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Petrini: in 15 anni l'Italia ha cementificato per 3 milioni di ettari


giovedì 9 ottobre 2008
    
Cementificati 3 milioni di ettari in 15 anniIn Italia sono spariti negli ultimi 15 anni 3 milioni di ettari di terreni (di cui circa 2 milioni rubati all'agricoltura) che messi insieme corrispondono ad un'area grande quanto tutto il Lazio e L'Abruzzo completamente cementificate. L'allarme è stato lanciato da Carlo Petrini, creatore di Slow Food e autorevole personaggio in fatto di tutela ambientale, che dalle pagine de La Repubblica si chiede come gli italiani di fronte ad una notizia del genere possano non inorridire. La colpa sarebbe – secondo Petrini – di una mentalità diffusa secondo la quale la cementificazione e l'urbanizzazione corrispoderebbero al progresso economico di uno Stato, per altro sempre più governato da “soggetti con evidenti interessi nell'edilizia”. Oltre agli ecomostri che distruggono la bellezza di paesaggi italiani, Petrini punta il dito anche contro i tanti “ecomostriciattoli”, ossia le villette per ricchi che sorgono come funghi in campagna, per sfuggire – per assurdo -  all'eccesso di cemento delle città. “L'Italia è al primo posto in Europa per la produzione e il consumo di cemento armato, 46 milioni di tonnellate l'anno”, tutto questo cemento oltre a divorare vigne, coltivazioni e boschi ad un ritmo certamente non sostenibile, compromette gli equilibri di quei pochi ecosistemi rimasti a causa dell'inquinamento e dell'impoverimento dell'ambiente. Le parole severe di Petrini ci dimostrano che non c'è tempo da perdere se si vuole invertire questa rotta “Il suolo, se non muore a colpi di fertilizzanti e pesticidi, sparisce: se la sua tutela non entrerà presto a far parte dell'agenda politica delle amministrazioni sarà ora che ci sia una mobilitazione popolare in sua difesa. È uno scempio senza fine, che pregiudica la qualità delle nostre vite in termini ecologici e anche gastronomici”. L'articolo di Petrini si conclude con un appello che ci sentiamo di sottoscrivere: “Lasciate stare i suoli agricoli, sono una risorsa insostituibile, pulita, bella e produttiva. Sono il luogo che ci fa respirare, che riempie gli occhi, che ci dà da mangiare e che custodisce la nostra memoria, la nostra identità. Continuare a distruggerli, dopo tutto lo scempio che è già stato fatto, non è da Paese civile e un Paese civile dovrebbe predisporre i giusti strumenti di tutela per dare più scuse a chi lo fa”.
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