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Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana


martedì 13 giugno 2017
    

Da Paolo Banti, Responsabile di settore Attività Faunistico Venatoria, Pesca dilettantistica e Pesca in mare della Regione Toscana, riceviamo e pubblichiamo:

RISPOSTA ALLA LETTERA APERTA DI URCA SIENA ALLA REGIONE TOSCANA


Quando per la prima volta apparve questo articolo, intorno alla metà del marzo scorso, il nostro Settore non lo ritenne meritevole di una risposta in quanto fu giudicato confuso, falso e, scusate, cialtronesco.

Adesso, a seguito della terza uscita, ci troviamo costretti a replicare, visto che quanto affermato in alcune parti della lettera è palesemente falso. Per fare un solo esempio, quando si parla della stesura della nuova normativa di settore, URCA non può dirsi non coinvolta, in quanto ha partecipato ad almeno due incontri sul nuovo regolamento ed è stata aggiornata puntualmente su tutti i passaggi che si sono susseguiti. Il regolamento è già stato approvato in Giunta Regionale e adesso, da circa un mese, è all'esame della II Commissione del Consiglio Regionale. Sicuramente sarà approvato nel brevissimo periodo e questo lo sa bene lo stesso Debolini, firmatario ma spero non autore del comunicato.

L’articolo risulta confuso, ad esempio quando si parla del presunto stallo nella definizione faunistico-venatoria del territorio toscano, in quanto i due ATC in provincia di Siena sono stati approvati da oltre 6 mesi con una legge regionale alla cui stesura ha partecipato anche URCA. Le designazioni dei componenti dei comitati sono già passate all'esame della Giunta Regionale.

Infine possiamo definire l’articolo cialtronesco in quanto contiene affermazioni generiche, immotivate, parziali e non oggettive.

Se avete la pazienza di continuare la lettura, spiegheremo anche perchè.

La scelta della Regione, anche in seguito alla Riforma Del Rio, è stata quella di uniformare la gestione faunistico-venatoria in Toscana: pur mantenendo le differenziazioni territoriali (con gli attuali 15 ATC) si è deciso di operare su tutto il territorio con i medesimi sistemi di monitoraggio, di redazione dei piani di prelievo, di stima dei danni, solo per citare gli aspetti di stretta attualità. In alcuni casi questa uniformità del modus operandi può avere creato disorientamento in situazioni gestite da decenni nello stesso modo.

Ma i vantaggi di una gestione uniforme su tutto il territorio regionale sono molto maggiori rispetto agli svantaggi.

Per la prima volta i monitoraggi sono stati svolti in maniera uniforme: nei vari ATC in passato anche il semplice “censimento a vista al capriolo” implicava delle metodologie e tempistiche estremamente diverse a seconda dei casi, per non parlare di tecniche di stima non sempre chiare. Invece è possibile fin d’oggi conoscere quanti caprioli ci sono in Toscana nel territorio degli ATC e delle Aziende e lo si può sapere dopo pochi giorni, senza aspettare mesi o anni, e senza affidarsi a stime o proiezioni. Un dato è un dato, e la cosa importante è che quel dato, una volta deciso come “prenderlo”, lo fornisca il mondo venatorio, sotto il controllo e il coordinamento degli ATC e delle Aziende, e in ultima analisi, della Regione.

Vi possiamo assicurare che quando ci si confronta con ISPRA o con il Ministero dell’Agricoltura o dell’Ambiente, per non parlare delle Regioni confinanti, portare dati oggettivi, certi e recenti sgombra il tavolo da molti argomenti poco chiari o costruiti ad arte per fare degenerare il confronto in polemica.

Le scelte gestionali della Regione non sono state fatte nel chiuso delle stanze e con pochi eletti. A partire dall’autunno del 2016 gli Uffici regionali hanno aperto un dialogo diretto tramiti appositi incontri con gli ATC e le Aziende, in particolare con la loro componente tecnica. Questo lavoro ha portato alla stesura delle Linee Guida di monitoraggio e prelievo, redatte dalla Regione Toscana e sottoposte a ISPRA, che ne ha dato parere positivo. Il dialogo con l’istituto è stato nell’ultimo anno continuo e costruttivo, confrontandosi in maniera laica e senza preconcetti sulle problematiche oggettive presenti sul territorio toscano.

