Il Parco Nazionale della Majella ha diffuso un comunicato stampa in cui annuncia l’apertura di un iter per ampliare ulteriormente l’area protetta. Peccato che, onestamente per le sue finalità, il Parco della Majella così come per tanti altri Parchi italiani sia fin troppo grande, avendogli inserito aree o zone che non meritavano affatto di farne parte, perché, se così fosse, allora bisognerebbe riconoscere che non vi si angolo d’Italia che non lo meriti!
Quello di cui ha invece bisogna il Parco della Majella, così come quasi tutti i Parchi Nazionali e Regionali italiani, è un suo ridimensionamento, e proprio per dare soddisfazione a quelle “popolazioni e istituzioni locali” che si dice di voler favorire imponendogli altri inutili vincoli! Perché è questo il problema: se i vincoli proposti sono o non sono utili per la finalità che un Parco Nazionale serio deve avere; che non è tanto lo sviluppo del territorio e dell’economia locale che deve garantire, quanto la conservazione di patrimoni naturali e culturali che, privi di vincoli, rischierebbero la sparizione o il depauperamento (ma che nelle zone esterne essi non sussistono!).
Quello che viene definito “nuovo motore di sviluppo” è proprio il cancro che l’istituzione del Parco aveva ed ancora ha il compito di bloccare! Quindi, non è estendendo ancora altri vincoli a territori di scarso valore ambientale che li si difende! Perché proprio l’ampliamento del Parco frenerebbe proprio quel “motore di sviluppo” che si dice di voler mettere in moto! I Sindaci e le amministrazioni comunali che si dice di voler coinvolgere in quest’iniziativa sappiano che un loro SÌ sarà la nassa in cui infileranno i loro paesi e i loro cittadini, perché l’attuale legge sulle aree protette (la nota 394/1991, che necessità di revisioni non da poco, e proprio in senso liberaldemocratico) se prevede il loro assenso per divenire Parco, non prevede che poi se ne possa più uscire! Una volta Parco sarà Parco per sempre!
Per assurdo, proprio quel vincolo che meriterebbero le parti selvagge dell’attuale Parco Nazionale della Majella, ma che le stesse autorità del Parco si guardano bene dal richiedere, visto che sarebbe un vincolo anche per loro! In America nessuno ha mai chiesto di ampliare gli storici (e che storici!) Parchi Nazionali di Yellowstone e di Yosemite sebbene circondanti da zone selvagge che, appunto, proprio perché meritavano una difesa, onde evitare eccessi di penalizzazioni per i propri cittadini fruitori, li hanno designati in Aree Wilderness e non già annesse ai Parchi!
E così ha fatto la più vicina a noi Finlandia per le sue aree protette della Lapponia. Ed anzi, hanno “sottratto” ai manager dei Parchi anche le aree selvagge degli stessi, affinché, con la stessa motivazioni che oggi adduce il Parco della Majella, non vengano utilizzate per “lo sviluppo di nuove economie”. Se tali sviluppi sono, come effettivamente sono, necessari, allora non le si vincolino a Parco Nazionali, ma le si lascino libere, in aree esterne semplicemente soggette alle leggi paesaggistiche, faunistiche e forestali attuali, più che sufficienti per garantirne e lo sviluppo e difenderle da eventuali eccessi di sviluppo.
Lo stesso orso marsicano non ha bisogno di nuove aree Parco, ma di una gestione agronoma per quelle parti che non meritavano di essere inserite in Parchi, e di quelle ora ad essi esterne che le si vorrebbe inglobare per mero ingordigia di potere e per poterle chiudere alla caccia (l’ultimo dei problemi dei Parchi, soprattutto oggi con una incontrollabile crescita delle popolazioni faunistiche!); bensì di una maggiore difesa delle parti selvagge al loro interno, caso mai acquisendole alla pubblica proprietà in tutti i modi possibili e legittimi.
Non è imponendo vincoli ai territori liberi e privati che si incentiva l’economia! Parchi più piccoli, ma Parchi più seri, dovrebbe essere, caso mai, lo spirito guida della “nuova consapevolezza” ambientalista. Non si crea economia impedendo lo sviluppo nelle aree che lo meritano e che si riconoscere avere “particolari vocazioni produttive”, mentre non si conservano degnamente quelle che lo meritano (un ossimoro grande come un grattacielo!).
Non per nulla, è quanto meno strano che nel proporre un ampliamento del Parco Nazionale della Majella, si parli di “tavoli di concertazione” senza aver prima almeno già indicato quali zone si vorrebbe annettervi, quasi si avesse paura della reazione di quegli abitanti locali che si dice di voler favorire! O proprio di queste reazioni si ha paura? Ma che sarebbero solo segno di correttezza e di giusta interpretazione delle regole liberaldemocratiche che tanto spesso in Italia latitano!
Franco Zunino
Segretario Generale AIW