In correlazione alla drastica riduzione dei voli durante lo scorso anno dovuta al lockdown, il tasso degli impatti degli aerei con la fauna selvatica (non solo uccelli in volo, ma anche lepri e altri mammiferi durante le manovre di atterraggio e decollo), è aumentato.
Dato il crollo globale dei voli, le segnalazioni di impatti sopra quota 300 piedi (circa 91 metri) sono calate del -71.86% (334 nel 2019 contro le 94 nel 2020), così come quelle relative agli impatti sotto i 300 ft: -56.50% (1761 nel 2019 rispetto le 766 del 2020).
Tuttavia, secondo il rapporto Enac, il rateo del numero di incidenti/10.000 movimenti per il 2020 è pari a 15.35, mentre nel 2019 era di 14.40; dunque si registra un leggero aumento relativo degli impatti pari a +6.6%. Nel dettaglio sono aumentati del 13% gli eventi sotto i 300 ft, mentre quelli registrati a quote superiori sono calati del 27%.
Dai dati complessivi sulle specie ornitiche coinvolte negli impatti negli aeroporti italiani emerge che anche nel 2020, nonostante il calo considerevole degli impatti, le specie maggiormente coinvolte sono state il gheppio, i gabbiani, il rondone/rondine e il piccione. La percentuale di specie non identificate è, come nel 2019, il 41%, ed è dovuta principalmente agli impatti segnalati dai piloti, che difficilmente possono riconoscere la specie impattata senza il rinvenimento della carcassa. Per quanto riguarda i mammiferi, il numero degli impatti con la lepre è passato da 48 nel 2019 a 37 nel 2020, ma proporzionalmente è aumentato del 53%. Gli impatti con la volpe sono invece proporzionalmente calati del 19%, passando da 17 nel 2019 a 7 nel 2020. Pipistrelli, riccio, coniglio selvatico, nutria e tasso sono gli unici altri mammiferi coinvolti nei wildlife strike del 2020.