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Glossario di Cani da penna - Lettera C


mercoledì 9 settembre 2015
    

Dal "Dizionario della Lingua italiana di Caccia" di Plinio Farini e A. Ascari, Garzanti 1941.

Riproposto da Edoardo Mori.
 
Camminare in sospetto
Il muoversi cauto a naso alto e aspirante del cane, quando nella cerca ha sentito qualche alito di selvaggina, ma non riesce a intendere donde gli venga e da qual distanza.

Canaio
chi custodisce o alleva cani per venderli. Così, e giustamente, il Fanfani e Frizzi seguito dal Petrocchi. Il primo però annota che «è voce dell'uso familiare, e che in pulita scrittura, suonerebbe meglio canattiere».Ma è più giusto dire che canaio ha veramente nell'uso e nella lingua logica il significato dato nella definizione, e Canattiere quellovenatico di conduttore e aiutatore dei cani durante la caccia. (V. Cinghiale).

Canattiere
v. Cinghiale e Fiere in genere.

Cane da bosco

dovrebbe intendersi specificatamente quale cane da pelo, ossia per cane da fiera, perché in antico al bosco si cacciavano solo le fiere. Sarebbe dunque sinonimo di Montiero. Ma oggi, che ne' boschi si caccia anche a penna, può significare cane abile a cacciar beccacce o lepri con lo schioppo. Analoga è la denominazione Macchiaiolo, che dice cane abile a cacciar nella macchia, così a pelo come' a penna.

Cane da cerca
alcuni usano questo modo per denominare il cane da caccia, ma' non s'accorgono di dire una cosa senza senso; giacché prendono la cerca quale un fine, mentr'essa non è che un mezzo. Lo scopo del cane è il trovare non il cercare. È dunque una denominazione errata. Infatti tutti i cani venatici in genere cercano, ma ciascuno di essi con uno scopo diverso relativamente al cacciatore, che servono: il cane da leva cerca per levare gli animali; quello da punta per dimostrare dove si trovano, quello da ferma, oltre questo, per darne la distanza al cacciatore, e la sicurezza della propria immobilità assoluta, lasciando a lui l'arbitrio intero di impadronirsene come meglio gli piaccia. È dunque giusto denominare ognuna di queste razze dal fine, per cui si usano, giacché rimane del tutto inconcludente dire «Cane da cerca»se non si aggiunge che cosa cerchi e perché. Del resto, se sottilizzando si possono escludere da la categoria dei cani da cerca quelli da giungere e quelli da presa; convien però tener conto che anche questi, quando cacciano da soli, cercano a occhio, e a fiuto come tutti gli altri. E per primi quei levrieri, che erroneamente molti, così a orecchio, dichiarano privi di olfatto.

Cane da leva
quello da penna che non punta e non ferma, ma cercando sempre assai presso al cacciatore, si dà a braccheggiare ardentemente quando si sente vicino a un uccello bono, e finisce col levarlo. ‑ Alcuni di essi rimangono del tutto muti al levarsi dell'uccello; altri ne danno avviso con un piccolo abbaio detto Scagno di leva. ‑ Questa caccia si fa con lo schioppo.

Cane da palude o da Acqua
Convien distinguere però tra cane fermatore in palude e cane da riporto o da leva buono per l'acqua.
Ricordare che i cani superiori quali i setters sono bravissimi per la palude, ma, se soffrono meno dei pointers (non adatti a l'acqua) soffrono poi per la difficoltà di asciugarsi il pelo, che è lungo. Finora non si è trovato un metodo veramente utile o efficace ad asciugarli. E la caccia in palude si fa d'inverno!

Cane da penna

È quello singolarizzato da l'uomo con l'ammaestramento e la selezione a cacciare solo alcuni uccelli, trovando il luogo, dove essi si nascondono e dimostrandolo al cacciatore con segni mimici, che si chiamano, punta, ferma, leva, attorniamento. Da tali segni appunto prendono nome i nostri cani da penna; i quali, in, ordine discendente per valore e attitudine naturale o acquisita, vengono denominati cani da ferma, da punta, da leva, attorniatori. Le altre doti sono tutte meno importanti, perché non dimostrative né conclusive quanto queste elencate. (V. storia).

