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“Il verso giusto”... nell'Ingegneria degli animali


giovedì 20 agosto 2015
    

L'analisi di Mark Denny e Alan McFadzean nel libro L'Ingegneria degli animali (riportata da Piergiorgio Odifreddi su La Repubblica) cerca di scardinare l'idea, ben radicata nella letteratura, nella religione e nella filosofia, dell'uomo come essere supremo, unico degno del titolo di perfezione biologica. Le altre specie animali però riescono a smentire questa convinzione, non solo per ciò che riguarda la vista (Ingegneria degli animali: un diverso punto di.... vista), ma anche per altri sensi, a cui altri animali si affidano maggiormente.

“Ad esempio, i capitoli 'Il verso giusto' e 'Il sonar animale' del libro descrivono rispettivamente gli usi passivi e attivi dell'udito per rilevare le onde sonore nell'aria, nell'acqua e nella terra. Le nostre orecchie si trovano ai lati della testa, come gli occhi degli erbivori e di molti uccelli, e hanno lobi fissi e piatti, perché ci affidiamo all'udito solo per informazioni generiche a tutto raggio. Le orecchie dei predatori o dei predati, come i gatti o le lepri, stanno invece di fronte, come i nostri occhi e sono mobili e direzionali, per permettere una locazione del suono più raffinata e precisa.

Molti animali non si limitano a ricevere passivamente i suoni dall'ambiente esterno, ma ne emettono attivamente di propri per analizzarne gli echi e ricavarne precise informazioni di posizione sugli ostacoli o le prede circostanti”.

Per non parlare poi di quegli “animali che usano il naso per costruirsi mappe olfattive del tipo descritto da Denny e McFadzean nel capitolo “Un universo chimico”. I batteri ad esempio sono in grado di avvertire i gradienti di concentrazione delle sostanze nutritive e seguirne le tracce. Poiché per odorare le molecole bisogna scioglierle, l'olfatto richiede umidità: per questo il naso dei vertebrati che respirano nell'aria produce muco e cola. I pesci nell'acqua spesso sentono gli odori direttamente attraverso la pelle: i salmoni memorizzano l'odore del fiume da cui provengono e lo ritrovano a distanza di anni.
 
Tutte dimostrazioni del fatto che “L'ingegneria degli animali non ha nulla da invidiare alla nostra”. 

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1 commenti finora...

Re:“Il verso giusto”... nell'Ingegneria degli animali

è vero l'uomo non è perfetto, e mentre gli altri animali si sono affidati ai sensi che la natura gli ha dato, l'uomo ha bilanciato quei sensi, od è riuscito a vivere in luoghi dove il freddo avrebbe ucciso chiunque con l'intelligenza, un cervello svilupato ci ha fatto mettere sulla catena alimentare primeggiando sopra ogni essere, il vero nostro problema non sono i sensi ma la sensibilità che molte volte ignioriamo addirittura verso i nostri pari, e ci manca quella delicatezza nel trattare l'ambiente che ci permette di vivere sulla terra, il nostro vero problema siamo noi stessi avidi di un potere che scivolerà presto via dalle mani dell'umanità, siamo fatti di troppa intelligenza, talmente tanta che ci distruggerà, naturalmente quando parlo di intelligenza ogni verde è escluso, essi sono primati con disturbi celebrali.

da dardo 20/08/2015 17.06