L'Europa ha deciso di multarci per il ritardo con cui lo Stato italiano sta adeguandosi alle leggi europee in tema di acque reflue. Dobbiamo dunque versare 25 milioni di euro subito, più altri 30 ogni sei mesi di ritardo a causa della mancata messa a norma di un consistente numero di centri urbani, sul sistema di trattamento delle acque.
Ovvero le fogne, inadeguate sul fronte della protezione ambientale. A distanza dalla prima sentenza, arrivata nel 2014, i centri urbani ancora da sistemare sono 74 (erano 109). Ancora troppi per la Corte di Giustizia Ue, che ha così deciso di comminare all'Italia una maxi multa per la lentezza con cui ci si sta adeguando alle disposizioni Ue.
In campo ambientale sono diverse le questioni da risolvere, nel generale silenzio delle nostre associazioni ambientaliste. C'è l'imbarazzo della scelta: si va, solo per citare le ultime questioni, dal mancato abbattimento degli ulivi infettati dalla Xylella, alle violazioni sui livelli di inquinanti nell'aria, all'inadeguato stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Il tutto si somma alle questioni aperte, per cui si pagano già multe: gestione dei rifiuti in primis (285 i milioni già pagati per le discariche abusive). Altro tasto dolente è l'inquinamento causato dall'Ilva, per cui l'Ue minaccia nuove sanzioni.