Si chiama Lierre Keith, è stata vegana per 20 anni. Ambientalista convinta, ha lottato per anni contro gli allevamenti intensivi e contro ogni uccisione animale. Ma ora in un libro uscito da poco (Il mito vegetariano, Sonzogno editore) smonta tutti i dogmi animalisti.
“Non volevo che il mangiare significasse uccidere animali – racconta -. Insomma, sono stata anch’io vittima del mito vegetariano e dei suoi molti malintesi. Intendiamoci, coltivo ancora gli stessi ideali, mi batto per la salvezza del nostro pianeta. Ora però, forse anche a causa dei danni che la mia alimentazione estrema mi provocava, ho aperto gli occhi. E ho capito come funziona il ciclo vitale, e quanto sia giusto, ma anche crudele. Ho capito che l’agricoltura, lungi dall’essere la soluzione, è l’attività più distruttiva che gli esseri umani abbiano imposto al pianeta e comporta la distruzione di interi ecosistemi. La verità è che la vita non è possibile senza la morte, e che – indipendentemente da ciò che mangiate – qualcuno deve morire per alimentarvi”.
L'unico modo per ridurre il proprio impatto negativo sul mondo secondo Keith è condurre una dieta il più possibile bilanciata, senza eliminare alcun alimento, controllare dove e come vengono prodotti e svincolarsi dai miti e dagli estremismi tipici del mondo animalista. Non è possibile evitare la morte altrui per il proprio sostentamento. “Noi tutti siamo predatori, e successivamente prede”.
La scrittrice in particolare smonta sei miti vegetariani e vegani: non è vero che il vegetarianesimo contribuisce a salvare il pianeta: la prima causa di distruzione dell’ecosistema è l’agricoltura nel suo complesso; falso che le mucche siano responsabili dei gas serra come il metano: per 50 millioni di anni ci sono stati sulla terra molti più animali dei “soli” 40 millioni di vacche allevate oggigiorno. Inesatto che se tutti fossero vegetariani ci sarebbe cibo per tutti: la realtà è che i contadini non coltivano il grano per gli animali: quella parte è solo un surplus che va agli animali perché il prezzo sul mercato è molto basso. Un prezzo deciso dalle sei multinazionali che hanno il monopolio.
Non è vero che ci siamo evoluti per una dieta a base di piante: la maggior parte delle prove converge verso la certezza che l’uomo sia diventato quel che è grazie a una dieta onnivora a base di carne che ha favorito lo sviluppo di un cervello grande il doppio di quello che avrebbe un primate della nostra taglia. Smonta anche l'idea diffusa che una dieta vegetariana sia più sana: la percentuale di morti tra gli uomini vegetariani è sostanzialmente più alta di quella tra gli onnivori (0.93% vs 0.89%) e nel caso delle donne è ancora più evidente (0.86% vs 0.54%). Infine, il fulcro del libro: impossibile una vita senza causare morte: siamo tutti predatori finché non diventiamo prede, è solo una questione di turni.