
A questa conclusione è giunto lo studioso romagnolo 
Giorgio Zauli, 
insegnante di lingua italiana e 
appassionato cacciatore, grazie ad un'accurata 
indagine condotta sulle pagine della 
Divina commedia, censendo le descrizioni di falconi, segugi, veltri e di tutte le altre 
specie selvatiche che vengono nominate all'interno della più celebre opera letteraria italiana. Zauli ha trasferito questo enorme e importante lavoro nel libro 
Divina Commedia. Dante falconiere ed etologo (pagine 144, euro 15), pubblicato ora dalle edizioni Sarnus di Firenze. Un testo 
pieno di riferimenti e note che suggeriscono una nuova interpretazione della Divina Commedia rapportata alle 
conoscenze faunistiche particolarmente realistiche del sommo poeta che ne fanno trasparire la quasi sicura 
pratica venatoria grazie a precisi riferimenti all'interno del testo alla sfera della caccia, soprattutto quando tratta di 
falconeria.