Le disposizioni in vigore lo scorso anno a difesa della
pubblica incolumit�dall'aggressività canina prevedono una sorta di
black list, un elenco in cui le aziende sanitarie locali sono tenute ad iscrivere i cani che si siano resi protagonisti di
episodi di aggressione, ma solo a condizione il cane venga ritenuto problematico. Il cosiddetto giro di vite sui padroni, responsabili dell'educazione e della custodia dei loro cani scatta quindi a discrezione della valutazione "psicologica" dell'animale. Ne deriva quindi che
un cane che ha aggredito può non essere sottoposto a nessuna delle misure attivate dalla legge Martini (corsi di formazione obbligatori, esami di valutazione sull'indole del cane, che può essere effettuata da un veterinario privato, obbligo di museruola e guinzaglio, assicurazione obbligatoria) e che quindi nessuna misura cautelativa possa essere messa in atto a difesa delle persone.
“L’inserimento dell’animale nell’elenco dei cani morsicatori discende da un primo evento di aggressione, che deve essere di una certa gravit�– spiega Alessandra Raffo responsabile della struttura di Veterinaria dell'Asl 4 in Liguria al Secolo XIX – Basti pensare che, nel 2010, nel nostro territorio di copertura, si sono verificati 74 casi di morsicature, da cane a cane o da cane a uomo. Ma di questi solo due hanno determinato l’inserimento dell’animale nel registro”.
Le precedenti ordinanze (Sirchia e Turco) avevano invece individuato in alcune razze il maggior pericolo e per queste erano state attivate specifiche tutele. Se è vero che a questo sistema sfuggivano molti cani non catalogati per la loro razza e ugualmente pericolosi (i meticci), è altrettanto ragionevole pensare che per determinate razze il pericolo potenziale nei confronti dell'uomo è senza dubbio più elevato, ed è dovuto semplicemente a questioni fisico strutturali dell'animale.