L’idea è venuta al Comitato di Gestione dell’Ambito Territoriale  di Caccia Ms 13: tagliare i costi sui capi di selvaggina per il ripopolamento facendo nascere le lepri direttamente sul territorio e affidandone l'allevamento agli agricoltori. In questo modo - spiega in una nota Valerio Poi, Presidente del Comitato di Gestione - "ci sono i margini per creare nuovi posti di lavoro in un  settore di cui la nostra provincia è completamente sprovvista. Le lepri  da ripopolamento garantiranno una popolazione numerosa, autoctona e  sana”. 
Le lepri nate in Lunigiana saranno prima “allevate” in gabbie e poi  passate in ampi recinti di ambientamento dove troveranno tutte le  condizioni ottimali per crescere e diventare indipendenti (3-5 mesi).  Fino ad oggi lepri adulte e leprotti provenivano ad allevamenti per lo  più del Nord e Centro Italia: “l’obiettivo è plurimo: ridurre i costi  per l’acquisto delle lepri che ogni anno l’Atc sostiene per le attività  di ripopolamento stagionali – analizza ancora Poi –, disporre di animali  di qualità e ridurre al minimo, oltre ai rischi sanitari correlati,  anche gli effetti negativi dello  stress da trasporto e traslocazione a  cui sono soggette le lepri provenienti da altri territori obbligate a  percorrere centinaia di chilometri in strettissime gabbie prima di  arrivare ed essere liberate. ”.
Dalla filiera delle lepre arriva quindi, in tempo di crisi,  un’opportunità economica ed occupazionale che strizza l’occhio agli  agricoltori chiamati a mettere sul piatto, insieme ai terreni agricoli,  passione e disponibilità. Entro qualche settimana sarà pubblicato un  bando con le indicazioni e tutte le specifiche per partecipare a cui  sarà legato un convegno che si terrà al Castello di Terrarossa il  prossimo 11 febbraio. Il progetto prevede, a completamento del percorso,  la realizzazione di un disciplinare di produzione a cui si dovranno  attenere gli allevatori locali che intendono fornire all’Atc 13 lepri da  destinare al ripopolamento. L’Atc dovrebbe risparmiare nei primi cinque  anni di gestione, stando alle proiezioni, circa il 10% sui costi di  acquisto.  
“L’Atc si impegna – spiega ancora Poi – a garantire  all’allevatore l’acquisto di un certo numero di capi per un certo numero  di anni e ad un prezzo prestabilito. Non quindi solo un’operazione  finalizzata alla riduzione dei costi di gestione, ma un’operazione a  doppio filo: creare  le condizioni per allevare in loco, con forze e  risorse locali, una specie molto particolare come la lepre”. Secondo una  prima approssimativa stima del Comitato di Gestione l’allevamento di  lepri potrebbe mettere in moto un meccanismo virtuoso proprio per il  comparto agricolo: “l’identikit dell’imprenditore rispecchia quella  dell’imprenditore agricole – conclude Poi – un ruolo fondamentale, in  questo progetto, lo avranno proprio loro”.