Uno dei passi più importanti è stato quello di considerare, in accordo con ISPRA, le popolazioni di ungulati a livello di Comprensorio (cioè l'area costituita da ATC e istituti ad esso contigui): non è più possibile pensare a organismi di gestione autonomi (ATC, Aziende, Aree Protette) che operano in maniera scollegata l’uno dall’altro, anche in territori confinanti.

Il modello che la Regione Toscana ha intenzione di portare avanti somiglia a quello che URCA conosce bene e crediamo apprezzi: il modello ACATER. In questo caso due regioni, decine di ATC, Aziende e Parchi hanno lavorato insieme per gestire in maniera uniforme la popolazione del Cervo Appenninico. Solo così, con lo scambio di informazioni, monitoraggi e idee gestionali si possono superare paradossi (purtroppo presenti) nella gestione faunistica in Toscana, come la presenza di ungulati dentro le aree protette (dove non si fanno i monitoraggi) e non nei distretti confinanti (dove i monitoraggi si fanno ma i risultati sono nulli e quindi i valori totali sono nulli per l'intera area).

Questo modello è visto positivamente anche da ISPRA, che fino ad ora analizzava e valutava le unità di gestione (Distretti, Aziende, Aree protette) singolarmente e senza conoscere, se non in maniera macroscopica, la loro localizzazione sul territorio e le forti interrelazioni fra esse (si pensi ad una AFV totalmente circondata da un Distretto).

Entrando nel merito dei dubbi sollevati dall’articolo di URCA sulla Legge ungulati e in generale sulle scelte gestionali dell’ultimo anno, crediamo che un elemento debba essere fondamentale: la chiarezza. Scelte chiare portano a valutazioni chiare, solo così potremo valutare i risultati, senza perdersi nella nebbia dell’incertezza. Da questa considerazione parte la Legge Ungulati, dalla scelte chiare (che non vuole dire condivise) da applicare sul territorio. E da quanto indicato da ISPRA nelle proprie Linee Guida per la gestione degli ungulati del 2012. Andiamo nel dettaglio dei punti sollevati da URCA.

Differenti vocazionalità, diversi obiettivi gestionali. Il territorio della Regione Toscana deve essere diviso, per ogni specie ungulata, in due aree: area vocata, dove si effettua una gestione di tipo conservativo e un’area non vocata, dove effettuare una gestione di tipo non conservativo. Partiamo da qui. Questo è quanto richiesto da ISPRA nelle proprie Linee Guida e questo è quello che abbiamo fatto. Ciascuna delle due aree sopra individuate dovrà essere suddivisa in Unità di Gestione e avrà obiettivi gestionali diversificati. Ad oggi, per il capriolo, l’area non vocata non supera il 20% dell’intera SAF regionale. Va da se che le preoccupazioni dell’estinzione di massa dei caprioli in Toscana (portata avanti dalle associazioni ambientaliste, ma anche da qualche associazione venatoria) è del tutto infondata. Si tratta di scegliere: è possibile avere la stessa densità di caprioli nei vigneti (del Chianti o del Brunello) e in Appennino? Noi crediamo di no, anche se è ovvio che a qualcuno possa dispiacere.

Piano a scalare e distretti multi-specie. Crediamo fermamente che la preparazione e la capacità venatoria dei selecontrollori toscani sia fra le migliori a livello italiano, se non europeo. Tale certezza però deve confrontarsi con realizzazioni di piani di prelievo in alcuni casi molto basse. Questo può essere dovuto a diversi fattori: territoriali (presenza di bosco che impedisce un facile contatto con gli animali), antropici (presenza di lavorazioni agricole o tagli boschivi durante l’attività di caccia) ma in alcuni casi questo è dovuto a scelte del tutto personali. Per superare questi problemi, almeno il 70% del prelievo in area vocata deve essere effettuato con la modalità “a scalare”. Stesso discorso vale per i Distretti multi-specie: quando un selecontrollore esce a caccia (visto che purtroppo i cacciatori sono sempre meno e i costi per gli spostamenti sempre maggiori) deve avere la possibilità, se abilitato e autorizzato, di prelevare qualsiasi specie gli si presenti davanti, nel rispetto dei tempi e dei piani di prelievo. Cinghiale compreso.

