Un'arte chiamata caccia


lunedì 12 luglio 2010
    
La caccia, in un tempo non molto lontano, è stata il fiore all'occhiello dell'aristocrazia. Re, nobili e  ricchi mercanti, dalla Roma classica al tardo medioevo fino a qualche decennio fa, l'hanno praticata come consuetudine sociale e ne hanno fatto sfoggio nelle loro sontuose abitazioni ornate da bellissimi arazzi e leggendarie tele, che li immortalavano in nobili tenute venatorie, con tanto di fucile e  segugio. I romani e i greci invocavano i favori della dea Diana (o Artemide) dedicandole statue marmoree di rara bellezza. Viaggiando a ritroso tra le pieghe della storia e dell'arte, nelle sale dei più prestigiosi musei del mondo o in piccole pinacoteche di provincia, ci rendiamo conto che la caccia prima che hobby o divertimento o passione, è e sarà sempre uno dei fondamenti della natura umana e della vita sociale di ogni epoca.

Il gesto venatorio è stato per esempio uno dei pochissimi punti di congiunzione tra mondi opposti. Il villano e l'aristocratico, certo con mezzi e necessità diverse, come in una sorta di “livella” alla Totò, sui terreni di caccia misuravano le proprie abilità (l'uno per mangiare, l'altro spesso per pura gratificazione), rubandosi a vicenda i segreti per rimpinguare il proprio carniere (ricco di cervi, daini, caprioli, pernici, ed esclusivo quello del signore, misero di capinere, fringuelli, peppole, carinzoli  nel caso del contadino). Un mondo intriso di storie, leggende e tradizioni, che attraverso libri e reperti storici racconta le stesse emozioni dei cacciatori di oggi.

In un tempo in cui la natura la faceva da padrone, la caccia, così come tutte le altre attività legate alla vita contadina, entrava quotidianamente nella vita di ognuno portando con sé un bagaglio immenso di conoscenze, oggi pressochè perdute per la stragrande maggioranza della gente. Questa vera cultura della ruralità, rivive fortunatamente grazie alle fiere della caccia, alle feste tradizionali, alle mostre di antiquariato venatorio e alle iniziative che in generale celebrano la poesia di quella dimensione da molti considerata ormai lontana.

In Toscana, terra illuminata anche da un punto di vista normativo, anche per quanto riguarda la dimensione “caccia& natura”,  questo contatto è ancora palpabile come in diverse altre regioni, soprattutto nelle zone meno industrializzate dello stivale. E non a caso quindi proprio la Toscana in questa calda stagione estiva ospita  tre mostre pittoriche incentrate su questo tema.
 
A Barga la Fondazione Ricci celebra la civiltà contadina con oltre cento opere che raccontano L'armonia della terra. Immagini della Valle del Serchio nella pittura Toscana (3 luglio - 5 settembre 2010). A Pescia, ridente cittadina in provincia di Pistoia, che diede i natali a uno dei più importanti pittori animalier del nostro Novecento, Mario Norfini, la caccia è raccontata in una straordinaria raccolta delle sue tele più rappresentative (Mario Norfini. Pittore della caccia e degli animali. 09 luglio – 12 settembre 2010). Infine alla Villa medicea di Cerreto Guidi (sede del Museo Storico della Caccia e del territorio) tramite una straordinaria mostra di dipinti e oggetti antichi si fa un viaggio a ritroso tra gli svaghi dei nobili e le loro passioni, caccia in primis, ovviamente, con l'esposizione straordinaria Per utilità e per diletto "Cittadini" in Villa (2 luglio - 3 ottobre 2010). Tra le opere più significative fa sfoggio il bronzetto dell'Uccellatore del Giambologna. I visitatori troveranno anche armi antiche, coltelli e schioppi singolari, ritratti di cacciatori, tra cui quello dell'Elettrice Palatina, pseudonimo di Anna Maria Luisa de’ Medici, che le cronache ci restituiscono come abile cacciatrice.

E’ una ricca e sontuosa rappresentazione, soprattutto per quanto riguarda la Mostra di Cerreto Guidi, che  testimonia quanto in Toscana si dia ancora grande valore a questo mondo, che ancora oggi costituisce un forte raccordo fra tradizione e società, ancora vivo e  palpabile, che dà l’idea di come certe “sapienze” si sono  tramandate di generazione in generazione, e ancora fanno parte di un modo di vivere profondamente sentito nelle campagne.

