, spesso e volentieri proprietari di decine di gatti.
 
Cinzia Funcis


 

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18 commenti finora...

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

il gatto .....mammone,

da setter'63  21/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

AVEVO UN GATTO GRASSO E PIGRO, CHE ANDAVA AVANTI A SCATOLETTE. TUTTAVIA NON RINUNCIAVA A PORTARE E ABBANDONARE SULLO ZERBINO DI CASA (SENZA MANGIARLI) PASSEROTTI, LUCERTOLE, SERPENTELLI, UCCELLETTI VARI. PROBABILMENTE ERA UN OMAGGIO ALLA PADRONA DI CASA CHE GLI DAVA DA MANGIARE. IL PROBLEMA E' CHE ADESSO CI SONO TRE VOLTE I GATTI CHE C'ERANO UN TEMPO E PERDIPIÙ GUAI A TOCCARLI. SONO DIVENTATI COME LE VACCHE SACRE IN INDIA.

da PLINIO  21/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Il gatto vagante oltre i trecento metri da abitazioni era ritenuto nocivo e quindi abbattibile dal R.D. 5 giugno 1939 n. 1.016 Norme per la protezione della selvaggina e per l'esercizio della caccia, art. 4 ed art. 25.
Una legge organica, completa e di buon senso!
Norma non variata e quindi confermata dalla legge 2 agosto 1967 n. 799.
Norma restata in vigore fino alla legge 27 dicembre 1977 n.
968.

da giam  21/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Vedi Matteo, il gatto è un predatore eccezionale ed anche il più impigrito dei gatti non rinuncia, giustamente segue il suo istinto, a catturare qualche preda anche se non ha fame, infatti raramente se ne ciba. A farne le spese sono i piccoli uccelli ed i nidiacei in genere. Se tu avessi un minimo di conoscenza della vita in campagna e/o non avessi gli occhi foderati di prosciutto nonché il cervello saturo di cretinate, queste cose le sapresti ed eviteresti di scrivere puttanate. Auguri

da MarioP  21/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Noi??? Guardi che sistemare gatti di fatto dannosi sarebbe compito dello Stato e suoi enti locali.........poi continuiamo a vedere quello che ci fa comodo ,invece di essere obbiettivi,,,,,,,,😩😩

da Lisandru  20/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Matteo anche se lo scopo del suo misero commento era di tirare qualche frecciatina infelice contro i cacciatori ha inconsapevolmente confermato in pieno quello che afferma l’articolo: l’animalismo è sinonimo di ignoranza e cecità nei confronti delle vere problematiche.

da Fabe  20/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

sarei curioso di sapere qual'è la norma per cui fino a qualche anno fa i gatti erano considerati nocivi. Certo che voi in mancanza d'altro tirereste di fucile su qualsiasi cosa.Sicuramente di animali ne ha estinti di più il cacciatore e l'inquinamento che il gatto che oltre tutto imprigrito dalle scatolette e dal cibo pronto ha perso gran parte del suo istinto predatorio. Comunque è fantastico leggere quanta disinformazione cercate di fare , ma mi consola che tutti questi articoli spazzatura restino prevalentemente per compiacere e nell'ambito di una cerchia di una specie che si sta estinguendo lentamente e per sempre, quella del cacciatore impavidus predatoris
.

da matteo  20/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Fino a qualche anno fa, i gatti, se erano oltre i duecento metri dalle abitazioni erano considerati nocivi e si potevano abbattere.... purtroppo qualcosa è cambiato e adesso si corre ai ripari... mah!!!

da Alessandro  19/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Non grazie ai gatti ma bensì alla specie umana che ha portato i gatti la dove non vi erano mai stati e lasciandoli inselvatichire e riprodurre liberamente in ambienti ove vivevano specie incapaci di difendersi dalla capacità predatoria dei gatti.
Anche da noi, dove i gatti sono sempre stati prezenti da secoli e dove hanno sempre svolto egregiamente il loro compito allorquando animalisti e mezzi di informazione hanno indotto i politici a vietare con norme innaturali il controllo e l'eliminazione degli inselvatichiti la situazione in certi territori può essere diventata problematica.
Ma sempre per responsabilità della specie umana che effettua scelte illogiche.
Il gatto è una specie animale domestica, pur con le sue specificità di libertà, e così dovrebbe rimanere così come per secoli è stato.

da giam  19/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Equilibrio tra predatori e predati? Spiegalo alle specie che si sono estinte grazie ai gatti.....