Prelievo selettivo del cinghiale. La Provincia di Siena, insieme a quella di Pistoia, è stata la prima in Toscana e fra le prime a livello nazionale, ad aprire al prelievo selettivo del cinghiale, in area non vocata alla specie. Questa scelta, a Siena, ha avuto molte difficoltà realizzative di vario genere. Ma con la Legge Obiettivo il prelievo selettivo del cinghiale in area non vocata  è diventato realtà su tutto il territorio regionale: la Toscana è stata la prima regione in Italia a fare ciò, un tipo di prelievo che appariva come fantascientifico solo fino a pochi anni fa, e che ISPRA (allora INFS) caldeggiava fin dagli anni ’90. Il primo anno di prelievo ha avuto dei risultati notevolissimi, se si pensa ai ritardi con cui il piano è partito e ai territori dove questo non è stato proprio fatto (quattro capi abbattuti a Prato e 46 a Grosseto, contro gli oltre quattromila a livello regionale). Viene da chiedersi il perchè in alcuni territori i selecontrollori abbiano osteggiato questa opportunità. E come mai proprio URCA, che fin dalla sua fondazione ha un “cinghiale” nel suo logo, chieda una separazione di questa caccia dal resto del prelievo selettivo. Come mai a Grosseto, terra del proprio Presidente regionale, URCA non ha richiesto con forza l’apertura del prelievo selettivo al cinghiale nelle aree non vocate, sottostando alle pressioni, sia occulte che palesi, di chi non vuole che si tocchino i “propri cinghiali”? URCA è stata nei decenni portatrice di innovazione e di supporto a INFS/ISPRA, come mai adesso si mostra così conservatrice rispetto alle novità prospettate dalla Regione, prese in accordo con ISPRA? Tornando all’articolo, i tempi del prelievo selettivo degli ungulati non devono assolutamente essere diversificati, al contrario devono coincidere il più possibile fra i vari tipi di prelievo, in modo da dare l’opportunità di attuare i piani di prelievo e di aumentarne di fatto l’efficacia.

Prelievo non conservativo nelle aree non vocate. Molti di quelli che leggono questo testo hanno seguito i corsi di preparazione al prelievo selettivo o almeno hanno sostenuto un esame per esserne abilitati. Molti hanno partecipato anche come docenti o come commissari agli esami. Ed è comprensibile e umano affezionarsi a nozioni gestionali stilate e studiate negli anni ’90 (prelievo conservativo massimo del 10% del censito, rigide regole di accesso al prelievo o alla scelta della sottozona, praticantato pluriennale solo per citarne alcune). Queste scelte, ovviamente non da sole, hanno portato a situazioni estremamente critiche in alcune parti del territorio toscano. Tanto è vero che anche ISPRA nella proprie Linee Guida ha dedicato un capitolo alle gestioni delle aree non vocate e ha dato parere favorevole a piani di prelievo pari al 100% (più l’incremento atteso della popolazione) chiesti negli anni passati.

Qui avviene la scelta: se il mondo venatorio vuole davvero essere il protagonista della gestione degli ungulati (e in particolare i selecontrollori si sono da sempre proposti come ottimi gestori delle popolazioni ungulate), quando viene posto un problema oggettivo di sovrabbondanza di animali, bisogna che venga data una risposta a quanto richiesto.

E questa non può essere il girarsi dall’altra parte, salire sul pulpito per insegnare l’etica venatoria, comprarsi l’ultimo modello di binocolo, salutarsi in tedesco  o vestirsi con il loden.

Altrimenti, oltre che non essere onesti intellettualmente, si rischia che l’attività gestionale la facciano (a ragione) altri. Se comunque può interessare, i corsi di preparazione all’abilitazione al prelievo selettivo degli ultimi mesi insegnano cose un po’ diverse rispetto a quelli degli anni ’90. Sarebbe opportuno, se non è troppo faticoso, partecipare a questi corsi, o farne alcuni di aggiornamento o semplicemente leggersi le Linee Guida dell’ISPRA del 2012, scaricabili gratuitamente on-line, e mettere via le vecchie dispense anni ’90 o tenerle solo come un ricordo: il mondo, per fortuna, va avanti.

