José Bové, deputato europeo per la lista francese di Europa Ecologica, leader no global, famoso anche per aver sfasciato un McDonald's, è un produttore di formaggio roquefort, ottenuto dal latte delle sue pecore, allevate nella regione del Lozère.
Anni fa, a sorpresa, con una dichiarazione pubblicata da Le Monde, Bové disse in chiaro che se i lupi attaccano un gregge, è lecito usare il fucile. “Non si può essere contro la desertificazione delle campagne, l'infinita espansione urbana e, al tempo stesso, a favore della creazione di spazi dove gli agricoltori non possono vivere. Si deve poter sparare al lupo, perché la priorità è quella di mantenere i contadini nelle zone di montagna”.
A suo tempo la dichiarazione fu ovviamente giudicata “pro domo sua”, ma su quella traccia, un gruppo di 21 deputati presentò in Parlamento una proposta di legge per permettere l'uccisione dei lupi, specie protetta dal 1973.
La notizia non fece scalpore neanche nella cartesiana Francia, perché nel frattempo era arrivata notizia che negli Stati americani del Wisconsin e Minnesota era già in atto un programma che prevedeva l'abbattimento di 600 capi su 4000 esemplari. In proposito la Timber Wolf Preservation Society fece rilevare l'assurdità di aver speso cifre enormi per ripristinare una popolazione di lupi per poi distruggerla di nuovo, e la Human Society of the United States fece ricorso contro la decisione con cui il Fish and Wildlife Service federale aveva tolto i lupi dalla lista delle specie protette. Le autorità federali risposero che i costi dei rimborsi per il bestiame ucciso erano ormai insostenibili, che le licenze rilasciate erano pochissime e che, tra l'altro, i cacciatori erano obbligati a fermarsi ai confini delle riserve degli indiani Chippewa, che avevano offerto asilo ai lupi.
Necessariamente fu fatto ripensamento alla situazione europea, che stimava in 250 i lupi presenti in Francia, 2500 in Romania, 2000 in Spagna e 800 in Italia. Aumento previsto 15% l'anno. I difensori dei lupi obiettarono che in rapporto ai numeri del bestiame (principalmente pecore) la percentuale di danno era molto bassa e gli indennizzi assolutamente sostenibili.
Passati alcuni anni, la questione si ripresenta in questi termini: da una parte sarebbe quindi dimostrato che i danni al patrimonio zootecnico sono minimi, e quindi pastori e lupo potrebbero convivere. Dall'altro ovviamente, tutto il contrario.
La cosa vera è che nel basso Lazio, Toscana e Liguria anche recentemente i lupi hanno fatto danni attaccando capre e pecore, oltre a sbranare, letteralmente, venti esemplari di pony Esperia, il rarissimo cavallino dal manto nero.
Al di là dei danni, delle precauzioni, e dei rimedi attuati o attuabili, anche chi non è direttamente interessato si domanda perché, negli ultimi anni, il numero dei lupi sia così aumentato, e i loro attacchi siano così frequenti e improvvisi anche in zone ritenute sicure.
E una domanda che, per ora, non ha trovato risposta: perché non hanno più paura dell'uomo?