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Glossario di Fucili e Tiro - Lettera P


mercoledì 25 novembre 2015
    

Dal "Dizionario della Lingua italiana di Caccia" di Plinio Farini e A. Ascari, Garzanti 1941.

Riproposto da Edoardo Mori.

Padella
«Far una o delle padelle» fallire il colpo nel tiro con lo schioppo. Si dice anche Padellaio o Padelaro a un tiratore sbercia.

Palettino
1'asticciuola di acciaio rotonda o quadrata, da cui nella triplice e quadruplice chiusura degli schioppi, vien serrata, nell'interno del massello, la codetta della bindella, come da un chiavistello. A schioppo aperto il palettino sporge per il foro del canaletto dove scorre a sinistra del massello; a schioppo chiuso rientra in esso, combaciandovi perfettamente.

Pallini [i] e sing. Pallino
la munizione più o meno grossa che serve a caricare lo schioppo. Anche in Italia ora prevale la numerazione inglese dei pallini. Questa dal numero più alto e fino, il 13, scende aumentando la misura, e il peso fino, ai cinque zeri. La misura metrica cresce di 25 mm. per numero. § Pallini molli: quelli di piombo non temprato. § Pallini temprati o induriti: quelli, ai quali si è data la tempra. I pallini si denominano col numero: Pallini del 12, del 7, del 4, dei quattro zeri.

Passata
riferito ad arma da fuoco dicesi per la forza di penetrazione che essa abbia. § Schioppo di molta o poca passata. E vien riferito anche a la polvere e in genere a le cariche. § Anche la troppa penetrazione di certe polveri o cartucce, per cui gli animali traforati non restano sul colpo, ma vanno a morire lontano.

Patente
= padella. Si sottintende di passaggio, perché patente di passaggio è sinonimo di passaporto, e dare il passaporto a un animale, a cui si tira senza colpirlo, significa lasciargli la via libera ad andarsene. Il modo è Dare una patente.

Percussore
Cilindretto d'acciaio, scorrevole entro il traforo sottostante la conchiglia, il quale riceve la percossa del cane cadente, e la trasmette al fulminante della cartuccia provocandone l'accensione. Può essere di varie forme e agire in varii modi. Se ne vedono dei semplici, a bottone con o senza testa, a molla e senza molla. § Foro ed occhio del percussore:quello che nella culatta del massello lascia passare il percussore a battere sul fulminante della cartuccia. Ora negli schioppi di pregio usa rafforzare questi fori con la rosetta.

Perno di cerniera
La verghetta rotonda e levigatissima di acciaio, che incastrata per una parte nell'estremità superiore del massello, e calettante da l'altra nella scanalatura metallica dell'asta, consente a le canne di aprirsi ed inclinarsi quel tanto che basta a caricare o scaricare lo schioppo. Dicesi volgarmente Vitone.

Piombo
usasi per i pallini coi quali si caricano gli, schioppi a caccia di uccelli o piccole fiere. § Piombo indurito: quello a cui è data una tempra. § Piombo molle: quello senza tempra.

Portare
riferito a schioppo, sia assolutamente, sia nel modo Portar la botta, significa Dare una rosa dei pallini di tale o tal altra maniera. Così Portar stretto, fitto, unito, significa dare una rosa coi pallini regolarmente fitti; ‑ Portar rado o largo, coi pallini non fitti. § Portare a palla, o anche Far palla: difetto di certi schioppi o di certe cariche, i quali raggruppano così i pallini, che molti di essi, invece che formare una rosa, colpiscono uniti come una palla. § Portar bene: detto di schioppo, fare un bel rosone regolare; § ‑male: fare il contrario.
Portarsi lo schioppo a la faccia è sinonimo di Impostarselo.