Corsi ed esami per il prelievo selettivo. Sui corsi qualcosa abbiamo già detto in precedenza. Già dal 2012, a livello regionale, i corsi non erano obbligatori. Si era piuttosto puntato su un programma di studi ben definiti, materiali di studio gratuiti e di livello, esami seri che prevedano prova scritta orale e prova di tiro. Così si è continuato a fare anche dal 2016 in poi: avrete sicuramente saputo che la percentuale di “bocciati” non è di poco conto negli esami per cervidi e bovidi.

Per quanto riguarda il cinghiale, in quel caso si è fatta una vera e propria “operazione culturale”. Strano che a URCA sia sfuggita o non piaccia: molti cinghialai, che non avevano mai fatto un corso o un esame in vita loro, sono stati costretti a fare un corso di tre ore, fare un esame scritto e confrontarsi con una prova di tiro ad un Tiro a Segno Nazionale con ispettore di linea (guarda caso scelta andata di traverso a chi gestiva piccoli poligoni privati, dove prima del 2016 si facevano prove di abilitazione, immaginiamo per pochi amici). Crediamo che portare oltre 10.000 cacciatori a confrontarsi con armi a canna rigata munite di ottica, sia sicuramente qualcosa di impensabile fino a poco tempo fa e non si capisce come URCA non ne abbia colto il senso e la portata. Certo 10.000 selettori in più vogliono dire tante cose, fra cui anche la messa in discussione di posizioni precedentemente acquisite. Il che non significa far diventare la caccia di selezione una “attività di massa” (e se anche così fosse, non ci capisce cosa ci sarebbe di male), ma cercare di aumentare le conoscenze tecniche e gestionali del mondo venatorio toscano.

Censimenti e monitoraggi. Nelle Linee Guida regionali, redatte in accordo con ISPRA, di cui abbiamo già ampiamente parlato, vi sono indicati i metodi di monitoraggio. Essi sono diversi, e cambiano in funzione dell’Unità di Gestione e delle sue caratteristiche. Ma sono standardizzati e per la prima volta avremo un dato uniforme su tutto il territorio regionale, nonché un similare sforzo di monitoraggio. Anche questo crediamo che sia un aspetto che a URCA interessi molto. Se è vero che i selecontrollori sono gli unici che svolgono operazioni di monitoraggio, e di questo li dobbiamo ringraziare, bisogna comunque che queste operazioni siano fatte seriamente e in modo tecnicamente valido. Le sottostime (o le sovrastime) dovrebbero essere estremamente limitate e il dato su cui poi calcolare il prelievo, un dato di per sé “buono”.

La Regione non naviga a vista: ha progetti ed obiettivi ben precisi. Anche sulla filiera della carne ungulata (siamo la prima Regione a mettere in una legge la trasformazione di un problema in una risorsa per il territorio) e la progressiva sostituzione degli interventi di controllo in art. 37 L.R. 3/94 (che è bene ricordarselo, non è caccia!) con il prelievo venatorio selettivo.

Il regolamento unico è al traguardo finale, gli ATC sono fase di rinnovo (in molti comitati sarà presente anche URCA), le Linee Guida regionali per il monitoraggio e il prelievo degli ungulati sono operative. Ora sta al mondo venatorio decidere: rimboccarsi le maniche e gestire il territorio, o ritirarsi da una parte sulla riva del fiume, aspettando che il cadavere della “caccia” come l’abbiamo fin ora pratica e amata  passi, trasportato dalla corrente. In quel momento, chi facesse questa seconda scelta, potrebbe anche compiacersi, ma la mattina dopo per andare a caccia (qualsiasi, di massa o di élite che sia) dovrà chiedere il permesso al proprietario del terreno per entrarvi (e con molta probabilità pagarlo). Il tempo stringe. A voi la scelta.
 
 

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15 commenti finora...

