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07/03/2017 

Sono Alberto Boretti un ragazzo di Pistoia che ha dedicato completamente vita e passione alla natura e a tutto ciò che è bello e verde in questo mondo. Studio Scienze Faunistiche all’ Università di Firenze e mi è sembrato doveroso provare ad esprimere un parere su diversi avvenimenti nell'occhio del ciclone al momento, riguardanti quella che viene chiamata dai media "Caccia al Lupo".

Proprio l'altro giorno mentre stavo studiando per l'esame di Morfologia della Fauna mi è capitato sotto mano il servizio di Stoppa andato in onda su Striscia la Notizia che riportava il piano di abbattimento del lupo in Italia. La cosa più sconvolgente è stato leggere i commenti di decine, anzi centinaia di persone che con arroganza e senza alcuna qualifica in merito esponevano come a parer loro questa soluzione sia totalmente crudele e dannosa per i nostri ambienti naturali. Alcuni affermavano addirittura fosse un piano messo in atto da chissà quale fantomatica lobby di cacciatori sanguinari aventi come unico interesse l'uccisione di qualsiasi essere vivente animale presente sul pianeta, altri inneggiavano all'odio e alla violenza senza neanche provare ad esprimere un parere più o meno dignitoso, insomma parole campate totalmente in aria. Sono bensì convinto che chiunque, nessuno escluso, con un pizzico di buona volontà possa capire se spiegato correttamente qual’ è il ruolo del selecontrollore.

Vi starete chiedendo perché voglia usare questo nome, che per chi non è dell'ambiente può risultare difficilmente comprensibile quando invece esiste un sinonimo conosciuto da tutti: "il cacciatore". Bé semplicemente sono due persone diverse, nonostante entrambi amino la natura più di qualunque altra cosa, il cacciatore compie le sue attività con passione e malgrado anch'esso sia essenziale per la gestione faunistica e del territorio non ha doveri di primaria importanza.

Diversamente è per il selecontrollore, il quale fa sì che il naturale andamento delle cose compia il suo ciclo senza che esse entrino in conflitto tra di loro. In un ambiente ormai totalmente antropizzato come quello italiano è indispensabile che ci siano delle figure che veglino su ciò che madre natura con tanta generosità ci ha donato. Certo è vero può sembrare un paradosso parlare di amore verso la natura quando si ritiene di dover ricorrere all’uccisione di uno o più soggetti come unico mezzo efficace nei confronti di essa, ed è per questo che provero' a spiegarvelo riportandovi un avvenimento storico accaduto alla fine del diciannovesimo secolo. 

Come tutti saprete nel 1877 l'Australia fu colonizzata dagli inglesi i quali vi stabilirono inizialmente alcuni insediamenti. Accortisi di non avere abbastanza sostentamento alimentare durante l'inverno, importarono dalla Gran Bretagna una specie che sicuramente tutti voi conoscete, il Cervo Rosso (Cervus Elaphus) liberandolo in natura e rendendolo così una specie alloctona della zona. Il Cervo Rosso è un animale di mole notevole, i maschi possono raggiungere i 250 kg di peso e riescono a ingerire 10-15 kg di cibo al giorno. La specie iniziò a proliferare non avendo alcun predatore naturale, ed entrò in conflitto alimentare non solo con le specie autoctone, ma anche con se stessi. La biocenosi della zona era completamente compromessa, gli animali poco a poco iniziarono a morire di fame, i cervi in questione affetti da rachitismo arrivavano a pesare massimo 60 kg. La catena biologica si era amaramente spezzata, ma la storia ebbe un lieto fine, decise di intervenire l'uomo. Come? Prelevando gli animali considerati in esubero.