Cane da prato
quello atto naturalmente o per educazione a cacciare ne' prati. E così dicesi da montagna, da pianura per determinarne le attitudini a' vari luoghi.

Cane da rete
il cane che, ammaestrato a fermar quaglie da prendersi vive, coprendole dinanzi a lui con lo stràscino, ha acquistato non solo una ferma sicurissima, ma anche la virtù di saper designare con essa il punto quasi esatto, dove l'animale si trova. Nel latino medievale Canis de rete e anche a rete; nell'italiano antico anche bracco da rete o bracchetto. Erroneamentetrovasi di rete (Gallo). È creazione dei falconieri. Si noti bene. In questa designazione data dal cane da rete con la ferma c'è la prova della superiorità pratica, che l'ammaestramento fatto al cane con lo stràscino è il più utile fra tutti quelli, che sono stati e sono usati. Storicamente si deve ad esso se il cane, al quale la natura ha dato per istinto il puntare, ha acquistato la Ferma,ossia, la rinunzia assoluta all'assalto. Il puntare naturale era un'indicazione, ossia un segno mimico, pel quale l'uomo intendeva che il cane aveva dinanzi un eccello o altro animale. Ma, quando il cacciatore profittando di quella brevissima sosta, pensò di usufruirne a catturar lui quell'animale, sottraendolo all'assalto incerto del cane col mezzo più sicuro di coprirlo con una rete, il cane intese a poco a poco, che l'opera sua doveva ridursi ad una indicazione sempre più perfetta del luogo dove l'uccello si trovava. E, in parecchi secoli di esercizio, imparò a compiere 1'indicazione semplice del puntare, inesattissima per quanto riguardasse la distanza dell'animale puntato e il luogo, con la designazione conclusiva della ferma. La quale assomma in sé tre indicazioni: la prima che il cane con l'immobilità assoluta, ossia con 1'irrigidimento di tutti i membri, cede al padrone ogni atto di cattura; la seconda, che esso cane è giunto, puntando, così presso all'uccello, che ogni suo moto ulteriore lo farebbe fuggire; la terza, che spetta allora al cacciatore (tenendo conto della usuale potenza di olfatto del cane stesso, in relazione con le singolari condizioni del terreno e dell'aria) d'intendere con grande approssimazione il punto, dove può trovarsi l'animale fermato. Ora tutto questo è non solo una indicazione, ma anche una dimostrazione e designazione topografica, che fa arbitro il cacciatore cosciente sia di catturare l'uccello con la rete, sia di renderne il tiro con lo schioppo facilissimo; inquantoché lascia piena facoltà all'uomo di levarsi la selvaggina da sotto i piedi, col vento che più gli torna favorevole, e mandarla verso quella parte, dove il tiro gli torna più comodo. Perciò, fin dal milleseicento fu rilevato che il cane da rete, anche nella caccia con lo schioppo è sempre superiore all'altro, che non abbia avuto questa scuola veramente perfezionatrice e praticamente più conclusiva di ogni altro ammaestramento. ‑V. Storia.

Cane da Riporto
quello educato a trovare gli animali feriti o uccisi dal cacciatore e riportarglieli senza danneggiarli in alcun modo' coi denti (a fior di labbra). In Inghilterra ne han creata una razza a parte, Retrivers, ma per noi italiani è una superfluità. Ogni cane, anche il bastardo più misero, diventa riportatore meraviglioso, se lo si sappia ammaestrare. Il Riporto è antichissimo. I Greci, scrittori diligentissimi, ne fanno menzione come di una virtù insegnata da l'uomo ed acquisita al cane da pelo. (V. Oppiano o. c. I, 525). Marziale poi ci ha asciato i versi che esaltano questa virtù canina «Non sibi sed domino venatur vertagus acer, Illesum leporem qui tibi dente feret». Dai quali versi impariamo che anche al cane da leva e seguito (segugio o bracco) s'insegnava il riporto.

