Mentre in Finlandia dallo scorso sabato i cacciatori possono abbattere circa un quinto dei 250 lupi grigi presenti nel Paese al fine di arrestare le uccisioni incontrollate - così sperano le autorità - in Italia, durante il convegno internazionale “WolfAlps”, ospitato a Cuneo, si è fatto il punto sulla presenza del lupo sul territorio piemontese, ma anche su tutto il resto della catena alpina, dalla Francia alla Slovenia.
Durante l'incontro è emerso che la cosiddetta “Operazione San Francesco”, voluta oltre 40 anni fa dal Wwf per riportare l'animale sui monti della Penisola, ha funzionato molto bene. Secondo uno studio realizzato dalla Provincia di Arezzo, la popolazione di lupo stimata per l’Italia è compresa tra 1.600 e 1.900 esemplari. In particolare, sulle Alpi tra Piemonte e Liguria, tra il 2010 e il 2012 sono stati stimati 21 branchi di lupi. Pertanto anche a seguito delle segnalazioni da parte di alcuni allevatori tra Valsesia e Ossola, in Piemonte, di predazioni di alcuni capi di bestiame, l'Unione zoologica italiana, per conto del Ministero dell'Ambiente, starebbe cominciando a valutare la possibilità di avviare interventi straordinari di “contenimento”.
Anche la Federcaccia Piemonte con una lettera aperta all'assessore all'Ambiente della Regione, Alberto Valmaggia, avrebbe evidenziato come la presenza del lupo stia provocando un vero e proprio allarme sociale da parte del mondo agricolo e rurale. Pertanto, seppur il ritorno del lupo sulle nostre montagne sia da considerare un segnale evidente e positivo di ricchezza della nostra biodiversità, al contempo l'associazione chiede che si cominci davvero a parlare di gestione, di controllo numerico e, nello specifico, come la Regione Piemonte intenda affrontare il problema.
Consulta in allegato la lettera di FidC all'assessore Valmaggia