BigHunter Giovani: Emanuele Castelli “è grazie ai cacciatori più anziani che siamo così forti e preparati”


mercoledì 20 gennaio 2010
    
Ha solo 22 anni ma le idee già chiarissime e la testa sulle spalle. Studia medicina veterinaria all'Università degli Studi di Milano e da settembre a gennaio dedica il suo tempo libero alla caccia.  Nei restanti mesi, come molti coetanei si diverte ad uscire con gli amici, porta a spasso il suo labrador di 10 anni, naviga su internet e ogni tanto spara al piattello per tenersi allenato.

A qualcuno suonerà strano che un giovane cacciatore voglia intraprendere la carriera veterinaria. Tutto sta nel dare il giusto valore ad ogni cosa. Come spiega lo stesso Emanuele “la caccia è contemplazione delle meraviglie della natura soprattutto degli animali”  – scrive rispondendo alla nostra curiosità -. "Chi ritiene che la caccia sia inconciliabile con l'amore per gli animali selvatici non ha capito cosa significa amare veramente gli animali". Ossia anzitutto, spiega, garantire la sicurezza della continuità vitale per ogni specie,  cosa che si ottiene conoscendo e rispettando le esigenze fisiologiche ed etologiche e soprattutto l’habitat degli animali. "In quest' ottica il cacciatore profondo conoscitore della natura e degli animali, è il diretto interessato e deve diventare il vero protagonista nella difesa e gestione della natura, degli habitat e degli animali. Chi ama veramente gli animali, cacciatore o non cacciatore, non ha difficoltà a percepire tutto questo”. Proprio su questo punto Emanuele mette tutte le sue energie “ho deciso di iscrivermi alla Facoltà di Medicina Veterinaria nella speranza di poter apportate il mio piccolo contributo scientifico al mondo della caccia e degli animali selvatici”.

Nessun cacciatore in famiglia, Emanuele ha seguito una passione personale. “Un giorno – racconta -  passando davanti a un'armeria, mi sono fermato ad osservare la vetrina. Vidi dei libri che parlavano di caccia e di animali. Entrai e chiesi cosa bisognava fare per poter andare a caccia. L’armiere mi presentò a un cacciatore che mi aiutò a conseguire la licenza. Questa persona mi ha trasmesso la passione per la caccia”. 

Tramite questa testimonianza ci dice di voler rincuorare i cacciatori più “anziani” che lo leggeranno su BigHunter: “noi giovani siamo in pochi, ma è grazie a voi che siamo forti e preparati – dice -, sapremo difendere la caccia, salvaguardare la natura e tramandare i vostri insegnamenti nel tempo”.

Emanuele è appassionato alla caccia vagante con il cane da ferma (con un bracco italiano di 11 anni), che pratica nella zona Ovest di Milano e in Lomellina, ma ogni tanto va in Toscana a caccia di cinghiali. “Penso che tutte le forme di caccia siano ugualmente appassionanti – spiega -  Il mio sogno nel cassetto è avere una muta di segugi e andare a lepri e cinghiali”. 

Al riguardo ci racconta un'esperienza per lui importante. “Era la seconda volta in vita mia che andavo in Toscana a caccia di cinghiali. Quel giorno pioveva a dirotto e io ero l’ultima posta in fondo ad un canalone. Avvolto nella mantella e protetto da un leccio ero assorto nei miei pensieri. All’improvviso apparve una macchia scura che correva diritto verso di me lungo il canalone. Il cuore mi balzò in gola: era un grosso cinghiale. Imbracciai ed esplosi il colpo. Il cinghiale scartò bruscamente di lato, risalì verso il bosco e scomparve dalla mia vista. L’avevo padellato. Ero disperato: come avevo potuto sprecare un’occasione del genere? Alla fine della battuta arrivò il canaio. Gli mostrai il percorso seguito dal cinghiale in fuga. Egli scrutò attentamente il terreno e poi sciolse alcuni cani che iniziarono a seguire la traccia. Ci addentrammo nella macchia e dopo una ventina di metri il canaio mi disse: “l’hai preso, c’è del sangue qua!”. Dopo pochi metri trovammo il cinghiale esanime. La felicità che provai quel giorno resterà impressa per sempre dentro di me”. 

Emanuele, che per la caccia farebbe “qualsiasi cosa”,  promette di essere pronto ad impegnarsi ovunque ce ne sia bisogno: “il cacciatore deve essere il primo responsabile della gestione del territorio e della fauna che vi dimora. Questa gestione deve essere rivolta alla conservazione ed eventualmente all’incremento di tutte, sottolineo tutte, le specie animali senza stravolgere gli equilibri naturali. La caccia deve essere misurata e ponderata affinché, come dice Mario Quadri – scrittore ed esperto di caccia e cinofilia ndr - , “ogni essere vivente possa godere del benessere con la sicurezza della continuità vitale per ogni specie”.  Aderendo all'appello di BigHunter Emanuele ci fa sapere di voler creare una rete di contatti tra giovani cacciatori della sua zona e non “chi fosse interessato–  scrive alla nostra redazione -  può contattarmi via mail all’indirizzo [email protected]”.

Qualcosa possono fare di più e meglio anche le associazioni venatorie “hanno una funzione importante – ricorda Emanuele - ovvero quella di unire i cacciatori, di organizzare e coinvolgere direttamente i cacciatori in attività di vario tipo, di promuovere la figura del cacciatore, di difendere la caccia, di promuovere l’aggiornamento culturale dei cacciatori in materia venatoria. A mio avviso bisogna ancora lavorare molto in questa direzione, soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento diretto dei cacciatori”.
I nostri più sinceri complimenti a questo giovane cacciatore deciso a far rispettare il valore delle tradizioni e della conservazione, preparato e sensibile alle esigenze ambientali. E' questa la nuova faccia della caccia di domani.

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