Cane da Ripulita
quello di cui ci serviamo per ripassare un terreno già cacciato da altri a trovarci gli animali sfuggiti alla cerca dei precedenti.

Cane da schioppo
è una determinazione che si usava in contrapposizione a Cane da rete (v. q. v.) per significare cane meno perfetto nella punta e nella ferma, che il cane, col quale possono prendersi quaglie vive con la rete detta Stràscino. La ragione tecnica e pratica di questa contrapposizione è la seguente. A cacciare con lo schioppo può usarsi sia un cane da leva, sia un cane che abbia solo la punta, e manchi della ferma giacché la designazione esatta del punto (o metro quadrato) dove si trovi l'animale puntato, e che solo vien data al cacciatore esperto da la ferma vera e propria, non è punto necessaria al cacciatore con lo schioppo. Per questo basta che 1'animale gli si levi da vicino, e suppergiù nella direzione, verso cui il cane punta o guarda. Ma per l'uccellatore a stràscino, ossia a rete, siccome esso deve coprire con una rete non superiore per ampiezza ai cinque o sei metri quadrati, così è necessario che la designazione del luogo esatto in cui trovasi l'uccello puntato sia data da una ferma non solo più che solida, ma tale, che l'uomo, tenendo conto delle condizioni del terreno e dell'aria e della potenza di naso del cane stesso, sia capace di appostare con grandissima approssimazione il punto, dove si trova la quaglia da coprirsi. Conseguenza: un abile colpitore con un cane, che, pur non riescendo a dare questa esatta designazione, trovi, levi, segnandoli prima con lo scagno o con qualsiasi altro avviso, molti animali, può fare un ottimo carniere, a condizione però che sia favorita da luoghi non difficili a cacciarsi. Che, se il cacciatore sia poco abile tiratore, o i terreni, dove si caccia, presentino difficoltà di designazione al cane o pel loro rivestimento erbaceo e arboreo o per qualunque altra ragione: sia pur con un cane puntatore e fermatore ma non perfetto, qual è quello da rete, anche i più forti tiratori perderanno o sbaglieranno la maggior parte dei tiri. Ciò perché gli uccelli si leveranno o da dove non si credeva che fossero, o a distanze, che rendono difficilissimi anche i tiri alle quaglie meno veloci. Quanto a la storia di questa denominazione, che pur 1'Arkwright attribuisce a Espée de Selincourt, ha parecchi dubbi che sia proprio nostra e del tutto. Me ne persuadono il fatto ch'essa è stata ed è vivissima nei nostri dialetti romagnoli ed emiliani; che l'uso dello stràscino è prima italiano che straniero; e che Vincenzo Tanara, certo prima del 1683, vantava la superiorità del cane da rete su quello da schioppo. Anche qui un pocolino di autarchia non guasterebbe.

Cane da Tutta Caccia
quello ammaestrato a cacciare ogni specie di uccelli, dovunque si trovino; ed anche la lepre, che è il quadrupede più comune per noi.

Cane da uccello

fu così chiamato il bracchetto o catello (segugio) che nella falconeria più alta si dava per aiuto al falcone quando cacciava; perché nel gergo falconiero il falcone, per antonomasia, era chiamato uccello. Il compito di questo cane era quello di seguire il falcone nella caccia, di cercare gli uccelli, che per sfuggire al rapace si fossero gettati a terra e nascosti, di trovarli e levarli se incolumi, perché il falcone li assalisse di novo, o di raccoglierli e riportarli quando non potessero più volare. È questo il cane di transizione tra quello da pelo e quello da penna. (V. Storia).

Cane stallivo o stallio

quello che vive nelle stalle. ‑ E, per estensione, quello non tenuto a l'aperto, e non uso a vivere e a scorrere per le campagne, come fanno gli usati a la caccia.

