Una ricerca in corso dal 2000 e presentata in questi giorni in Canada, sta portando alla luce diverse sfaccettature rispetto allo stato della fauna marina alle responsabilità dell'uomo nei cambiamenti degli ecosistemi.
L'immane progetto, altro non è che una meticolosa ricostruzione di tutto quel che è successo nei mari da quando l'uomo esiste sulla terra, grazie anche a documenti quali giornali di bordo di navi antiche, testi letterari, documenti legali, menù dell'epoca che mirano a censire le specie e le loro variazioni numeriche nei secoli.
Grazie all'analisi di 150 giornali di bordo che testimoniano avvistamenti di balene nei primi dell'800 si può stabilire per esempio con un'affidabilità del 95 per cento che al largo della Nuova Zelanda le balene australi erano 30 volte più numerose rispetto ad oggi, decimate negli anni dalle baleniere e dall'alterazione delle catene alimentari per l'eccessiva pesca ai molluschi e ai piccoli pesci.
Per quanto riguarda l'Europa vi sono documenti che testimoniano come già nel 500 il Mediterraneo era abbastanza povero di risorse quando l'ingresso della tecnologia permise l'uso delle prime reti a strascico “Fino ad allora – spiega Maria Lucia De Nicolò, storica dell'Università di Bologna - era stato impossibile accedere alla navigazione in alto mare per problemi tecnologici, politici, economici, ma anche culturali".
(Ansa)