Anche nel 2024 e 2025 la Toscana raccoglierà e distribuirà in beneficienza le carni di selvaggina degli ungulati abbattuti nell’ambito dei piani di controllo per il contenimento, attraverso il Banco Alimentare della Toscana, con ispezioni rigorose prima che le stesse arrivino a tavola.
La finalità è doppia, sociale e sanitaria. La misura, già finanziata l’anno scorso, è stata rifinanziata con una delibera presentata dall’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, che assegna alle aziende sanitarie le risorse, complessivamente 40mila euro, necessarie al rimborso dei costi sostenuti dai centri coinvolti nella lavorazione delle carni degli animali.
La carne prima di essere distribuita sarà ispezionata nei centri di lavorazione selvaggina dai veterinari delle Asl, chiamati a condurre un’azione diretta di prevenzione e rilevamento precoce di eventuali malattie che possono colpire la fauna selvatica.
“Diamo continuità ad un’iniziativa di grande valore che da anni ci consente di perseguire finalità sociali e sanitarie insieme - commenta l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini –. Le carni, infatti, prima di essere distribuite vengono ispezionate dai veterinari del servizio sanitario oubblico. Un vero e proprio monitoraggio della salute della selvaggina e una garanzia per la sicurezza alimentare. Rispondiamo così a obiettivi sociali e a finalità di carattere igienico sanitario grazie ad un grande lavoro di squadra tra i professionisti delle Asl, gli ambiti territoriali di caccia e il Banco Alimentare. Insieme, ognuno per le proprie competenze, contribuiamo a incrementare la sicurezza sanitaria nella nostra regione aiutando allo stesso tempo persone e famiglie in condizioni di fragilità. Doveroso dunque ringraziarli a nome della Regione Toscana”.
“E’ tanta la carne proveniente da ungulati selvatici abbattuti nell’ambito di piani di controllo della Regione – ricorda la vice presidente ed assessora alla caccia, Stefania Saccardi -, così abbiamo ritenuto necessario incentivare la beneficenza alimentare e coordinare gli ambiti territoriali di caccia, ovvero le strutture territoriali che programmano l’attività venatoria a livello territoriale: un modo per rispondere ai bisogni delle fasce di popolazione più vulnerabili e in condizione di svantaggio o marginalità”.