“Siamo  soddisfatti che la Regione Lombardia abbia creato una Commissione di  Consiglieri delegati alla risoluzione del problema che, in viaggio  istituzionale, hanno raggiunto Bruxelles il 22 marzo per veder riconosciute le cacce tradizionali come patrimonio di usanze e consuetudini locali,  un concetto già previsto dall'art. 2 e dall'art. 9, comma 1, lettera  c), della Direttiva 2009ll47lCEE, nonché soluzione proposta anche dalla  nostra Associazione e dal mondo venatorio in generale”. Così Andrea  Trenti nella sua relazione alla 54° Assemblea Nazionale dell'Anuu  Migratoristi (24 marzo 2012). “A sostegno di questa "spedizione" –  spiega Trenti - abbiamo consegnato tutto il materiale tecnico raccolto  in questi anni a supporto delle nostre rivendicazioni, dimostrando come  altri 15 Stati membri applichino abitualmente le deroghe di cui al  citato art.9, spesso con analoghe motivazioni di fondo, senza che per  questo la giustizia europea gli "tiri le orecchie".
Insomma “i principi ispiratori sui cui trovano la base le nostre  motivazioni partono dalle ragioni culturali, sociali ed economiche in  secoli di storia rurale, che non possono essere cancellati con  noncuranza. Se pensiamo che, ad esempio in Austria, Belgio, Finlandia,  Francia, Lettonia, Malta, Olanda e Spagna sono consentite deroghe in  virtù delle tradizioni e usi locali, troviamo forza nel portare avanti  quelle che consideriamo le nostre legittime richieste”.
Le richieste devono però attenersi a dati scientifici. Da noi l'Ispra, per sua stessa ammissione, sta venendo meno agli  obblighi che la legge gli affida e da tempo è inadempiente sul fornire i  dati necessari per stabilire la piccola quantità, indi per cui, si  legge nella relazione di Trenti “dobbiamo creare nelle Regioni italiane  gli Osservatori Regionali che, per legge, possano sostituire il lavoro  dell'ISPRA”. 
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