Portata

rif. a schioppo. Lo spazio che può percorrere validamente il colpo sparato. § Portata di punto in bianco. Lo spazio che i proiettili (pallini) percorrono in linea retta senza inclinazione alcuna, e perciò con tutta validità. Questa chiamasi anche Punto in bianco. § Portata morta: lo spazio che i pallini percorrono inclinandosi  da la linea retta del punto in bianco. Questa ha due tempi; nel primo la botta può avere ancora una validità utile e ferire l'animale. La seconda diventa caduta dei pallini, e il colpo ne è innocuo o quasi. Nei tiri lunghi conviene perciò mirare un po' sopra al bersaglio, perché, se la portata non è ancora caduta, può colpire e ferire utilmente. Teoricamente si presume che la portata di uno schioppo scemi con 1'impicciolirsi del calibro. Perciò si dice che quella del calibro 16 va da 35 a 40 metri; quella del 12 da 45 a 50; quella del 10, da 60 a 65. Ma in pratica questo non si avvera sempre.

Puntare
a. e n. Rivolgere al segno da colpirsi un'arme da fuoco, comprovandone la perfetta dirittura con la giusta corrispondenza dei tre punti di mira, traguardo, mirino e bersaglio. Dicesi anche Appuntare; ma prevale il primo ora. Il Tommaseo definisce «Aggiustare, addirizzare le artiglierie a un punto in cui si voglia colpire».

Punti del cane
le tacche della noce, in cui il cane si ferma alzandolo e armandolo. Sono due, la Sicura o tacca di riposo; e quella di Scatto. Nella prima mettiamo il cane, quando vogliamo che resti fermo, ossia non scatti; e perciò dicesi «Mettere il cane o i cani in sicura»; nella seconda quando vogliamo che sia pronto a scattare, toccando il grilletto, per far partire la botta; e la si dice assolutamente Lo scatto. Si chiamano anche Mezzo punto e Tutto punto; e si dice Alzare i cani a mezzo punto (in sicura), Alzarli a tutto punto, porli nello Scatto. § Montare il cane e anche lo schioppo: alzare i cani a tutto punto. E anche Montatura e Montatura automatica quella fatta dai congegni dell'arma. § Armare lo schioppo o i cani è sinonimo del precedente, ma forse dicesi più delle armi senza cani esterni. § Armamento automatico: quello che avviene meccanicamente col solo chiudere lo schioppo in grazia delle leve. § Punto: detto assolutamente vale la facilità o durezza che ha un cane a scattare da la tacca di scatto sotto la pressione del dito contro il grilletto, ossia vale Scatto. Es. «Questo punto, per un ragazzo è troppo leggero» . «I tiri di prima impostatura non si fanno con un punto troppo duro».

Punto
riferito a schioppo vale Ciascuno dei due segni (traguardo e mirino) che son posti su le canne per rettificare la linea di mira al tiratore. § Punti di mira, al plurale, indica non solo il traguardo e il mirino suaccennati, ma anche il bersaglio, che si vuol colpire. Questi punti o, segni sono dunque tre; e tutta l'arte del tirar bene, o dritto, consiste nel saper trovare la linea retta, che va da l'occhio al punto esteriore contro cui si spara. II termine è tolto dal linguaggio della matematica, nel quale, in latino, Signum vale Punto. «Ab omni signo ad omne signum directam lineam ducere»,è una frase che par definire il tiro, in quanto che il tiratore cerca appunto di trovare la retta tra il suo occhio, il traguardo, il mirino e il punto esteriore o 1'animale da colpire. Infatti tutti e tre questi punti si chiamano anche segni,specie l'ultimo, ossia il bersaglio. § ‑ riferito a l'acciarino: Ciascuna delle tacche della noce, che serve a tener alzato, il cane dello schioppo, sia nella sicura, sia nella tacca di scatto o di sparo.

Punto in bianco
tutto 1e spazio che una schioppettata o botta a pallini percorre in linea retta senza cadere. È dunque tutto il tratto del tiro valido veramente. La frase è usata da tutti gli scrittori nostri venatici e militari fin da l'origine; ma oggi poco conosciuta e meno usata. Eppure è la sola propria e specifica: giacché traiettoria non si potrebbe riferire che impropriamente a la schioppettata a pallini; il cui moto non è curvo ma solo retto e cadente. Cosicché la parte retta vien giustamente denominata «punto in bianco» e la cadente, caduta (dei pallini). Ma anche con questa il tiro può essere utile, se il cacciatore sa che nei tiri oltre il punto in bianco, si deve puntare sopra il bersaglio.

 

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