Sognando la caccia


martedì 2 novembre 2010
    

Da piccolo s'era accompagnato col nonno paterno e aveva conosciuto le piane ofantine, le colline del Basento, le distese del metapontino, e quanti selvatici aveva osservato, accarezzando il sogno del cacciatore! Sopprattutto i germani dal volo frenetico lo entusiasmavano. Quando il nonno ne tirava giù qualcuno, Francesco ne studiava le caratteristiche anatomiche e il colore sfumante delle penne. Divenne bravo pittore, col pallino fisso della caccia. Aveva appena tredici anni e voleva bruciare il tempo per possedere il suo primo fucile.

E com'erano belli quei trampolieri! Difficili a colpirli perchè veloci nel volo. E non parliamo dei beccaccini. Il nonno ne incarnierava pochi perchè un po' lento nel tiro. Francesco li immortalava nelle tele con bei colori rossastri e il becco lungo. Anche la caccia ai tordi e alle allodole lo affascinava. Il bosco e la beccaccia lo rendevano triste e pensieroso. Quando il nonno con la setterina lo invitava ad accompagnarlo a beccacce, Francesco diveniva malinconico perchè amava la caccia all'aria aperta, nelle grandi distese, lungo i fiumi e nelle paludi, con la mente oltre i cieli visibili che sognava. Il bosco con le forre scure e impenetrabili, gli infondeva tristezza. E poi quell'uccello misterioso e invisibile della beccaccia! Passarono gli anni e ottenne il primo porto d'armi. Francesco iniziava a cacciare da solo poiché gli acciacchi della vita avevano segnato le forze del nonno. E cacciò senza soluzione di continuità, soprattutto beccaccini, anatre e trampolieri. Scorrazzando qua e là con la cinquecento, regalatagli dall'avo. Fu amante soprattutto delle passeggiate lungo il Basento. E quanti germani e beccaccini incarnierava!

Ogni qualvolta tornava dalle battute si recava dall'avo per mostrargli le prede, soprattutto germani. Una notte sognò il nonno che lo salutava risalendo il Basento e sperdendosi nella luminosità del sole. Non diede significato al sogno e si recò a caccia. Quel mattino incarnierò tre splendidi germani maschi. Volò dall'avo, ma questi non era più.

Il suo vero e grande amico di caccia, di quelli che nella vita si trovano una volta sola, era andato via per sempre.
 

Domenico Gadaleta


4 commenti finora...

Re:Sognando la caccia

La poesia è nella dialettica della contraddizione, nella vita,nell'essere e nel non essere ( Amleto), e come in Leopardi, nell'amore dell'ermo colle e dell'infinito ( L'Infinito) e nell'odio verso la Natura che la chiama matrigna. La caccia nasce con l'uomo e con la storia e quindi fa parte dell'umano divenire : essere, non essere, divenire (Hegel)

Voto:

da L'Autore. 08/11/2010 10.18

Re:Sognando la caccia

Ma e' tutto un controsenso.Un bambino che ama gli animali e vede il nonno che "li butta giu'". I trampolieri cosi' belli che scatenano la voglia di abbaterli. Dov'e' la poesia?

Voto:

da Ginevra 06/11/2010 20.47

Re:Sognando la caccia

veramente bella w la caccia

Voto:

da Umberto 01/11/2010 19.09

Re:Sognando la caccia

Leggendo mi si è scatenato un turbinio di ricordi ed emozioni, mio nonno era quello materno ed i luoghi ed i pennuti diversi, ma la storia e simile. Voglio solo aggiungere un piccolo appunto personale, un po' di tempo dopo che non c'era più lo sognai, e fatto assolutamente incredibile, mi disse che non mi voleva più a caccia con lui, forse perchè non era più tra noi?

Voto:

da Nato cacciatore 25/10/2010 19.08