Al giorno d'oggi in Australia ed in Nuova Zelanda ci sono i Cervi Rossi più belli del mondo. Questo è il principio da capire, non bisogna pensare al singolo individuo, ma alla salute dell'intera specie. Abbiamo parlato di storia, ma adesso entriamo in merito alla materia che mi compete, la gestione della fauna. Le notizie fittizie sul web girano incontrollate e a difesa delle associazioni animaliste posso dire solo questo, ho letto di sporadici ripopolamenti avvenuti tramite elicottero a colpa di animalisti che incontrollati lanciavano lupi sul territorio. Ovviamente è una fesseria, ma è ben noto che in Italia il lupo è stato ripopolato alla fine degli anni ‘70 e grazie a una corretta gestione e a un istinto di sopravvivenza fuori dal comune è riuscito a passare da poche decine di individui a più di duemila. Adesso però ci troviamo davanti il problema. E’ in grado il nostro territorio di ospitare una tanto marcata presenza di lupi? La questione è senza alcun dubbio da approfondire, occorre studiarla attentamente ed a mio parere lo sbaglio che è stato fatto da parte dei media è di aver divulgato uno tsunami di informazioni provenienti da ogni dove.

La situazione è stata succube di un allarmismo incontrollato ed è la paura nei confronti del lupo che è sbagliata. Questo animale per l'uomo non è assolutamente da considerarsi un pericolo, la paura reale è quella che possa - come successe tanti anni fa in Australia - andare a variare un ecosistema, che sì è in continuo mutamento, ma che non è pronto ad ospitare un così grande numero di predatori naturali.
 
L'avvento di questo predatore ha fatto sì che le sue prede naturali, quali capriolo daino e cinghiale, siano scappate verso zone più urbane lasciando al lupo una scelta, che proverò a girare anche a voi. Se doveste scegliere come procurarvi la carne per sopravvivere, preferireste prendere il fucile e andare in mezzo ai rovi sperando in un grandissimo colpo di fortuna, o andare in un supermercato e comprarla già pronta? Credo tutti voi cittadini preferireste lasciare la macchina nel parcheggio del vostro supermercato di fiducia e comprare ciò che vi occorre. Ecco, il lupo sta facendo lo stesso. I suoi supermercati di fiducia si chiamano allevamenti di ovini, caprini, bovini e così via, non possiamo fargliene una colpa, è oltremodo però doveroso da parte dello Stato tutelare gli allevatori con delle sovvenzioni che purtroppo si stanno rivelando inaffidabili. Previo un abbattimento selettivo ci sono non poche operazioni da svolgere le quali garantiscono che il piano di prelievo non sia lasciato al caso, ma che sia studiato approfonditamente nei minimi dettagli.
 
I lupi in esubero non creano solo danni diretti alla fauna o agli allevamenti ma anche danni indiretti creati soprattutto da tutti gli animali che scappando dalla predazione si ritrovano in massa in zone non vocate creando così uno squilibrio all'interno di quest'ultime. A nessuno fa piacere uccidere un lupo, non è certo per chissà quale soddisfazione personale che si è iniziato a parlare di abbattimento selettivo nei loro confronti. Non sono un selecontrollore, non ne trarrei alcun vantaggio, intervenire in tal senso è doveroso nei confronti della natura che ci circonda ed è solo per amore se ci troviamo costretti a farlo.

 
Alberto Boretti

 
Chiunque avesse bisogno di chiarimenti o volesse rivolgermi delle domande in proposito potrà contattarmi sulla pagina Facebook "Cacciatori gli amanti della natura"

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11 commenti finora...

Re: La gestione al tempo del lupo

Caro Luca, avevi ragione nel correggere la mia affermazione sul "ripopolamento" del lupo, il lupo non è mai stato ripopolato appositamente in Italia e mi rendo conto di aver sbagliato nell'asserire questo. Sono passati degli anni da quando scrissi questi miei pensieri, e sebbene non siano molto cambiati, ho acquisito esperienze e conoscenze in materia faunistica. Sicuramente come hai detto te, il piano gestionale e di protezione del lupo ha fatto si che questo prosperasse in aggiunta ovviamente alla sua grande abilità adattiva probabilmente acquisita anche da ibridazioni con esemplari non tipicamente italici. Quindi mi rendo conto di aver sbagliato su tale argomento e chiedo scusa.

da Alberto Boretti  02/02/2021

Re: La gestione al tempo del lupo

HA HA AHAHAH HAHAHAHAHAH

da H AHA AHAHA  06/04/2017

Re: La gestione al tempo del lupo

@Flagg, senza ombra di dubbio uno dei pochi che ci capisce .......e tanto. Ciao.

da Annibale  11/03/2017

Re: La gestione al tempo del lupo

@Boretti sara' scomparso nella maggiorparte delle aree ma non si e' mai estinto. In Molise ed Abruzzo il lupo c'e' sempre stato. Quando andavo per funghi con i boscaioli del luogo, molte volte capitava di "incontrarlo". Tra virgolette perche' era il mulo a segnalarlo e qualche volta lo abbiamo visto per pochi secondi. Poi si dileguava in un attimo. Il fatto che adesso si avvisti facilmente, che non abbia paura dell' uomo, ci siano incidenti etc. etc. e' un cattivo segno e significa che ce ne sono troppi! E' troppo tardi per fare chiacchiere.....