da Giovanni  18/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Assolutamente non condivido l'affermazione che la sterilizzazione chirurgica possa ricomprendersi tra le "misure non cruente".
Anzi, personalmente ritengo sia l'intervento più crudele che la specie umana possa imporre ad una specie animale.
La castrazione comporta uno snaturamento dell'essenza stessa dell'essere vivente e che lo rende praticamente un vegetante senza scopi e motivi di vita!
Meglio, molto meno crudele, quando sono in soprannumero rispetto al territorio, la soppressione, cosa che tra l'altro avverrebbe naturalmente senza l'intervento della specie umana allorquando l'equilibrio tra predatori e predati si rompesse passando naturalmente a debilitazione fisica con decessi e sospensione delle riproduzioni e o decessi dei piccoli.
Quindi GESTIONE è la parola chiave, anche dei predatori!

da giam  18/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Pienamente d'accordo con la relatrice dell'articolo. Purtroppo la cosa in italia è irrealizzabile, se si praticasse il raddoppio del prezzo della benzina e dei pedaggi autostradali non succederebbe niente, la proposta di abbattere un gatto, dico uno, scatenerebbe la rivoluzione dell'italia e dell'europa.

da Mauro  18/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Personalmente ritengo che ogni valutazione debba sempre essere scaturire sia da conoscenza che da equilibrio ed essere scevra da personali convenienze e fanatismi ideologici.
I gatti sono gatti proprio per le loro caratteristiche innate e non si può pretendere di snaturarli.
Inoltre, al pari di altre specie animali opportuniste e predatorie, hanno i loro pro e contro, pertanto queste specie non vanno nè eradicate e nè snaturate, ma semplicemente controllate e regolate le loro presenze sul territorio.
Non per niente, come già è stato ricordato, il vecchio Testo Unico sulla caccia ne prevedeva l'abbattimento se oltre i trecento metri da abitazioni.
E comunque la loro funzione positiva per il controllo dei roditori è eccezionale.
Importante che non vi siano randagi o seminselvatichiti e che i gatti domestici vengano giornalmente e con equilibrio alimentati, così da non obbligarli a ricercarsi il necessario per sopravvivere.

da giam  17/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Qualunque cosa purché si agisca. Potrei inviare molte foto postate da signore che curano gatti randagi i quali, non rinunciando all'istinto predatorio, uccidono ogni pochi giorni nidiacei di fagiani, quaglie, leprotti e uccellame vario. A me, in preapertura, un gatto randagio, fu ben più lesto ad accaparrarsi la tortora ferita da un mio colpo di fucile. Il gatto randagio ha ancora più armi di predazione rispetto alla volpe poiché più agilmente di questa si arrampica sugli alberi per tendere agguato e raggiungere nidi di qualsiasi specie.

da Flavio romano  17/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Nella vicina confederazione Elvetica(Canton Ticino) il gatto domestico che vaga oltre i 300 metri dalle abitazioni viene abbattuto,come i cani vaganti che i guardicaccia cantonali NON riescono a catturare vengono abbattuti:
per il gatto questo era previsto anche in italia sino agli anni 60 con il vecchio T.U del 1939

da Fucino Cane  17/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

In italia ci sono quasi otto milioni gatti. Se prendiamo lo studio Italiano condotto dalle Università di Siena e Firenze e si estrapola che ci sono stati in un anno 2042 eventi di predazione che moltiplicato per il numero dei gatti italiano escono fuori numeri con tanti zeri 112 milioni e 600 mila circa. Se poi guardiamo gli studi scientifici degli altri paesi si può con buona probabilità che il 15 per cento delle predazioni riguardo gli uccelli, arriviamo a 16 milioni e 800 mila uccelli mangiati. Non ce l'ho con i gatti, fatto il loro mestiere, ma se vogliamo un po con chi si chiude gli occhi per non vedere, si.

da Gilbe  16/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Sie, figuriamoci se in Italia qualcuno potrà mai avere il coraggio di andare a toccare i gatti.. con tutte le gattare e i gattari di professione e con tutto il cibo per gatti che si vende... invece sarebbe bene inserire il microchip e poi giù verbali ai proprietari... ma questo gli ambientalisti e gli animalisti non lo vogliono perché essendo il loro animali preferiti (quelli da salotto) dopo gli toccherebbe spendere... è più facile incolpare i cacciatori come una delle cause maggiori dell'estinzione degli animali.

da FeFe  16/01/2020

Re: Il gatto? Una calamità per la fauna selvatica

Annoveriamo fra i bracconieri anche i proprietari dei gatti vaganti o incustoditi. Chissà cosa ne pensano le varie sigle enpa, lav. wwf,...

da MarioP  16/01/2020
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