Forse, tenendo proprio conto che in estate queste iniziative consentono l’incontro fra mondi e culture diverse, fra la gente di campagna e quella di città e soprattutto con una massa di turisti proveniente da altri territori, insieme ai tanti sforzi profusi per creare “movimenti” e richiamare l’attenzione sulla cosiddetta “cultura della ruralità”, forse, dicevamo, non sarebbe male impegnarsi a far parlare la storia, l’arte, la cultura, il vivere insieme, di un mondo, il nostro, che deve adattarsi a ridurre i proclami e a utilizzare linguaggi più immediati, più fruibili, da parte di un interlocutore - il cittadino medio dell’Era  dell’immagine - che poco sa delle ragioni per cui   noi ancora andiamo a caccia, ma  è in grado di capire che dietro a un bel quadro, a un oggetto di ottima fattura non ci può essere solo un’esigenza primaria, quella alimentare, ormai erroneamente concepita come superata, ma un  modo di essere che si colloca nella sfera dell’etica e dell’estetica, ovvero il Giusto e il Bello, fattori distintivi dell’essere uomini.

E tanto per finire in gloria, a proposito appunto di “alimentazione”, cerchiamo, tutti noi che intendiamo sostenere e rivalutare la “cultura della ruralità” (strettamente connessa al nostro essere cacciatori), di darci da fare per  incrementare le già diffuse sagre estive, con lunghe tavolate che propongano in abbondanza piatti a base di selvaggina, quella di cui è consentito il commercio e la somministrazione al pubblico, ovviamente, cinghiale per primo, ma anche cervo daino capriolo camoscio e muflone, come fanno soprattutto in tutta la nostra fascia alpina, e pure lepri, fagiani, starne, germani, colombacci (avete mai assaggiato o fatto assaggiare il piccionaccio alla leccarda di Amelia?). Ci accorgeremo che, salvo quei pochi vegetariani e quei pochissimi anticaccia viscerali, la schiera dei nostri amici potrebbe allargarsi a dismisura. Se poi, grazie ai tanti nostri volontari, riusciremo a devolvere i proventi del nostro impegno a fini benefici e umanitari, come già noi facciamo in gran parte delle nostre rustiche ma accoglienti comunità campagnole,  chissà che l’amico conquistato non  possa diventare anche un nostro entusiasta sostenitore. Hai visto mai che, piatto dopo piatto, sagra dopo sagra, mostra d’arte dopo mostra d’arte, anche il nostro più convinto avversario non possa essere in grado di capire che dietro a ogni cacciatore, anche di oggi, c’è un anima gentile e un cuore  grande così. Da lì, a capire che anche un fringuello allo spiedo, alternato a un crostino e a un fegatello,  può essere utile alla causa, il passo potrebbe risultatre davvero breve! 

C.F.


13 commenti finora...

Re:Un'arte chiamata caccia

xGiu. da P.: Caro amico.... e sostenitore. E' quasi un debito e potrebbe essere la puntata finale a quella del 'Vecchio armadio'. Ci penso intanto... Grazie, a presto.

da Fromboliere 16/07/2010 11.56

Re:Un'arte chiamata caccia

dai fromboliere, approfondisci il concetto con un editoriale su BH. sarebbe bello

da Giu. da P. 16/07/2010 10.10

Re:Un'arte chiamata caccia

A proposito di caccia e di cacciatori..... e di brava gente: oggi, a tutti gli effetti, sono un cittadino di qualità certificata, ho avuto il rinnovo del porto d'armi; pertanto posso tranquillamente definirmi un cittadino di serie A, che si aggiunge, non che abbandona e lo dico per certi malaugurati frequentatori del nostro e di altri portali, a tutta 'l'allegra' compagnia, nonostante le quotidiane fustigazioni. Ricomincerò proprio con la caccia all'aspetto: seduto, tranquillo nella 'pace', forse, della campagna a rielaborare tutto quello che la caccia mi ha dato e che sicuramente mi darà ancora. Le prede? forse, chissà, magari, certo la schioppettata che rimbalza nel bosco, toockete, la cartuccia calda da estrarre, con l'odore che pompa dalla canna e che ti arriva alle narici. Fuori da questo pazzo mondo, almeno per poco.