@Annibale, di Zunino ci si puo' certamente fidare. E' una persona seria.

da FLagg  11/03/2017

Re: La gestione al tempo del lupo

Ciao Luca ti ringrazio per l'intervento e con assoluta umilta' ti rispondo che dopo lo sterminio nei confronti del lupo richiesto da Mussolini (argomento riportato anche nei "desiderara di Mussolini"), il lupo era sparito. Il ripopolamento e' stato effettuato intorno agli anni 70' e sono sicuro di quello che dico, non ho scritto questa cosa parlando a vanvera e ti invito ad andare a leggere tutta la storia riguardante il lupo in italia. Non so da quale regione vieni, magari li da te non si e' neanche parlato, sappiamo tutti che a livello di gestione faunistica tra ragione e regione ci corre un abisso

da Alberto Boretti  11/03/2017

Re: La gestione al tempo del lupo

Annibale io parlo del Molise alla fine degli anni 50. E' una storia vera non sono voci. Un collega di lavoro della persona che fu sbranata e' mio compagno di caccia alla lepre ed ha 87 anni!

da Flagg  11/03/2017

Re: La gestione al tempo del lupo

Ciao Flagg, girava una storia del genere e rapidamente messa a tacere a ridosso delle provincie di Genova ed Alessandria in un luogo dove i lupi gia in quegli anni stranamente abbondavano.....era negli anni 80 ca.....di quello scrivi??? Puoi confermare ???

da Annibale  10/03/2017

Re: La gestione al tempo del lupo

Ragionamento corretto e di buon senso. Il protezionismo estrema porta alla distruzione non alla conservazione di una specie. Se vai a leggere il mio commento di qualche giorno fa a proposito della stima fatta da alcuni dell'ENPA secondo i quali i lupoi in Italia sono ancora pochi, vedrai che arrivo più o meno alle stesse conclusioni. Le tue partono da dei dati tecnici e scientifici le mie solo dal buon senso.
Complimenti per quanto e come hai esposto il problema.

da Radames  09/03/2017

Re: La gestione al tempo del lupo

Boretti io non sarei tanto sicuro nell' affermare che il lupo non sia pericoloso per l' uomo. Aldila' di tutte le fesserie che scrivono anche i piu' noti studiosi, secondo i quali non ci sono piu' notizie in merito da oltre un secolo, dalle mie parti sono ancora in vita persone che testimoniarono e possono ancora testimoniare l' avvenuta uccisione di persona da parte di lupi. Si parla proprio di prove schiaccianti quale il rinvenimento dei vesititi e dei soli piedi che i lupi non avevano potuto sfilare dagli stivali! Nel momento in cui i lupi formano dei branchi sono pericolosi eccome anche per l' uomo. Solo una persona ingenua puo' pensare che non lo siano. Sono predatori!

da Flagg  08/03/2017

Re: La gestione al tempo del lupo

IL PROBLEMA NON SONO I LUPI, SONO GLI ITALIANI

da Marcello  08/03/2017

Re: La gestione al tempo del lupo

Si, ma come al solito, e soprattutto in Italia, le cose sono un po' più complesse. Viviamo in un sistema ecologico cosiddetto antropizzato. Che significa che le leggi della natura funzionano, se si tiene conto che leggi della natura sono anche gli interventi non solo materiali e dimensionabili contabilmente prodotti o indotti dall'uoma, ma anche quelli immateriali, difficilmente quantificabili come le opinioni. Quando poi ci si trova di fronte alla fake-news o alle post verità propolata da personaggi che inopinatamente dispongono di strumenti mediatici potentissimi, allora sì che è difficile porvi argine.

da petreus  07/03/2017
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