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12/02/2024 

1. Al solito, tutti esperti di lupi! Ora ci si è messo anche il nuovo comandante regionale dei Carabinieri Forestali della Liguria a sostenere, si spera in buona fede ma comunque disinformando, in merito alla pericolosità dei lupi. Peccato che poi si sia dilungato (la cosa è avvenuta in una conferenza stampa) ad esaltarne la sua utilità biologica ignorando però i danni che i lupi arrecano agli allevatori e a proprietari di cani, con tutte le conseguenze economiche del caso (che quasi sempre restano a carico di chi subisce aggressioni e danni). La cosa grave è che egli ha di fatto smentito quanto 18 autorevole esperti europei hanno riportato nel loro noto (ai soli esperti, e ben tenuto nascosto!) “The fear of wolves: A review of wolf attacks on humans” (La paura dei lupi: storiografia di attacchi di lupi agli uomini), rapporto edito nel 2002 da un istituto di difesa ambientale norvegese e edito con il contributo del Ministero dell’Ambiente. E sì, purtroppo, il lupo in Italia continua a restare animale tabù. Peccato, perché in fondo riconoscere le problematiche esistenti nel mantenere una popolazione vitale di tale animale anche nel nostro iper-urbanizzato e popolato paese, non vuole dire volerlo sterminare, ma solo mantenerne la presenza numerica al giusto livello di sopportabilità ambientale e sociale come avviene in tutti i paesi del mondo con popolazioni di lupi.

2. Sempre sui lupi, recentemente da qualche parte si è letto che in Italia gli studiosi da una parte abbiano conteggiato 600 lupi feriti o uccisi (cifra che è logico pensare che la si possa benissimo raddoppiare, senza tema di sbagliare!), e dall’altro sostenere che i lupi in Italia sono solo 3.300. Ecco, lasciamo perdere i dati, ed utilizziamo la logica: è mai possibile questa proporzione? Perché è ovvio pensare che se la prima cifra è basata su dati reali, significherebbe il 18% della popolazione (e se fossero il doppio, come probabilmente sono, ben il 36%)! Cosa che ci porta a ragionare che la cifra sbagliata non è questa, ma i 3.300 lupi (che peraltro, ribadiamo, numero che fa a pugni con la biologia della specie e la stessa matematica!). Come già furono sbagliate le cifre precedenti dei 100 lupi nel 1970, dei 1.000 lupi diversi anni dopo, poi passati a 2.000 fino a pochi anni or sono; così, schioccando le dita e facendolo credere a tutti con la certificazione di verità basata sulla notorietà di chi dava questi numeri! In pratica, il lupo italiano sarebbe la popolazione a più bassa crescita riproduttiva del mondo e quella a più alta mortalità! Poveri montanari e pastori e allevatori, rassegnatevi, in Italia, destra o sinistra, il lupo continuerà ancora a lungo a campare sulle vostre spalle (leggasi portafogli).

3. Strano il comunicato buonista diffuso dal Parco Nazionale d’Abruzzo in merito alla consistenza numerica dell’Orso marsicano nel 2023 ed in particolare sulla nascita di 16 nuovi orsetti! Come non pensare: Dio mio, fosse vero! Ci sarebbe da esultare! Ma come si può esultare di un comunicato tanto positivo quanto strano, lacunoso, tardivo, confuso, impreciso, contraddittorio, apparentemente mistificatorio e anche omissivo? Strano, perché è, appunto, quanto meno strano che un tale POSITIVO comunicato dopo anni di polemiche sia tanto breve: poco più di una decina di righe, almeno per quanto riportato dai media! Lacunoso, perché non vi si dice in quali località (vallate, montagne, pur generiche) i cuccioli di orsi neonati siano stati segnalati (una riservatezza che non ha ragione d’essere, vista la genericità del dato, ma che almeno dava un crisma di veridicità). Tardivo, perché se è vero quello che il comunicato riporta, lo si poteva benissimo diffondere almeno nel tardo autunno; ed anzi era proprio il caso vista la preoccupazione che tanti hanno della sopravvivenza di questa popolazione di orsi. Impreciso, perché non si dice a quante femmine di orso i 16 cuccioli (“2 poi morti”) si accompagnavano (anche questa una notizia che non ha alcun bisogno di tenersi riservata). Contraddittorio, perché durante tutto lo scorso anno (2023) ben poche volte sono giunte e state diffuse notizie di avvistamenti di cuccioli neonati: e ciò è quanto meno strano per un animale di cui tanti si preoccupano e per le tante polemiche sul rischio di estinzione di cui si è letto sui media! Confuso, perché la notizia si mischia con dati di scarso interesse: ore di osservazioni (quando a volte basta una sola osservazione e la località), numero di immagini scattate da foto-trappole (quando importante non è tanto il numero quanto cosa rappresentano), il numero degli avvistamenti (come se fossero importanti, quando importante può essere solo il primo). Apparentemente mistificatorio, perché si dice che siano nati tutti “nell’area del Parco Nazionale d’Abruzzo”, quando è notorio che in Abruzzo gli orsi marsicani vivono ormai in gran parte (forse la massima parte) fuori dall’area protetta del Parco Nazionale d’Abruzzo; quindi, cosa si deve intendere per “area del Parco”? Perché ci è difficile credere che tutti questi 16 cuccioli siano nati da femmine entro i confini del vecchio Parco e nessuno nelle località in cui si è sbandata la popolazione. Omissivo, perché è quanto meno strano che ad una tale buona notizia non sia stato aggiunto almeno la notizia che tutti si aspettavano di legge in conclusione: in totale (neonati, giovani e adulti) quanti sono gli orsi marsicani viventi che formano la popolazione? Peccato, perché per le ragioni suddette, il desiderio di esultanza ci viene frenato dal dubbio. Dai troppi dubbi. Ecco, forse è il caso che il Parco diffonda un comunicato più preciso, affinché i dubbi si dissolvano. Perché sono i dubbi, le cose poche chiare, che di solito fanno perdere ai cittadini la fiducia nelle autorità. Non ci resta che sperare che quanto comunicatoci si riveli verità, cosa che si potrà comunque presto verificare nell’imminente primavera del 2024. Perché non sono solo studiosi, guardiaparco e guardie forestali quelli che si aggirano tra le montagne del Parco, e se gli orsi ci sono, qualcuno li deve pur incontrare (magari, purtroppo, nei paesi!).

