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News Natura

L'agricoltura italiana che sopravvive tra cemento e terreni contaminati


lunedì 21 ottobre 2013
    
“Dal dopoguerra si è assistito ad un vorticoso aumento del consumo di suolo a danno soprattutto di terreni agricoli e aree boscate. È il risultato di uno sfruttamento “criminale” del territorio: si è scelto nel tempo un modello di sviluppo a breve termine, focalizzato su un’economia che ha prodotto inquinamento e ha compromesso, in maniera talvolta irreversibile, l’equilibrio naturale e la capacità di rigenerazione del ciclo ambientale. A causare la contrazione dei suoli agricoli sono stati l’abbandono dei terreni, uno sviluppo industriale “criminale” (vedi i casi di Taranto, Bagnoli, Scarlino o Porto Torres) e la cementificazione, un fenomeno che dagli anni Cinquanta a oggi ha interessato un’area di 1,5 milioni di ettari, equivalente all’intera Regione Calabria. In soli 15 anni i Comuni hanno rilasciato permessi per costruire pari a 3,8 miliardi di metri cubi, oltre 250 milioni di metri cubi l’anno”. E' quanto emerso sabato scorso a Cernobbio all'Assemblea nazionale di Coldiretti, che insieme ad Eurispes ha presentato il rapporto Agromafie.

L’Italia è il terzo paese nell’Unione europea, dopo Olanda e Belgio, per deficit di suolo agricolo e il quinto su scala mondiale: dagli anni Settanta ad oggi, infatti, la perdita di superficie agricola nel nostro Paese ha interessato una superficie pari a 5 milioni di ettari, un’area equivalente al territorio delle regioni Liguria, Lombardia e Emilia-Romagna. Tragica e impressionante poi la situazione legata ai terreni contaminati: l'interramento di rifiuti tossici riguarda, secondo il rapporto Coldiretti Eurispes, qualcosa come 724mila ettari, cioè un'estensione pari a quella del Friuli Venezia Giulia. Coinvolta, in particolare, la Campania (la terra dei fuochi) con circa il 18% del territorio regionale interessato. Ma, a sorpresa, sono interessate anche con il 7% il Lazio e con il 6,5% la Sardegna. Il Piemonte paga "solo" il 4% del territorio.
Camorra, Cosa Nostra, ‘Ndrangheta da anni hanno messo le mani su un business, quello dell’agroalimentare, il cui giro d’affari si attesta attorno ai 14 miliardi di euro l’anno, 7 dei quali provenienti solo dalla produzione agricola”.

Altri aspetti importanti, per analizzare la difficile situazione in cui si trova l'agroalimentare italiano, sono le contraffazioni alimentari (spesso passano per italiani prodotti che non lo sono), i danni alle coltivazioni e i costi sempre più elevati delle produzioni.  Nell’ultimo decennio – dice il rapporto Eurispes - si è registrato un vero e proprio crollo dei redditi degli agricoltori la cui quota per ogni 100 euro prodotti dalla filiera è scesa da 7,6 a 1,5 euro. Di contro i prezzi per l’ortofrutta moltiplicano in media di tre volte dalla produzione al consumo: i ricarichi variano dal 77% nel caso di una filiera cortissima, del 103% nel caso di un intermediario, del 290% nel caso di due intermediari, fino al 294% per la filiera lunga. E proprio dietro tanti passaggi molto spesso c’è la longa manus delle mafie.

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1 commenti finora...

Re:L'agricoltura italiana che sopravvive tra cemento e terreni contaminati

Bravo Flagg, tutto giusto. Io sono ancora più fortunato vivendo in campagna riusciamo a fare tutto da noi...dalla A alla Z .

da P.G. 22/10/2013 8.17