La crociata contro la caccia in Italia compie giusto 40 anni. Esattamente nel 1978 il Partito Radicale propose il primo referendum anticaccia bocciato dalla Corte Costituzionale. Al quale ne sono seguiti tanti altri alcuni anche celebrati e vinti dall’astensionismo.
Da allora ogni anno, ogni mese, ogni giorno chi pratica la caccia è stato dipinto come un mostro. Essere cacciatori vuol dire essere appestati almeno in Tv e sui giornali.
I portatori di interessi che dovevano tutelare il buon nome della caccia e le nobili tradizioni della cultura rurale -parlo di associazioni venatorie, commercianti e industriali del settore - in Italia NON HANNO MOSSO UN DITO O MEGLIO NON HANNO SPESO UNA LIRA O UN EURO. Si sono limitati agli inutili comunicati sulla stampa di settore e alla “politica degli Assessori” per tirare avanti accettando sempre più limitazioni anche le più assurde dicendo sempre “meglio poco che niente”.
In Francia invece data dagli anni 80 la prima grande campagna mediatica “LA CHASSE C’EST NATURELLE” costata milioni di franchi all’epoca. Alla quale ne sono seguite molte altre fino alle manifestazioni di piazza in difesa della ruralità. Non stupiamoci quindi se oltralpe i cacciatori se la passano meglio!
Ma c’e’ di più: come è possibile che il Mondo venatorio italiano non abbia partecipato ad una sola battaglia ambientalista? Come è possibile che abbiamo lasciato questi temi alle associazioni ambientaliste e animaliste anticaccia? Perché è evidente che se questo spazio (a suo tempo) lo avesse occupato il Mondo Venatorio gli ambientalisti saremmo stati noi.
Purtroppo le AAVV italiane portano per intero sulla schiena queste enorme responsabilità insieme a commercianti e industriali del settore.
Fino a che i numeri dei cacciatori erano tali da garantire comunque la sopravvivenza delle caccia siamo andati più o meno bene avanti, via via che cala il numero diventiamo meno interessanti per la politica. E gli attacchi si fanno sempre più virulenti e sempre più difficili da respingere.
La ciliegina sulla torta è che ancora le aavv stanno a farsi la demenziale guerra del socio perché ogni socio porta circa 25 miserabili euro di “utile” e qualche presidente si accredita con la politica in base ai propri soci.
Il futuro quindi si fa breve. Ma ancora nessuno dei portatori di interesse ha suonato la campana a martello.
Quando tutto sarà finito (almeno la caccia come la abbiamo conosciuta noi e non quella a nutrie corvi e schifezze varie) non prendiamocela con i mamone di turno.
Il vero nemico è stata la nostra totale incapacità e miopia.
Gianni Colzi