Soldi europei finalmente ben spesi quelli messi a disposizione in via sperimentale per la difesa del lupo e al contempo delle attività pastorizie da parte del Parco Nazionale della Majella che ha pensato alla creazione di "greggi pubblici", di proprietà del Parco da utilizzare per la restituzione immediata dei capi di bestiame ai pastori che subiscono danno. A dirlo è il segretario dell'Associazione italiana per la Wilderness che già da tempo aveva proposto questa soluzione.
"Era ora - scrive Zunino - che il senso pratico cominciasse a prevalere sulle teorie di animalisti di città campate per aria ancorché marchiate di “scientificità universitaria” (per quanto riguarda l’orso bruno marsicano al costo di oltre 13 milioni di euro finora spesi!) e finora rivelatesi inconcludenti e/o di là da venire in quanto ad effetti pratici (le ultime quelle dei meleti e dei recinti elettrificati e dei futuri ramneti)".
Ora il segretario Wilderness si augura che questa soluzione, che contribuirà al mantenimento della cultura pastorale abruzzese ed alla biodiversità dei pascoli, potrà presto essere estesa anche al Parco Nazionale d’Abruzzo.
"Al contrario l’ultimo progetto Life Orso marsicano - ribadisce Zunino - spenderà i suoi altri 1,5/2 milioni di euro messi a disposizione dall’Unione Europea per gli ennesimi studi: ricerche, catture, collari, controlli satellitari, conteggi (infiniti conteggi!) e... stipendi. Mentre lo stesso ente Parco a similari e saggi progetti come quello oggi deciso dal Parco della Majella preferisce: uno, potenziare inutilmente le risorse vegetali naturali di cui è già ricco il Parco (e che i troppi cinghiali stanno saccheggiando a danno dell’orso e della flora, anche rara!); due, realizzare piccole centrali eoliche e fotovoltaiche per contribuire al Protocollo di Kyoto (che salvare il pianeta sia più importante che salvare l’orso?)".