ALLE RADICI DELLA CACCIA


lunedì 4 aprile 2011
    
"Questa passione [la caccia], sulla quale in pro e in contra è stato detto quanto mai dir si poteva, è quella che più tenacemente di qualunque altra si radica nel cuore degli uomini, ed alla quale difficilmente si rinunzia, anche al declinare delle forze del corpo.
 
Essa non mette in rischio le fortune, non aliena la salute, ma la rinfranca, non lascia il luogo a passioni dannose, e non è condannabile, se non che nel caso di eccesso, nel quale anche molte cose virtuose diventano vizj.
 
La passione della caccia obbligando l'uomo a percorrere in ogni parte, e in ogni epoca la campagna, ponendolo nelle circostanze più opportune ad osservare e godere delle magnifiche e variate scene della natura, non può fare a meno, a parer mio, di risvegliare in lui l'ammirazione per le immense opere dell'Onnipotente, e di ispirargli il gusto dell'osservazioni.
 
Chi è colui in fatti, che non abbia provata una commozione dolce, e inesplicabile, penetrando in uno di que' foltissimi, ed antichi boschi delle nostre Maremme? che non abbia sentito sollevarsi la mente, contemplando le sottoposte regioni dalla cima di elevate montagne? che non sia stato commosso dal maestoso cospetto dell'immensità del mare? Piaceri purissimi, e celestiali, che fanno obbliare le miserie dell'umanità; innalzano l'anima a contemplare la provvidenza del Creatore, e ci pongono in un dolce stato di quiete. Chi sortì un' anima capace di sentire, è impossibile che rimanga indifferente a tali spettacoli; è impossibile che una volta gustati li dimentichi, e che potendo non cerchi gustarne de' nuovi con un esame più minuto, e più accurato della natura.

Di più è necessario all'uccellatore, per far prede abbondanti, il conoscere le specie di cui vuole impadronirsi, il sapere quali sono le stazionarie, quali le migratorie, quale il tempo della loro partenza, quale è quello del loro ritorno, ove costruiscono il nido, ed ove vanno a trovare di che cibarsi. Ma per l'amore grande che egli porta alla caccia, non si limita a ricercare di sapere ciò che gli è indispensabile, ma grata è a lui ogni notizia riguardante quell' esercizio. In tal modo egli acquista senza accorgersene delle cognizioni di Storia Naturale, e studia l'Ornitologia del proprio distretto.

Per questa ragione, non vi è a parer mio persona, che esser potrebbe di maggiore utilità all' Ornitologia di un dato paese, di quei vecchi, che per molti e molti anni, altro non fecero che percorrere la campagna cacciando, in qualunque ora, in qualunque stagione. Ma per motivo della differenza grandissima fra la nomenclatura ornitologica volgare e la scientifica, fra quella di un paese e quella di un' altro, questa loro dottrina non è che pochissimo utile, giacchè non possono comunicare le cognizioni acquistate che ad altri pochi del proprio distretto, cui quelle specie sono note sotto il medesimo nome. Di più essendo impossibile senza il soccorso della scienza, il distinguere le specie affini, e senza la nomenclatura Ornitologica intendere i varj libri, è anche perciò a loro impossibile, leggendo questi, il rettificare le osservazioni già fatte: e leggendo e non intendendo, applicano ad una specie quello, che appartiene ad un'altra, confondono tutto, e intessono racconti cosi imbrogliati, ed erronei, da' quali nulla o quasi nulla di utilità si può ricavare".


Paolo Savi
Post Scriptum

Queste note potrebbero essere state scritte oggi, o al massimo una ventina d'anni fa. Sono state invece tratte dalla monumentale opera “Ornitologia Toscana”, data alle stampe dalla Tipografia Nistri di Pisa nel 1827, (e conservata alla Aston Library di New York), uno dei primi trattati di ornitologia dell'era contemporanea, sulla quale si sono documentati centinaia di migliaia di ornitologi e appassionati di ornitologia e di caccia. Perchè sì, come dice il Savi, l'ornitologo più preparato è il cacciatore (o, meglio ancora, l'Uccellatore, cioè il cacciatore di uccelli). E il Savi, come direbbero dalle sue parti, non era di certo un bischero.

Eh no! Era un fior di scienziato, che tenendo conto dei mezzi di cui disponeva, darebbe dei punti anche a molti ornitologi odierni, che per indagare sulla fauna alata adoperano radar, apparecchiature satellitari, infrarossi,  macchine fotografiche e telecamere digitali. Fu infatti professore di Zoologia e di Botanica all'Università di Pisa, dove nel Museo dell'Università curò una delle migliori esposizioni di storia naturale.
 
Si dedicò anche allo studio della geologia, spiegando l'origine geologica del marmo di Carrara. Accademico delle scienze, Senatore del Regno, in Inghilterra gli dedicarono il nome (Savi's Warbler) della Locustella Luscinioides, ovvero la Salciaiola, un uccello della famiglia delle Silvie, che lui classificò scientificamente nel 1824, cioè nel periodo in cui si dedicò alle ricerche e alla stesura della sua summa, alla quale seguì anche una altrettantro dettagliata “Ornitologia Italiana”.


Perchè abbiamo voluto riproporre queste note? L'abbiamo fatto, per ricordare ai tanti soloni che sproloquiano sulla caccia, e contro la caccia, che certe polemiche sono vecchie come il cucco, ma che anche quasi duecento anni fa, a chi contestava la nostra passione, si opponevano argomentazioni che rimettevano in chiaro le cose. E cioè che, se vogliamo trovare un vero ornitologo, e un vero naturalista, primo conoscitore e tutore delle meravigliose creauture alate, è al cacciatore che ci si deve rivolgere.


