Mancavano le autorizzazioni, così le gabbie installate per la cattura dei cani randagi sul Monte Argentario, in provincia di Grosseto, sono rimaste inattive per settimane. Acquisiti i nuovi permessi da Ministero e Ispra, le catture (o per meglio dire, i tentativi di cattura) possono riprendere. Nei primi dieci giorni di attività infatti, pare che nessun animale si sia fatto trarre in inganno dalle esche di carne. Le catture dovranno continuare per almeno trenta giorni.
"Se dovesse verificarsi la cattura di un ibrido – dichiara l'Assessore Remaschi – si può pensare di proseguire anche dopo la scadenza, altrimenti saranno fatte delle valutazioni anche con i carabineri forestali e la prefettura. Gli ibridi, qualora catturati, sarebbero sterilizzati e messi in cattività, mentre i lupi sarebbero liberati nelle zone più consone e non in Feniglia».
Per Umberto Amato, assessore argentarino e consigliere provinciale alla caccia, la presenza dei predatori sembrerebbe comunque essere drasticamente ridotta. "L’attivazione delle gabbie è in ogni caso ripresa come in precedenza – sottolinea Amato – ovvero con la collaborazione con Regione, Provincia e Comune. I vigili urbani sono pochi e occupati nelle loro mansioni, quindi abbiamo delegato il controllo alla Racchetta. La Provincia si coordina con questi soggetti per il controllo, poi se dovesse verificarsi qualche cattura saranno loro, assieme alla Regione, a intervenire a seconda dell’animale in questione. Comunque in questo periodo non si stanno verificando segnalazioni né avvistamenti con le fototrappole della Provincia".
A marzo scorso il Ministero dell'Ambiente aveva negato di aver autorizzato alcunchè, sottolineando che la cattura di randagi non è sottoposta a queste procedure. Un comunicato del Dicastero aveva evidenziato che “la fattispecie sottoposta all’esame”, cioè i cani randagi, “non è soggetta ad autorizzazione”, da parte del ministero.