Vita da cani - Confessioni di un capobranco
domenica 3 agosto 2008 
    

Innumerevoli volte ho rimpianto i tempi delle gite distratte, seguendo cani non miei cui non dovevo dimostrare niente e che non dovevano dimostrare niente a me, e se scappavano o tiravano al guinzaglio o disobbedivano non mi riguardava e io potevo fregarmene e guardare il paesaggio o il fiore o l’insetto per terra. Con Macchia ho dovuto mettermi in gioco senza pietà, e mettercela tutta, accantonando qualsiasi sentimentalismo: quella che voleva essere una poetica passeggiata assomigliava di più a un’esercitazione militare, con violenze verbali da caserma, castighi e ignobili punizioni corporali. Comunque stavamo costruendo insieme un branco, e la mia sola colpa era che pretendevo di essere io il capo.

 Autore: Caterina Gromis di Trana

Blu Edizioni