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02/08/2008 

La diffusione del cinghiale ha consentito di riorganizzare la caccia in molte aree, soprattutto interne, offrendo occasioni di frequenti incontri; mentre lo stato di salute della fauna selvatica ha registrato per numerose altre specie di interesse venatorio, una notevole e costante riduzione di densità. Tuttavia la stessa capacità di adattamento del cinghiale in aree non vocate, continua a provocare gravi danni all’agricoltura senza che siano adottati adeguati indirizzi di controllo.
L’organizzazione di caccia al cinghiale, che prevede una pluralità di partecipanti nell’ambito di zone o distretti previamente assegnati, realizza la più adeguata attuazione del principio di caccia programmata.
Occorre, non di meno, prevedere l’assunzione di precise responsabilità nei confronti delle comunità insediate sul territorio per quanto in particolare riguarda il capitolo del risanamento dei danni.

Stefano Masini
(Responsabile Area Ambiente  e Territorio - Coldiretti)

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5 commenti finora...

Re: Organizzazione di caccia al Cinghiale

Si generalizza un pò troppo! Non si sa di cosa si parla! Ricordo che prima di essere cacciatori siamo persone diverse e uniche! Evidentemente il signore Andrea non ha mai "passeggiato" per cinghiali ne conosce le speculazioni di alcuni agricoltori (solo alcuni). Che ci siano persone ripugnanti si sa e ci sono in tutti i campi! Vergognoso è sentire generalizzare nel terzo millennio non sentirsi cacciatore.!!!!

da minos  21/10/2008

Re: Organizzazione di caccia al Cinghiale

per mastro andrea
buong giorno mi chiamo federico e vado anche di cinghiali!
prima di esprimere pareri così drastici provi ad entrare nel mondo dei cinghialai , quelli veri , e si faccia delle esperienze sue personali. posso assicurarle che cambierà opinione sia sui cacciatori di questi tanto odiati animali e anche sui suoi cari amici agricoltori. la prego di non interpretare il mio commento al suo intervento come una critica ma solo come uno spunto per una piccola riflessione !!!!
saluti.

da federico  11/09/2008

Re: Organizzazione di caccia al Cinghiale

non concordo assolutamente, i contadini secondo i cinghialai dovrebbero solo essere daccordo a nutrire tantissimi animali senza mai chiedere i danni, dalle mie parti questi cacciatori, se cosi si possono definire, definiscono tutti quegli agricoltori che si lamentano dei danni dovuti alla notevole popolazione di cinghiali, caprili ecc. come degli "spacca marroni", termine del tutto emiliano e sopratutto offensivo per i cacciatori VERI e tradizionale come me!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Attenti cari cinghialai, prima o poi per un motivo o per un altro i contadini spacca marroni come li definite troveranno il sistema di non vedere piu i loro territori fonte reddito CALPESTATI da inutili e alloctoni animali quali cinghiali, caprioli, daini ecc. e dagli ancora meno utili CINGHIALAI , bravi solo a cacciare in BRACCATA, GIRATA, IN SELEZIONE ED IN PIANO DI CONTROLLO abbattendo non animali selvatici nutriti e cresciuti nel terreno di altri e macellando quintali di carni.
oltre al danno anche la beffa, la rivalità fra squadre impone di pasturare gli animali per tenerli dentro alla zona di girata, braccata, o di piano di controllo, naturalmente la pasturazione avvine in terreno di agricoltori che si vedono ancora piu martoriato il priprio terreno da rumate appositamente volute dai cacciatori stessi.
VERGOGNA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! a volte mi vergogno di essere un cacciatore, anche se non pratico questa forma di caccia, da parte mia posso solo chiedere scusa agli agricoltori e sostenerli con tutta la mia solidarietà.

da mastro andrea  04/09/2008

Re: Organizzazione di caccia al Cinghiale

Sono daccordo contadini e cacciatori insieme per salvare l'ambiente.

da Gino da Pontedera  06/08/2008

Re: Organizzazione di caccia al Cinghiale

Caro Stefano, Lei ha ragione, il cinghiale non conosce ostacoli avendo capacità di adattamento ad ogni habitat e la caccia organizzata e programmata è senza dubbio ulcuno la strada da percorrere e migliorare, cosi come equilibrio tra fauna e territorio. Altro capitolo è il risanamento dei danni. Là dove un'agricoltura intensiva ed a volte oserei dire scellerata, solo figlia di sovvenzioni annuali comunitarie che togliendo colture tradizionali per inpiantarne di nuove finanziate, senza soluzione di continuità, automaticamente fà si che venga a mancare il territorio vocato a quella specie e la fauna selvatica, come Lei dice, va in costante riduzione di densità. Allora se continuiamo solo a risarcire i danni provocati dal cinghiale e magari anche dallo storno, come già avviene, il problema non finirà mai. La soluzione a mio avviso è semplice, lapalissiana se vuole, gli esuberi di diffusione della specie vanno tolti e la caccia è strumento unico per farlo. Che lo si usi, anche fuori dei tempi legiferati per l'attività venatoria. Certo non potremo mai togliere interamente i danni causati ma ridurli certamente si, nel rispetto di una giusta densità di sopportazione per ciascuna area. E con quei soldi risparmiati sovvenzionare fasce di rispetto - 15/20 mt - da lasciare incolte, tra un appezzamento di coltura e l'altro che diano la possibilità di ricreare l'habitat necessario alla lepre come al fagiano in un territorio ormai super specializzato come il nostro. Il futuro passa attraverso collaborazioni sempre più strette tra il nostro mondo e quello agricolo, in molti lungimiranti lo stanno già facendo e questa a mio giudizio, per il bene di tutti cacciatori e non, è la strada da percorrere.

da Luca da Grosseto  03/08/2008
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