Gli allevatori del cuneese, esasperati dai continui attacchi ai loro animali, pretendono azioni concrete per fermare l'invasiva presenza dei lupi a danno delle loro attività. Secondo Coldiretti sono centinaia gli animali uccisi (da lupi ma anche dai cani randagi che frequentano i boschi), solo nelle ultime settimane pare siano stati sbranati ben 17 vitelli. L'associazione chiede fondi e nuove strategie per la prevenzione degli attacchi.
“Da 12 anni seguo in Piemonte casi di aggressioni del lupo che ritorna sulle nostre montagne – dichiara Bruno Rivarossa, presidente provinciale e regionale di Coldiretti -: sono aumentati. Dal 2007, tra i 700 e gli 800 attacchi sono tanti. Volevamo portare sul posto chi è responsabile di certi meccanismi e permettere ai malgari di esprimere i propri disagi. Vivono di grandi difficoltà. Non sempre lavorano in zone facili da gestire, spesso sono nuclei famigliari soli. Pagano cifre consistenti per farsi assegnare l'alpeggio e lavorano con passione, non certo a fronte di forti guadagni. Se non li si vuole più in montagna, è più corretto dirglielo. Ma sarebbe un depauperamento grave”.
Coldiretti propone l'istituzione di un gruppo di vigilanza volontaria in collaborazione con gli ambientalisti, che qualcuno ha già chiamato ronde, termine rivalutato in questi tempi.
Una soluzione su cui Wwf in primis non è d'accordo: “quello delle ronde è un approccio qualunquistico. Allora per prima cosa guardiamo quali sono i dati veri, quanti sono i danni, se quelle cifre corrispondono alla realtà” dichiara Massimiliano Rocco, responsabile del Programma specie del Wwf.
Il problema dovrebbe invece essere risolto, secondo Wwf, tramite “una convivenza tra fauna selvatica e allevamenti”, che passerebbe sia da una maggiore assistenza agli allevatori insieme ad una migliore organizzazione degli stessi a cominciare dai cani che difendono le greggi: “Una volta insieme ai pastori c’erano i cani abituati ai lupi, come i maremmani, - sottolinea Rocco - adesso i pastori hanno cagnolini piccoli che non sanno come comportarsi. Si è persa la cultura dell’allevamento in zone dove ci sono i lupi, perché erano stati sterminati, noi siamo pronti a un tavolo con gli allevatori per trovare una soluzione”.
(La Stampa)