4. Anche i popoli incontattati del “continente” indiano non hanno pace! Uno sviluppo urbanistico e sociale è previsto per l’Isola di Gran Nicobar da parte del governo indiano. Un’isola quasi sperduta nel Mare Arabico, dove gli unici abitanti con diritti reali sono il popolo Shompen (uno dei popoli più isolati della Terra) formato da circa 300 persone – cacciatori/raccoglitori che vivono nelle foreste pluviali del suo interno – che così rischia lo sterminio. Un vero e proprio genocidio lo considerano Survival International e le 7.000 persone che hanno già scritto al governo indiano per protestare: «Il progetto da 9 miliardi di dollari che il governo indiano ha varato per l’isola comprende un porto gigantesco, una nuova città, un aeroporto internazionale, una centrale elettrica, una base di difesa, una zona di industriale e l’arrivo di 650.000 coloni – con un aumento della popolazione di circa l’8000%»! Un investimento che probabilmente coinvolge non pochi poteri finanziari del mondo, per trasformare Gran Nicobar in una nuova Maldive! Ecco, è una cosa che dovrebbero sapere i tanti frequentatori di questi “paradisi in terra” che quasi sempre sono stati realizzati a spese di tanti popoli locali per il benessere di ben pochi di essi e piuttosto per l’arricchimento dei finanziatori stranieri!

5. Nel Veneto si sta diffondendo un’altra forma di svilimento della natura selvaggia delle montagne. Ovviamente dietro c’è la solita politica, i progetti finanziari e gli appalti: posizionare casette prefabbricate in località d’alta quota dove far soggiornare pochi amanti delle montagne con tanti soldi e tante esigenze di benessere e comodità. Le hanno chiamate “stanze panoramiche”. Ne potrebbero sorgere 172 sparse in tutte le Alpi venete: “non si può ridurre le vette a luoghi del turismo luxury” protestano gli ambientalisti veneti, ed hanno ragione. “Stanze di vetro e legno ed altro materiale, anche innovativo, ecosostenibile o comunque di basso impatto, collocate stabilmente al suolo caratterizzate da un elevato rapporto tra superficie finestrata e quella del pavimento”. Dovrebbero essere posizionate in Comuni al di sopra dei 1600 metri, in località che consentano al turista “di osservare in modo particolarmente ampio sia il paesaggio circostante, sia il movimento degli astri del cielo”. E sì, ci vorrebbe proprio Fantozzi! Cosa non si studia, pur di spendere soldi e mettere mano ovunque a ciò che resta del mondo naturale! D’altronde, si sa che in Italia neppure le montagne nelle aree protette godono di garanzie di sicura preservazione. In America è a seguito di cose del genere che qualche saggio (anche in Parlamento!) ideò e promulgo quel vincolo assoluto di inedificabilità (unico al mondo!) che chiamano Wilderness Act! E non fu per favorire costruttori e faccendieri turistici, ma proprio per porre loro un veto di principio! Speriamo che anche nel parlamento regionale Veneto in tanti si oppongano almeno a queste fantozziane .......te!




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