Anticaccia? Parliamone lunedì 6 ottobre 2014 | | Voglio raccontarvi di un bel fine settimana passato in montagna e di come, a volte la gente cambia idea. I miei figli hanno regalato, a me e mia moglie, un fine settimana in montagna in un agriturismo del Bellunese con la possibilità di portare anche GIP, il mio bracco dei Pirenei. La cosa, a parte il piacere dell’idea avuta dai figli, ci aveva lasciati un po’ dubbiosi ma alla fine ci siamo organizzati per partire. Abbiamo telefonato per confermare il nostro arrivo e per chiedere se era possibile cenare presso di loro. La signora ci ha specificato, però, che la cena da loro era possibile ma nella loro struttura era tutto “rigorosamente vegetariano e biologico”. “Ecco”, mi sono detto, “siamo pure finiti in mano a integralisti, sarà da ridere quando vedranno che dalla macchina scende un cane da caccia” ed ho gentilmente declinato la cena.
Alla fine siamo partiti. Al nostro arrivo, ci siamo ritrovati in un posto veramente bello, immerso in un bosco con ampie radure, con le camere curate, pulitissime, e con un po’ di oche e galline che scorrazzavano per il cortile. Finite le formalità è stato ora di far uscire GIP dalla macchina.
“Ma è un cane da caccia!” ha detto la signora dell’agriturismo appena visto GIP “e magari lei è anche cacciatore!” ha aggiunto. Io che sono fiero di essere cacciatore come lo era mio padre e che vengo da una terra, il Friuli, dove la caccia è considerata una cosa onesta e bella, ho risposto “Certo signora”. Poi la signora, accortasi che GIP era libero ha detto”Adesso dovrò ritirare subito le galline e le oche altrimenti guai”. A questo punto, bleffando un po’ lo ammetto, io ho aggiunto “Signora non si preoccupi, i cani da caccia sono addestrati e se vedono che quegli animali non interessano il padrone, non se ne curano”.
Effettivamente GIP, dopo un attimo d’indecisione, si è avviato al galoppo verso i boschi per muoversi un po’ senza degnare di uno sguardo i volatili che lo circondavano. La signora è rimasta un attimo perplessa vedendo questo comportamento del cane e ha detto “Strano, credevo che i cani da caccia azzannassero tutti gli animali che incontrano” “No” ho risposto” il vero cane da caccia sa distinguere quello che è interessante per il padrone e quello che invece deve lasciar perdere. Soprattutto se viene portato, costantemente libero, in campagna o nei boschi a fare esperienza. Un bravo cane da caccia sa anche capire quando il suo padrone è a caccia o quando sta solamente passeggiando e cambia gli atteggiamenti in base a questo.”. Tra noi possiamo dircelo, ho un po’ barato, ma l’occasione era troppo ghiotta. Quella sera è finito lì, con la signora che mi ha salutato con più cordialità che al mio arrivo, e io e mia moglie che ci siamo avviati verso il vicino borgo dove avevo adocchiato una trattoria che annunciava tagliatelle con i porcini e cervo con polenta.
La mattina successiva approfittando del sole che si preannunciava, cosa rara di questi tempi, mi sono alzato presto e sono uscito con GIP. Nel cortile c’era già la signora che stava sistemando la galline. In fondo al prato c’erano due bellissimi caprioli, un maschio ed una femmina, che brucavano tranquilli. GIP, che ho abituato a non seguire i caprioli visto che dove abito ce ne sono moltissimi, se ne stava tranquillo in attesa che io decidessi cosa fare. La Signora mi ha visto e si è avvicinata e, indicandomi i caprioli, mi ha detto “Magari lei sparerebbe a quelle due povere bestie, vero?” A questo punto non ho più resistito e, spinto dal sacro fuoco della conversione, ho cominciato a spiegare cosa vuol veramente dire “la Caccia” con la C maiuscola.
Ho detto alla Signora di come si venga presi dall’emozione ogni volta che il proprio ausiliare si blocca in una ferma, di come si è felici quando, dopo una lunga guidata si veda involarsi un fagiano o una starna o partire una lepre e di come gli occhi del tuo cane ti cerchino pieni di orgoglio per il lavoro ben fatto. Le ho spiegato di come, a caccia chiusa, noi cacciatori continuiamo ad andare per campi e colline per vedere di cogliere i segnali della presenza di selvatici e di come questo ci porti a conoscere i territori che frequentiamo talmente bene che ci accorgiamo di ogni piccolo cambiamento che possa avvenire. Del lavoro che molti di noi fanno, soprattutto in collina, per mantenere a posto sentieri, sottobosco e prati con continue operazioni di ripristino ambientale.
La Signora aveva preparato la colazione sotto la veranda e continuava ad ascoltarmi quando sono scesi altri due ospiti dell’agriturismo e subito, con fare da docente universitario, uno dei due ha detto “Ehh, ma quelli che cacciano il capriolo o il cinghiale sono tutti bracconieri!”. Non aspettavo altro. Ho ripreso la mia lezione spiegando quante leggi e regolamenti ci siano da osservare per fare il selecontrollore, di come si debba sostenere degli esami per poterlo fare, di come si debba monitorare in continuazione i capi, fare i censimenti, recuperare le spoglie di eventuali animali morti per cause diverse dalla caccia, di come si abbatta il capo assegnato e che l’assegnazione prevede sesso ed età del capriolo e non “un capriolo a caso”. Insomma, alla fine li ho intrattenuti per più di 2 ore spiegando per filo e per segno quello che è il nostro mondo. La sera, quando stavamo per ripartire, la signora nel salutarmi mi ha detto: "Le devo delle scuse, quando lei è arrivato ieri sera credevo di avere un’idea ben precisa dei cacciatori. Adesso, però, lei me l’ha fatta rivedere. Forse la caccia, così come me l’ha raccontata, ha un senso ed una ragione di esistere".
Certo, non avrò cambiato il mondo, ma sapere che quella che prima era una nostra dichiarata nemica adesso ci vede con occhi più critici mi ha fatto piacere.
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