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

Continua a non piacermi la parola "dubito"a quello che affermo.Io le cazzate non le dico e un cazzone non sono.Quindi CORTESEMENTE dimmi dove e come,in che contesto e in che circostanza diamo un volto e una concretezza a quanto detto sopra.COSì LA SMETTIAMO DI METTERE IN DUBBIO UNA PERSONA SERIA E CORRETTA quale sono io. .Aggiungo,che le abilitazione conseguite negli anni '90 e anche oltre,a differenza di quanto ci voglia far intendere il dottore in questione,certamente sono e saranno sempre più complete e preparate delle farse messe in scena di questi mesi . Le risposte gestionali attendibili sarebbero l'eradicazione di una specie animale dal suolo non vocato Toscano ? Bella maestria.Bella dimostranza di efficente gestione.La massa incotrollata a far fuoco all'incontrollabile..perchè questo è.Il problema purtroppo che troppi "selettori" per chiari interessi,amano sposare la tesi di questi quà seduti alla seggiola del potere.In attesa,ti saluto.

da Massimiliano 14/06/2017 7.42

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

Caro Massi(miliano), io per natura dubito di chi professa sui social la "sacrosanta verità". Ciò detto, sono anche io un selettore anni '90, e proprio per questo bisogna essere intellettualmente onesti e dire che rispetto ai primi anni la situazione è cambiata in maniera radicale. Quindi bisogna dare risposte gestionali nuove e adeguate ai tempi: se come mondo venatorio (specialmente i selettori) non "battiamo un colpo" c'è chi lo farà per noi e poi non ci potremo lamentare. Non dico che la Regione fa tutto bene, ma sostengo che sta provando a battere nuove strade, in accordo con ISPRA, mettendo i selettori come protagonisti della gestione. Poi si aspettano sempre proposte alternative praticabili, oltre che le critiche (sempre comunque legittime). Cordialità

da toscanoselettore 13/06/2017 21.16

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

.e comunque se vuoi che continui anche sulla gestione Capriolo continuo ben volentieri...perchè ce ne son tante e poi tante da dire che una paginata non basta. Ciao e scusa se possono sembrare toni sbagliati,credimi che non sono altro che la sacrosanta verità.

da Massi 13/06/2017 18.58

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

non ti risulta ? sfido un qualsiasi contradditorio,e se affermi "non mi risulta" (o sei in malafede ed allora inutile dialogare) o sennò informati prima di mettere in discussione ciò che dice un selecontrollore del 199e.Formato seriamente con chè ne dica il dott.Banti nella sua risposta,dandoci sottilmente dei vecchi babbioni rimbecilliti che non sanno stare al passo con i tempi.Non mi diverto ed è un masticare molto amaro constatare quanto ti ho riferito.Tiguardo la missiva URCA,ella tra l'altro cita anche il cinghiale,quindi ecco cosa c'entra.Il capriolo nelle zone non vocate ti sembra un bell'affare ? Il 20% del territorio,si.ma ci sono aree ove la quasi totalità è stato fatto ricadere NON vocato per ila specie capriolo.Vieni in terra di Siena e ti portiamo a vedere quali sono queste "aree non vocate".....

da Massimiliano 13/06/2017 18.41

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

Massimiliano. Ammesso e non concesso che sia come tu dici (ma a me non risulta), cosa c'entra con la gestione del capriolo?

da toscanoselettore 13/06/2017 18.28

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

Abilitazioni di massa per prelievo selettivo cinghiale con esami farsa composte da 10 domande quiz distribuite e compilate nel caos più generale nella gran parte dei luoghi prescelti per le prove. Selezione cinghiale senza transetti e censimenti.. Selezione cinghiale senza piani di abbattimento .. Selezione cinghiale senza distinguo di sessi e classi di età... Selezione cinghiale 365 giorno l'anno Mazzi di fascette date a peso a "responsabili" di area nominati dall'amico dell'amico...... Fascetta apposta ad orecchio,una volta colpito quel che capita,utile solo al trasporto dell'animale dal sito di caccia a casa. Testa e fascetta via nel cassonetto del sudicio senza controllo/verifica alcuna da parte di ATC o enti preposti. Controlli da parte di provinciale e/o guardie venatorie ZERO Controllo schede/registri siti,orari,appostamenti e abbattimenti INESISTENTI QUESTA E' LA CACCIA DI "SELEZIONE" al CINGHIALE IN TOSCANA..... ..ed esprimersi su cose concrete

da MASSIMILIANO 13/06/2017 15.52

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

Massimiliano. La gestione non conservativa (quella che tu chiami distruzione) viene effettuata solo in area non vocata al capriolo (20% dell'intero territorio, dove vi sono vigneti, frutteti e vivai). Per il resto del territorio i piani sono fra il 10 e il 20% del censito (da noi selettori). Se non ci credi guarda la Delibera regionale di ieri che approva i Piani. Le opinioni sono tutte legittime, ma esprimiamoci su cose concrete.......