Canile
la stanza o le stanze dove si tengono i cani, ossia la stalla dei cani. ‑ Differisce da Cuccia e da Casotto. (V. q. voci). Il canile serve per tenerci i cani, accoppiarli, allevarli, come tutte le stalle degli animali, ovile, porcile, bovile ecc. ed ha perciò la forma analoga.

Casotto
quel ricetto di legno o d'altro, in forma di piccola casa, che si tien presso le porte delle case o ville per comodo dei cani da guardia.

Cenni
rif. a l'ammaestramento dei cani vale: tutti i comandi, le indicazioni, gl'inviti, che gli si facciano con segni mimici, ossia con le mani, con gli occhi, col capo. Sono importantissimi, perché servono a conservare quel silenzio, che in certe cacce è condizione prima di riescita. In lat. Nutationes.

Cerca
il muoversi e il modo del muoversi a giro, con cui il cane si studia di trovar con l'olfatto il sentore della selvaggina. In gr. Icnelasia; in lat. Vestigatio, Investigatio, Inquisitio. - § Cerca a fiuto: fatta fiutando il terreno, le piante e quant'altro possa aver ritenuto l'odore della selvaggina. È quella propria dei cani da fiere (da pelo). ‑ § Cerca a vento: quella fatta a naso alto, cercando di carpire a l'aria l'odore degli animali cercati. ‑ § Cerca a corto o stretta: quella dei cani che cercando non si allontanano che pochissimo dal padrone. - § Cerca a lungo o larga o ampia,dei cani che la estendono a molto paese. Se non trascorrano e abbiano potenza di naso e arte di tessere e ritessere il terreno, è la cerca ideale e perfetta. ‑ § Cerca di carriera o gran carriera: quella mirabile dei setters e dei pointers, i quali per la superiorità del loro naso e del loro fisico triplicano e quadruplicano il rendimento dei cani lenti. ‑ § Cerca a passo: quella dei bracconi pesanti e di tanti altri cani ipormorfi, che i cacciatori cagoti, si ostinano ad adorare perché ogni simile ama il suo simile. ‑ § Cerca incrociata: quella di due cani sciolti nello stesso tempo, ma che, partendo l'uno a destra, l'altro a sinistra del cacciatore, percorrono il terreno formando tanti rombi, e incrociandosi sempre a mezzo del lato superiore dei rombi stessi. ‑ È una preziosità inglese, di cui noi italiani non abbiamo mai sentito il bisogno, bastando a le nostre cacce borghesi, e non di nabab, un bravo cane solo, che tessa il terreno o cerchi il terreno a modo suo, ma con vera coscienza. ‑ § Avere e non avere cerca: sapere o non saper muoversi sul terreno come richiede l'arte della cerca.

Cercare
l'andare a giro come fa il cane quando vuol trovare la selvaggina a fiuto o a vento. Va notato che il cercare è istintivo nel cane, ma che esso gli può e deve essere anche insegnato, perché, fatto con certe regole, diventa un'arte.

Cercatore
quello abile e volonteroso nella cerca. ‑ Cercatore a fiuto:che cerca fiutando, ossia aspirando gli odori dal terreno, da le piante e da le cose tutte, dove l'animale può aver lasciato sentore di sé. ‑ Cercatore a vento:quello che cerca aventando.

Collare
[collarino, collarone] striscia di pelle, cuoio o lama metallica, che si affibbia intorno al collo dei cani per comodo di tenerli al guinzaglio, a lassa, o perché sien difesi dai morsi de' lupi e d'altri cani. § ‑ a punte; è un collare, a cui si attacca la lunga e che per mezzo di un congegno manda fuori delle punte nella parte interna, che pungono il collo del cane quando esso non faccia quel che deve. ‑ § Collare dicesi anche di quel pelo d'altro colore o d'altra lunghezza, che alcuni cani, o per caso o per carattere della razza abbiano attorno al collo. Esempio tipico i Collies o Pastori scozzesi.

 

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