Piero Renei della Rena, raffinato cinofilo e cinotecnico, che ci ha lasciato nel 2010, non ha parlato solo di levrieri, e chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo sapeva già, per sommi capi, cosa avrebbe scritto nel suo bellissimo libro (I levrieri. Edit. Olimpia), quello che nella preparazione definisce “questi miei appunti”. I disegni invece, semplici ed efficaci, furono una sorpresa.
Prima parliamo di cani in generale, ripeteva spesso, poi scenderemo al particolare, a cominciare dalla classificazione: Ordine dei Carnivori, Famiglia dei Canidi, Genere Canis, Specie Cane Domestico. A sua volta la Specie si suddivide in Gruppi e questi in Razze.
Le cose su cui riflettere sono molte, proprio a partire dalla sua classificazione nella Scala zoologica: Ordine dei Carnivori. Significa, in pratica, che le sue caratteristiche e il suo metabolismo sono da mangiatore di carne e poiché le bistecche non si trovano sugli alberi, l'essere Carnivoro comporta anche l'essere cacciatore.
Nello specifico, per esempio, la ragion d'essere dei levrieri è stata quella della caccia veloce, a conferma che il Canide dovrà possedere una struttura adeguata ad un certo tipo di caccia, e modificarsi secondo le leggi dell'adattamento evolutivo. Da notare inoltre che questi cani, fra le centinaia di razze riconosciute, sono quelli che maggiormente si identificano con modelli di razze antichissime, e che hanno subìto modifiche piuttosto moderate. Se invece osserviamo l'antenato dell'odierno Boxer, troviamo un qualcosa tra il Bull-dog e il Mastino, il Pointer come un insignificante bracchetto e il Cocker un incrocio tra Epagneul e Setter, mentre il Levriere nel bassorilievo del Cellini (al Bargello) o quello disegnato dal Tiepolo, potrebbero ancora ben figurare in uno dei nostri rings.
Questa “immobilità” di forme è comunque un'eccezione e conseguente ad una perfezione funzionale.
Così il perfetto levriere non è perfettibile, ha detto e scritto diverse volte, mentre nel tempo e con scelte non sempre felici, si sono modificati i nostri ausiliari sia nella struttura che nella psiche, creando razze sempre più specializzate e più adatte ai nostri usi e necessità, fino a crearne di nuove, spesso inutili e irrazionali.
Parlando poi di “struttura adeguata” il riferimento alla andature era inevitabile, e per chi ascoltava anche piacevole. Siamo stanchi – ripeteva – di sentire definizioni sbagliate anche da chi non dovrebbe. Le andature sono la classificazione di movimenti progressivi prodotti dall'azione ritmica degli arti del cane e sono andature “camminate” quelle con almeno un piede in appoggio e cioè il passo, il tratto raccorciato e l'ambio. Sono invece andature “saltate” quelle con una fase di sospensione (nessun arto in appoggio): il galoppo, il trotto allungato e il salto. E soprattutto non sono né belle né brutte, mentre può esserlo il modo con il quale sono svolte, cioè il movimento.
Un trotto eseguito con portamento brillante, battute ben scandite, passo sciolto, adeguata spinta del posteriore e linea dorso-lombare ben ferma, è una andatura corretta.
Se invece il portamento è fiacco, le battute poco decise e la linea superiore “serpeggia” anche leggermente, l'andatura è eseguita con brutto movimento.
Parlando di giudizi e relazioni, ci riprendeva spesso, e con ragione. A proposito di brutto, bello, buono e cattivo dovreste avere un po' di discrezione. Buono è il gelato, ma non un movimento, una testa o una linea dorsale.
Grande, indimenticabile personaggio.