Ph © Jaroslav Kunčík
Per avvalorare le giuste campagne contro il bracconaggio, fenomeno che solo la caccia regolamentata può realmente contrastare, c'è chi (vedasi link) non molto tempo fa è arrivato a scrivere niente meno che il pettirosso, specie protetta in Italia, è in grave pericolo e rischia addirittura l'estinzione a causa del bracconaggio. Balle. Iucn classifica il pettirosso come least concern (minima preoccupazione). Con una popolazione globale che va da 130 a 200 milioni di individui (di cui il 90% in Europa), il trend della specie risulta essere in crescita in maniera costante dal 1980.
Dunque no al bracconaggio sempre e comunque ma no anche alla mistificazione della realtà per colpire maggiormente i lettori. L'articolo su menzionato cita un recente studio di Science che ha stimato la perdita del 29% degli uccelli del nord America, lasciando però intendere che è il bracconaggio una delle principali cause di questa situazione.
Le cause principali in realtà sono altre: perdita degli habitat, cementificazione e uso di pesticidi in agricoltura. Le stesse dunque emerse anche da analoghe ricerche sul calo degli uccelli in Europa e nel resto del mondo, a cui si aggiungono le predazioni (in cima alla lista i gatti domestici) e gli impatti con le pale eoliche, vetrate e altre barriere architettoniche.
Contro il bracconaggio, soprattutto nelle valli bresciane e in altre zone battute da bracconieri, sappiamo che ci sono fior fior di nuclei operativi impegnati sul campo. Ma cosa stiamo facendo realmente per contrastare le vere cause di perdita di biodiversità? E dove sono gli articoli indignati nei confronti di chi inquina e deturpa gli habitat degli uccelli?