da toscanoselettore 13/06/2017 15.26

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

Che cosa si deve intendere per caccia di selezione? Selezionare significa operare una scelta tra i vari elementi che compongono un insieme secondo un criterio prestabilito. Se si applica questo concetto di base al prelievo annuale di individui da una popolazione di Ungulati selvatici i criteri di scelta possono essere diversi. Nel caso degli Ungulati poligastrici infatti, durante l’esercizio venatorio l’osservazione diretta consente di distinguere, meglio di quanto avvenga per la maggior parte delle altre specie di interesse cinegetico, il sesso, la classe di età e, in una certa misura, la “qualità” degli individui contattati, dando la possibilità al cacciatore di operare una scelta preventiva del capo da abbattere. x Banti

da “Il prelievo selettivo del cinghiale” (Guida per la gestione degli ungulati – ISPRA 2013) 13/06/2017 14.50

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

Invece a me fa' semplicemente vomitare .Condivido la missiva URCA SENESE (l'altra si è affrettata a precisare quindi sta con Banti e la Regione). Pollice verso che più verso non si può. Questi distruggono e vogliono annientare un patrimonio faunistico.Gestire non significa eradicare,caro sig.Banti. La Selezione è ben altro da quello che state facendo voi,anzi..DISFACENDO. Rimpiango Roberto Mazzoni della Stella e il suo modello gestionale.

da Massimiliano 13/06/2017 12.10

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

Come sempre per me......la verità stà nel mezzo!! Vi sono punti in cui Urca ha ragione (anche se ad essere sincero da me....quest' accanimento sui caprioli non c' è....abbiamo un piano ridotto del 20% rispetto allo scorso anno..) vi sono altri in cui la regione mostra una lungimiranza notevole. Ribadisco il mio pensiero.....la nuova legge ha punti da rivedere correggere ma...credo che può essere una base di partenza. ps sono un tesserato urca!

da bretonista 13/06/2017 11.57

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

Censimenti e monitoraggi. ? Per il cinghiale inesistenti

da dario 13/06/2017 11.45

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

MEGLIO ABROGARE 842 +TTOSTO CHE QUESTO ABBERRO DI GESTIONE FAUNISTICA

da TE INVECE ? 13/06/2017 11.35

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

vergognosi a chi??? a tutti? e tu, chi sei? dove stai? cosa fai?

da quando mai! 13/06/2017 10.56

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

VERGOGNOSIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

da TOSCANO 13/06/2017 10.51

Re:Risposta alla lettera aperta di Urca Siena alla Regione Toscana

ACCIDENTI CHE BOTTE. MENO MALE CHE, PUR ESPERTI SELETTORI, NON ADOPERANO IL 30.06. DI SICURO, C'E' DELLA RUGGINE IN GIRO E NON SARANNO CERTO UN OLIO LUBRIFICANTE E UN SCOVOLINO A RECUPERARE LUCIDITA' ALL'INTERNO DELLE CANNE. A PRESCINDERE, CANNONATE (RECIPROCHE) DEL GENERE DENOTANO CHE IL PROBLEMA ESISTE, I CONTRADDITORI PUNTI DI VISTA HANNO SOSTANZA, IL PASSAGGIO ACCENTRATORIO HA APERTO ENORMI SQUARCI NEL SISTEMA E ACCENTUATO UN RAPPORTO CONFLITTUALE FRA ENTI E UTENTI E FRA UTENTI E UTENTI. ORMAI NON SI PARLA CHE DI CARNE, SEMPRE MENO DI CACCIA. EMERGE ANCHE IL VECCHIO DIFETTO EVIDENZIATO DA MALAPARTE (MAALEDETTI TOSCANI), COI FIORENTINI ARROGANTI E I SENESI DAL LINGUAGGIO FORBITO MA INSOFFERENTI ALLE SOPERCHIERIE, GLI ARETINI CUSTODI DELLA CULTURA DI PIETRO

da LUCA & TITA 13/06/2017 9.27