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Leoni ed Elefanti uccisi vicino al Parco Faunistico Nazionale del Kenya


mercoledì 6 agosto 2008
    

La forte competizione locale tra uomo e fauna selvaggia, ha portato negli ultimi mesi al ritrovamento di tre leoni e quattro elefanti uccisi, vicino al popolare Parco Faunistico Nazionale di Amboseli – Kenya. La lista già molto ricca, s’incrementa ancora: dal 2001 sono 162 i capi trovati morti nei dintorni di Amboseli, la maggioranza trafitti da lance. Una prima stima effettuata suggerisce che dal 1970, i leoni presenti nel paese sono passati dai 10.000 esemplari a meno dei 3.000 attuali.
Le autorità keniote hanno giustificato gli attacchi a tali animali, si legge su National Geografic,  con motivazioni quali: dispute tra comunità locali, crescente abbattimento del bestiame, riti e trofei di caccia tradizionali della tribù Masai che abita il luogo. Ma le condizioni di ritrovamento dei leoni, privati di pelle e denti, fanno supporre a forme di bracconaggio per la vendita dei trofei.
In realtà gli agricoltori risentono della presenza di questi animali come minaccia al bestiame e alle colture inoltre, la povertà e la crescente discrepanza tra il lusso portato alle strutture alberghiere dai soldi del turismo e la continua lotta per la sopravvivenza dalla popolazione Masai limitrofe, alimenta il conflitto sociale con i proprietari albergatori che sfocia nel bracconaggio: unica e facile strada vista per convogliare l’attenzione politica sul problema. A questo si aggiunge un decreto governativo del 2005 che prevedeva l’espropriazione di alcune terre dal parco faunistico alle autorità regionali, immediatamente bloccato da varie cause legali: le aree disponibili alla fauna selvaggia cominciano ad essere ristrette rispetto all’aumento demografico della popolazione, ciò porta alcuni animali a cacciare nelle zone agricole e di allevamento soprattutto durante la stagione secca, dove la competizione tra uomo e fauna selvaggia s’intensifica ancora. E' indispensabile una politica di gestione adeguata, che per ora resta un miraggio. Secondo alcuni comunque, la base dell’attitudine negativa da parte degli abitanti, resta probabilmente la mancanza del senso di proprietà e della percezione che la fauna sia un patrimonio unico da proteggere: perché conservare questi animali – si conclude nella nota del National,  se non si ottiene niente in cambio per farlo?
Perchè, aggiungiamo noi, visto che questa è l'unica strada, non riaprire un discorso coerente, anche tramite un seria politica venatoria?

Illustrazione di Roberto Bianchi

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