Vi pare poco?


8 commenti finora...

Re:ALLE RADICI DELLA CACCIA

Una cosa è certa. Nei consigli degli ATC, dove agricoltori e cacciatori, quasi sempre dettano la linea, le delibere vengono immancabilmente approvate all'unanimità. Vuol dire che di fronte ai fatti, all'impegno, alle idee chiare, nostre, i rappresentanti degli ambientalisti non possono far altro che essere d'accordo. Vi pare poco? Questa è la strada: meno chiaqccjiere e più fatti. Provare per credere.

da F. Angeli 05/04/2011 10.12

Re:ALLE RADICI DELLA CACCIA

Il documento è perfetto e dice tutto, a noi cacciatori piace, gli altri i Talebano ambientalisti cosa diranno?

da Johnny 04/04/2011 20.07

Re:ALLE RADICI DELLA CACCIA

Il testo la dice chiara su come stanno le cose,e ciò che dice "renzo" è giusto,ma finchè in questo paese si userà la caccia,per fare polverone quando si deve coprire qualche schifo ambientale causato per interesse dei soliti noti,fino a quando si usera la caccia per gli interessi di quei pochi,che la degradano per il loro interesse,e per le loro porcherie, e fin quando questa gente e questo "sistema",non verra fermato,finche questi criminali riusciranno a fare la loro sporca e falsa propaganda,convincendo a volte con le menzogne e a volte con la corruzione il popolo ignaro,bè fino ad allora la caccia in Italia fara sempre schifo!!!Poveri noi onesti cacciatori e veri amanti e conoscitori dell'ambiente,che per gli interessi di pochi,le "lagne animaliste" derivanti da un amore per la natura distorto,ipocrtita e a volte folle ed estremista,e per questo mondo consumista,dove le nuove generazioni,non apprezzano piu la natura,non la cosiderano,e preferiscono loro e a volte anche i loro genitori,una bella "sballata",o un bel sabato sera in discoteca(no che nei limiti ci sia qualcosa di male),tra droga e alcool,con il pericolo del rientro storditi o totalmente ubriachi alle 5 del mattino(purtroppo è cronaca giornaliera non sono cavolate),no ad una bella cacciata mattutina,con tutta la sua emozione,la sua bellezza,la sua adrenalina,e tutta la sapienza ed istruzione sia naturale che morale in essa racchiusa.No questo no perche a detta loro è pericoloso,ed è una cosa per sadici omicida!!...Per tutto ciò e a causa dei sopra nominati..Grazie e bravi..state cancellando(in Italia) l'unica o quasi l'unica cosa giusta,sana,bella e naturale che cè in questo paese!!

da ar cacciatore 04/04/2011 15.43

Re:ALLE RADICI DELLA CACCIA

Documento eccezionale, sicuramente attuale nella profonda analisi che esprime. Si potrebbe dire che sia stato redatto in questi ultimissimi anni, se non fosse chiara la forma, la grazia, la maestria espressiva e letteraria, ormai sconosciuta ai più illustri sapientoni contemporanei, e meno che mai agli ambiental/animalari dei giorni nostri, saccenti, ma essenzialmente ignoranti e incompetenti.

da Nato cacciatore 04/04/2011 11.28

Re:ALLE RADICI DELLA CACCIA

x robin. non se ne accorgera nessuno non ci sperare ....noi siamo il giusto capo espiatorio abbiamo un arma in mano e quindi siamo dei violenti poco importa se la nostra fedina è illibata e che importa se teniamo pulito sentieri e ripariamo mulattiere se puliamo i boschi da robaccia che viene lasciata anche dai camminatori della domenica che si ritengono ambientalisti solo perche sono iscritti a una ass. di camminatori e sfruttano quello che noi manteniamo.gia ma noi siamo cacciatori....io a queste persone gli farei fare il corso per l esame della licenza di caccia per vedere quanti riescono a superare ...l esame.

da tony 04/04/2011 11.17

Re:ALLE RADICI DELLA CACCIA

Beh ! Che dire ! Certamente la conoscenza che hanno i cacciatori, quelli veri, che non solo imbracciano il fucile,ma dedicano buona parte del loro tempo a conoscere quello che insidiano è pari se non a volte superiore a qualche scienziato " di parte " Tanto è che persino nel programma di divulgazione scientifica di Alberto Angela: Ulise , è stato fatto vedere come un parco nazionale ( confini Polonia ) la CACCIA è stato il mezzo per far proliferare di animali quel posto che si è mantenuto integro come prima ,o quasi, la comparsa dell'uiomo . GRAZIE ALLA CACCIA ... ma vaglielo a spiegare .

da renzo 04/04/2011 11.16

Re:ALLE RADICI DELLA CACCIA

La saggezza e l'eperienza contadina erano capaci nella materia di tenere testa ai più grandi scienziati. E allora, dire contadino, automaticamente, era come dire cacciatore. Oggi, che di contadini, quelli veri, ne abbiamo sempre meno, solo nella cultura profonda della caccia rimangono incredibili giacimenti di sapienza. Primo o poi, qualcuno se ne accorgerà...

da Robin 6 04/04/2011 10.12

Re:ALLE RADICI DELLA CACCIA

....come commentare. E' così, parole sacrosante o meglio fatti sacrosanti ma vaglielo a far capire! A volte è capitato di cimentarmi in discussioni del genere con qualche contra ma c'è come una forma di rifiuto mentale, un blocco che mi fà pensare o dubitare in quel momento che il blocco sia dovuto a una forma di tara.E' davvero difficle affrontare un colloquio pacato e sereno con questa gente posseduta dai pregiudizi. Bisognerebbe resettargli la mente e poi parlarci.

da Carlo 04/04/2011 10.09