Le nostre radici
lunedì 29 giugno 2020 
    
In Toscana, la caccia è legata strettamente alla cultura popolare, alle tradizioni di un popolo. Viene a proposito, quindi, proporre un prezioso saggio dove si ritrovano i vernacoli, le battute, gli aforismi e i modi di dire di ieri e di oggi della Toscana centrale, attraverso la via Francigena. Un percorso nel tempo racchiuso in questo "dizionario" di Franco Polidori. i cui proventi confluiranno alla Caritas per intero per sostenere le loro attività sociali.


"Globalizzazione. Quando ho iniziato a capire questo termine - dice Polidori -  sono andato indietro con la memoria.  Mi sono chiesto: e i fatti raccontati di una volta? Le parole? Che fine faranno?  Siamo in Toscana terra da sempre di viandanti, culla della lingua italiana e del linguaggio popolare schietto. Poi se mi guardo dove sono nato (San Miniato), mi rendo conto di essere al centro della regione. Si parla fiorentino per la forte vicinanza di Empoli, ma anche pisano per l'altrettanto vicinanza di Pontedera, e prima ancora ci sono Montopoli, Santa Maria a Monte, Castelfranco e Santa Croce Sull'Arno; solo un fiume (l'Arno) separa San Miniato da Fucecchio. Mi sono accorto - continua - anche che ci sono parole che arrivano persino da Livorno. Si parla dunque fiorentino-pisano? No. C'è anche l'influenza di Lucca (Altopascio), di Pistoia (Larciano, Lamporecchio), di Siena e della sua provincia. Guarda caso proprio i territori dove passava la Francigena, anche la vecchia Romea. Se c'è un miscuglio del dialetto toscano in questo angolo centrale è anche perché deriviamo tutti da un modo di parlare che si tramanda di generazioni in generazioni. Ai tempi della Francigena, c'erano i bivacchi, poi divenute le osterie; passano gli anni, ecco i ritrovi, poi i bar, poi circoli, ora siamo all'apericena".

"Cambiano i modi di ritrovarsi, ma non quello di scambiarsi le parole. Prima - dichiara l'autore - c'erano le parole “povere” dei contadini, ricche di effetto, quella col caffè corretto allo “stòcche” o al sassolino, ora siamo nel pieno dei mezzi di comunicazione (social), per cui si sono aggiunte altre frasi, altri modi di dire. Ma i vecchi modi di dire resistono nelle famiglie più numerose, e piacciono ancora oggi, perchè risvegliano la memoria. Ci sono ancora zii e nonni e nonne che conservano quelle parole tipo: “Comèsse?, Ti gàrba?” Le abbiamo solo in parte riportate. Non potevano essere tutte. Ma almeno “mìci sono provàto”.


Giornalista dagli anni ottanta,  Franco Polidori è stato per molti anni corrispondente per la zona del comprensorio del cuoio del quotidiano Il Tirreno, seguendo cronaca, politica, avvenimenti vari e sportivi.
Ha lavorato anche in Radio, in particolare a Radio Quattro, emittente regionale, poi divenuta Radio Bruno, ora network radiofonico nazionale. Ha scritto per e diretto testate Online, è stato prima segretario e poi Presidente dell'Associazione Libro Toscano con la quale ha organizzato per diversi anni con gli altri componenti, molti eventi tra cui il “Premio Libro Toscano dell'Anno” in stretta collaborazione con la Presidenza del Consiglio Regionale della Toscana. Ha curato rassegne e organizzato incontri culturali con molti scrittori nazionali. Nel 2004 portò a Fucecchio la nazionale Italiana degli Scrittori per la rassegna “Scrittori in gioco per la solidarietà”. Ha scritto molto anche di sport (calcio e pallavolo in particolare). Ha collaborato con molte agenzie nazionali (Ansa, ItalPress),e quotidiani nazionali sportivi e non. E' consigliere nazionale di Unaga, gruppo specializzato agroalimentare affiliato alla Federazione Nazionale della Stampa, e tuttora ricopre la carica di Presidente di Arga Toscana. E' consigliere e membro del direttivo dell'Ussi Toscana (giornalisti sportivi toscani), la cui organizzazione cura ogni anno al Centro Tecnico FIGC di Coverciano l'evento: “ Il calcio e chi lo racconta”. E' entrato a far parte da diversi anni nel consiglio direttivo di Assostampa Toscana.