Il 19 aprile del 1969 a Kevelaer (Germania), nei favolosi terreni ricchi di starne e di troppo fagiani, venne disputata una memorabile edizione di Coppa Europa.
La squadra italiana, selezionata dall'avv. Giovanni Radice, era composta dai setters Arno di Valdidice del dott. Malagola condotto da Botto e da Trueba della Fagiana di Chiostrini condotta da Sinibaldi, e dai pointers Clastidium Clark e Falstaff del Cinghio, condotti dai rispettivi proprietari F. Grassi e M. Marcheni. Alla vigilia, Falstaff infortunato venne sostituito dal compagno di scuderia Gip 14°. nel collegio arbitrale, il giudice italiano era il Sig. De Angelis.
Per Arno fu un trionfo. In un terreno difficile, con vento gelido, pioggia, grandine e nevischio, gli riuscì di fornire una prova da grandissimo trialer, “con l'autorità e la classe che tutti gli riconoscono”, aggiudicandosi il primo posto col CACIT nella classifica individuale. Nella classifica a squadre, prima l'Italia davanti alla Svizzera.
Due anni dopo, la 21° edizione di Coppa Europa si corse il 4 aprile 1971 a Cigliano, nel Vercellese. Organizzazione perfetta, magnifici terreni ricchi di selvaggina e con giusta vegetazione.
La squadra italiana, selezionata da Giuseppe Fassio, era composta da Arno di Valdidice, Crismani Dick, Gip 14° e Clastidium Islo. Due setters e due pointers, come da tradizione.
Gli appassionati che non c'erano, hanno poi sicuramente letto la relazione di Ernesto Coppaloni, membro italiano della giuria, pubblicata sul numero di maggio del periodico Enci. “Giornata gloriosa: risultato magnifico, entusiasmante, non tanto per la radiosa vittoria italiana, a cui siamo abituati, ma soprattutto perché lo spirito della grande cerca è stato interpretato al più alto livello!”
Effettivamente, in quella “giornata gloriosa” Arno, con un turno strepitoso, vince la sua seconda Coppa Europa e diventa famosissimo.
Quello fu davvero un bel periodo per tutta la cinofilia. Anche in campo internazionale la nostra rappresentativa continuava a imporsi e l'entusiasmo era al massimo.
Poi all'improvviso, nel numero di maggio della rivista “Caccia e Pesca” esce un articolo-sassata a firma Gibi – Gianni Baldi, notissimo giornalista, allora ex direttore di Epoca, appassionato cacciatore e cultore della razza pointer, a proposito di certe manifestazioni va proprio giù di brutto: “Questo Arno, considerato un fuoriclasse, è uno dei più brutti setters che si siano mai visti, uscito quasi per caso da un allevamento che ha dato poco o nulla. È alto sulle gambe, sta nel quadrato come un pointer, ha i gomiti scollati, il pelo ruvido del cane da pagliaio e una testa rozza. L'addestratore Grandi, proprietario di Val d'Idice, per sdebitarsi con un dresseur di Ravenna, lo scelse da una cucciolata nata da una sua cagna, in un cascinale della Val D'Idice. E scelse il cucciolo più brutto e più 'bastardo', perché non voleva pagar caro il debito. Il dresseur cominciò a presentarlo a qualche garetta di caccia; un giudice d'occhio fino lo notò e lo segnalò all'attuale proprietario. Col nuovo padrone e l'addestratore Botto, cominciò per Arno una nuova vita, quella del campione”.
Quindici giorni dopo Adelio Ponce de Leon, da avvocato, difese il direttore della rivista in tribunale, dove l'aveva portato il sig. Malagola, proprietario di Arno. Poi, per fortuna, grazie alla sportività del sig. Malagola, la cosa fu risolta con una stretta di mano, ma rimasero invece pesanti strascichi polemici che, oltretutto, non fecero apprezzare quello che di veramente importante era stato scritto nello stesso articolo a proposito della velocità.
Baldi, infatti, fu il primo a tirare in ballo il problema di sempre: “la velocità, come intesa oggi, frenetica, forzata, spinta all'estremo, la velocità per la velocità, è a nostro parere un criterio sballato. Si finisce per selezionare levrieri e non cani da ferma. Degli idioti da corsa. Ci sembra che la cinofilia si sia messa su questa pendenza, lungo la quale rischia di rotolare”.
Inevitabilmente fu polemica accesa. Gibi e il giornale furono anche accusati, ingiustamente, di denigrare una grande vittoria italiana in Coppa Europa.
Quanto agli “idioti da corsa” venne anche fatto notare, in questo caso giustamente, che i triallers non erano necessariamente tutti idioti. Il commento fu: non tutti, certo,ma c'erano anche quelli. E più di qualcuno.
In proposito è anche difficile rendersi conto di quanti anni sono passati.