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"Su caccia ridotto lo spazio della politica". Intervista all'Ass. lombardo Gianni Fava


giovedì 9 gennaio 2014
    
Gianni Fava Assessore regionale Agricoltura Caccia LombardiaProseguiamo con la  pubblicazione delle interviste in esclusiva che Bighunter ha proposto agli assessori regionali alla caccia. Queste le dichiarazioni di Gianni Fava, Assessore Regionale alla caccia della Lombardia.

Come ben saprà i cacciatori italiani sono sempre più esasperati da una situazione non più sostenibile per la facilità con cui i calendari venatori, anche se sempre più restrittivi, vengono invalidati dai ricorsi al Tar, almeno fino alla trattazione di merito. Alla luce di ciò che è accaduto durante la stagione venatoria 2013 - 2014, con le continue sospensioni della caccia che hanno coinvolto diverse regioni (per esempio Liguria, Sardegna, Lazio, Campania), come pensa di affrontare la prossima stagione venatoria per dare certezze ai cacciatori della sua regione?

In materia di caccia, stante l’attuale contesto normativo, la cornice entro cui un amministratore può compiere delle scelte è ormai esclusivamente tecnica. Ogni scelta dev’essere infatti adeguatamente supportata da pareri scientifici e legali, pena sospensioni e/o annullamenti, che hanno poi ripercussioni dirette sulla stagione venatoria.

A causa del modo in cui è stata gestita la caccia negli anni (politica e mondo venatorio hanno sempre guardato a risultati di breve termine piuttosto che a una gestione venatoria proiettata sul medio-lungo termine), oggi alla discrezionalità della politica è purtroppo lasciato ben poco spazio. Il risultato è che non sempre, nei confronti dei cacciatori, da parte degli organi scientifici di riferimento o dei tribunali, c’è quella sensibilità che invece è (o dovrebbe essere) propria della politica.

Come Regione Lombardia ci impegneremo quindi a compiere scelte che siano adeguatamente supportate dal punto di vista scientifico, ricostruendo un rapporto di reciproca fiducia e di collaborazione con le istituzioni coinvolte nei processi decisionali e con il mondo venatorio tutto.

Un passaggio che qualificherà il nostro operato in termini positivi, dando sostenibilità giuridica e scientifica anche ai nostri atti in materia di caccia, sarà sicuramente l’approvazione del Piano faunistico venatorio regionale, relativamente al quale ho dato incarico alla struttura di predisporre studi specifici. In passato questo percorso è già stato avviato e, sulla base di quanto è già stato fatto di buono da chi mi ha preceduto, sono certo che raggiungeremo un obiettivo concreto ed equilibrato.

Una recente sentenza riferita al Calendario venatorio toscano ha confermato che l’Ispra fornisce sistematicamente dati non aggiornati e che su questi basa i suoi pareri tecnici sulle scelte regionali in fatto di caccia. In quell’occasione, come in molte altre simili, il Tar ha anche acclarato che si possono ottenere dati molto più rispondenti alla realtà rivolgendosi ad altri istituti scientifici, come per esempio Università o osservatori regionali. Pensa che in futuro sarà questa la strada?

In Regione Lombardia, come in altre regioni italiane, sono molteplici i soggetti in possesso di dati e conoscenze che sarebbero utili a gestire la caccia in modo più rispondente alle effettive necessità di conservazione della fauna. Penso alle Università e agli Osservatori regionali, ma anche alle Province, fino agli impianti di cattura. Dobbiamo fare lo sforzo di integrare fra loro tutti questi dati affinché possano diventare conoscenze accessibili a cittadini ed amministratori pubblici, andando così a colmare alcuni deficit di conoscenza che in taluni casi ci sono. Lo si può fare come Regione Lombardia ed ancor meglio sarebbe farlo a livello macroregionale, prendendo come riferimento aree che potremmo definire omogenee anche in ambito di gestione faunistica e venatoria. Purtroppo la legge comunitaria approvata in questa legislatura va in un senso completamente opposto.

Pensa che un coordinamento tra Regioni per calendari e gestione venatoria potrebbe essere la soluzione?

Un coordinamento tra le Regioni è sicuramente auspicabile, ma è lontano dall’essere risolutivo. Sul tema della caccia, come su altri temi, sono costantemente in contatto con altri assessori regionali (primi fra tutti Stival e Sacchetto), ma lo Stato centrale non vede di buon occhio questo tipo di rivendicazioni da parte dei territori. Un esempio su tutti: il tentativo di istituire un osservatorio regionale che potesse sostituirsi ad Ispra per l’espressione di taluni pareri, l’abbiamo dovuto mettere nel cassetto a seguito della nuova formulazione dell’articolo 19bis della 157/92 contenuta nella legge comunitaria del 6 agosto 2013, n. 97. Soltanto l’emendamento della Lega Nord ha cercato di cambiare questa nuova formulazione, ma i resoconti della Camera testimoniamo che la Lega ha portato avanti questa battaglia in solitaria.

 La 157/92, che compirà ben 22 anni nel 2014, viene considerata abbastanza diffusamente come una legge che ha bisogno di un forte ripensamento e di un generale aggiornamento che tenga conto di una caccia moderna sostenibile e amica dell’ambiente, come per altro viene concepita dalle direttive comunitarie. Recentemente il Commissario Ue per l’Ambiente, Janez Potocnik, ha evidenziato che i calendari venatori italiani sono in linea ai principi di conservazione delle specie, in particolare riferendosi alle date di chiusura della caccia alla fauna migratoria. È poi di questi giorni l'archiviazione delle procedure comunitarie aperte sul fronte della caccia in deroga contro l’Italia. Crede che la legge 157/92 debba essere aggiornata per dare maggiori garanzie ai cacciatori? Come?

L'attuale formulazione della Legge 157/92 mortifica gli enti locali e i cacciatori. Da questo punto di vista andrebbe completamente ripensata, ma mi auguro che non lo si faccia in questa legislatura e con questi precari equilibri politici, perché abbiamo già visto cosa è stato in grado di fare questo Parlamento con la riformulazione del 19bis.

Non si può negare che da quel lontano 1992 molte cose sono cambiate, a partire da una imprevista e allarmante presenza di ungulati (ma non solo) che danneggia l’agricoltura e che mette in pericolo gli automobilisti, a cui occorre rispondere con interventi mirati e più tempestivi di quanto preveda attualmente la normativa quadro sulla caccia. Quale può essere, secondo lei, il ruolo dei cacciatori moderni in risposta a questi problemi?

Ciascuna azione posta in essere a tutela dell’ambiente e della biodiversità, soprattutto in un momento in cui scarseggiano le risorse, non può prescindere dal coinvolgimento attivo dei principali stakeholders. In quest’ottica il coinvolgimento dei cacciatori è fondamentale e le linee guida che come Regione Lombardia andremo ad approvare nei prossimi mesi rappresenteranno sicuramente un elemento qualificante del nostro operato.

 

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