da Fromboliere 15/07/2010 11.48

Re:Un'arte chiamata caccia

GIUSTO, SILVANO. QUESTA è UNA BUONA BASE DI PARTENZA. E CERCHIAMO DI RAFFORZARE LE ORGANIZZAZIONI SUL TERRITORIO, NON DI FAVORIRNE LA FRAMMENTAZIONE. E SOLLECITIAMO L'AGGREGAZIONE A FAVORE DELLE ORGANIZ

da P. Ciceri 14/07/2010 15.59

Re:Un'arte chiamata caccia

GIUSTO, SILVANO. QUESTA è UNA BUONA BASE DI PARTENZA. E CERCHIAMO DI RAFFORZARE LE ORGANIZZAZIONI SUL TERRITORIO, NON DI FAVORIRNE LA FRAMMENTAZIONE. E SOLLECITIAMO L'AGGREGAZIONE A FAVORE DELLE ORGANIZ

da P. Ciceri 14/07/2010 15.59

Re:Un'arte chiamata caccia

Portiamo i nostri amici che non sono cacciatori con noi, facciamo loro toccare con mano chi siamo veramente, invitamoli a cena e facciamo sentire i nostri piatti migliori di selvaggina. Cose semplici che la base ha il potere di fare. Facciamolo e la considerazione cambierà, anche contro l'imperante buonismo virtuale dei mass-media.

da Silvano B. 14/07/2010 8.44

Re:Un'arte chiamata caccia

Credo che ci sia da fare molto, visto che stiamo accumulando macerie. Con i capibastone (con la punta del bastone spuntata, ormai)che hanno gettato la maschera e si combattono a suon di sconti sulle tessere e diffamazioni plurime a mezzo stampa. Meno male che c'era qualcuno che si era presentato come punto di riferimento della caccia rinnovata.

da Mario Punzo 14/07/2010 8.23

Re:Un'arte chiamata caccia

In generale in Italia la cultura ha sempre meno peso. Forse bisogna proprio partire da qui, anche per riprenderci degli spazi che ci sono stati tolti, per far capire chi siamo e cos'è veramente la caccia dobbiamo chiedere aiuto alle nostre tradizioni e sperare che tutto questo sia ritenuto importante dalle istituzioni nazionali, regionali, provinciali e comunali, come avviene nella bellissima Toscana.

da Fabius30 13/07/2010 18.25

Re:Un'arte chiamata caccia

La cultura della ruralità è cosa importante, e passa anche per l'arte, l'ospitalità, la buona tavola, la solidarietà. Ma quanti dei nostri cacciatori sacrificherebbero una cartuccia, un giorno di caccia, un fringuello, per dedicarvisi?

da Roberto Bi 13/07/2010 13.46

Re:Un'arte chiamata caccia

A proposito di altruismo, beneficenza e incontri conviviali popolari, cerchiamo di segnalare alla stampa, e magari su questo sito, tutte le iniziative promosse dai cacciatori e dove i cacciatori si impegnano. Se qualcuno poi li raccogliesse in un dossier, sarebbe il migliore biglietto da visita per un'opinione pubblica inconsapevole.

da Gino Poggetti 13/07/2010 9.40

Re:Un'arte chiamata caccia

Bravo Cronos, il problema è che certi nostri cosiddetti amici devono sbarcare il lunario, ovvero, a settembre devono tirar su le tessere e allora promettono (e a volte ottengono) fringuelli come coriandoli, fomentando liti, discordie e odio nei confronti della nostra categoria.

da Luigi Fratina 12/07/2010 16.05

Re:Un'arte chiamata caccia

I fringuelli, per metterli allo spiedo, bisognerebbe poterli cacciare. Vogliamo forse intendere che se riusciamo a convincere la gente di come stanno le cose, e cioè che i cacciatori lavorano per la società, forse la gente potrebbe anche capire che i veri amici sono i cacciatori e non gli anticaccia? Diteci come si fa e vi seguiremo. Anche se ci vorrà del tempo.

da Cronos 12/07/2010 14.07

Re:Un'arte chiamata caccia

Parole sante amico mio, parole sante. Dei fatti, degli eventi e degli argomenti, da te citati, ci sarebbe da farne più di un meraviglioso documentario, che avrebbe tutto il diritto, in costume, arte e storia, di occupare i palinsesti delle nostre televisioni e di allietare milioni di telespettatori, nel fresco delle loro case, che non possono avvicinarsi in prima persona alle meravigliose opportunità di cui ci hai parlato. A me non rimane altre da fare che immaginarle, magra consolazione, estraendole da qualche libro. Grazie comunque.

da Fromboliere 12/07/2010 10.23