Il capanno: tra architettura rurale e passione infinita


lunedì 18 maggio 2009
    

CapanniCertamente sono conscio di non vivere in maniera razionale la grande passione della caccia da appostamento, perché la respiro con il cuore e l'animo, è in me e vi risiede come un sentimento profondo. Come potrei, diversamente, praticare un'attività senza ombra di dubbio antieconomica e che implica sacrifici di ogni genere?

Nel corso degli anni ho avuto il piacere di conoscere tante persone che come me praticano questa forma di caccia, di ogni età, di ogni credo ed estrazione sociale. Dal più umile al più facoltoso, ma tutte ugualmente pronte ad emozionarsi al canto di primavera di un sassello.

Solo un vero cacciatore può capire le sensazioni che si provano la notte della vigiglia dell'apertura; tanti scrittori hanno tentato di descriverle, ma il mio pensiero è che le parole non riescono a rendere a pieno la vera emozione vissuta.

Non conosco nessun'altra attività dell'uomo (o per meglio dire dell'umanità visto che mia moglie mi accompagna in questa avventura, anche lei cacciatrice), che può appassionare un adolescente ed un anziano alla stessa maniera, come se fossimo tutti veramente uguali di fronte a questa immensa magia.

Oggi la caccia non viene certo effettuata per bisogni alimentari ma, piaccia o no, le nostre origini, le nostre tradizioni, le esperienze e non per ultime le conoscenze, ci vengono da quei tempi e da quegli uomini. E non possiamo che tramandarle.

Siamo rimasti poco più di settecentomila in tutta Italia e proprio la caccia da appostamento alla piccola selvaggina migratoria è stata la forma di caccia più penalizzata, direi mortificata. In qualche occasione si è tentato addirittura di eliminarla completamente.

Ma la nostra identità, le nostre radici, le nostre tradizioni venatorie tramandate da padre in figlio costituiscono valori irrinunciabili, un modus vivendi di una società popolare e rurale fondata sulla solidarietà e sul mutuo soccorso che non può e non deve scomparire sotto i colpi di maglio di una fredda cultura prettamente consumistica e metropolitana nella quale a volte non si ha conoscenza del vicino di pianerottolo.

Praticando questo tipo di attività venatoria si fanno proprie un complesso di cognizioni che investono il regno vegetale e animale, intersecando altri campi come, ad esempio, quello della meteorologia. Chi come me, ha assistito a tante stagioni migratorie, ha imparato a conoscere i venti, le fasi lunari, gli anticicloni, la bassa pressione, tutti fattori determinanti per prevedere il passo degli uccelli; quelle stesse cognizioni permettono anche di vivere più intensamente di altri le stagioni, di cogliere l'avvicendarsi dei mesi, di assistere a spettacoli naturali che il moderno e sempre più frenetico stile di vita non può concedere.

Si stabilisce così un rapporto vero e sincero con la natura, si “ascoltano” i propri istinti, tutto, però, nel massimo rispetto per il selvatico che non viene considerato “il fine” bensì il possibile mezzo per poter assaporare in maniera non artificiosa la natura.

Il capanno è un'arte, per molti di noi la preparazione della zona prescelta è addirittura un rito. L 'attività non si limita ai giorni antecedenti l'avvio della stagione di caccia e procede tutto l'anno in un crescendo rossiniano sino all'arrivo del fatidico giorno della nuova stagione.

Nessuna forma di caccia è in grado di modificare il paesaggio rurale e montano ed allo stesso tempo integrarsi perfettamente con l'ambiente circostante come quella dal capanno: radicata nel tempo, è divenuta ormai peculiarità di un territorio come quello Bresciano dove i capanni diventano architettura rurale fino ad abbandonarne quasi la finalità, diventando meraviglia per tutti.

E come Stendhal il quale, proprio in un roccolo della provincia di Brescia, ebbe il supremo piacere di sperimentare di persona questa magia che ho cercato di descrivere e ne rimase colpito. Ed era uomo che conosceva il bello.

Eugenio Casella

 

Vai al profilo in Amici di BigHunter

 

Capanni
Eugenio Casella

Edizione Compagnia della stampa Massetti Rodella
Marzo 2009


4 commenti finora...

Re:Il capanno: tra architettura rurale e passione infinita

Ho avuto il piacere di vedere dei capanni nel Bresciano, sono una cosa difficile da raccontare se non li si vede, forse le immagini che si vedono sopra danno la sensazione giusta. Bellissimi.

da Elvezio 20/05/2009 18.30

Re:Il capanno: tra architettura rurale e passione infinita

ogni tempo ha le sue regole. Che sono il frutto della volontà (più o meno consapevole) degli uomini. O ci si adatta o ci si adopera per convincere la maggioranza a cambiare. Intanto andiamo a caccia.

da chioccolino 19/05/2009 8.35

Re:Il capanno: tra architettura rurale e passione infinita

AMANTE DELLA CACCIA. il capanno richiede in questo momento una scelta precisa, l'opzione caccia da capanno o da vagante,e sincermente mi sembra un ingiustizia. non credo sia una legge fatta dai COSIDETTI cacciatori "VERI". volevo dire non posso avere due piccioni con una fava, e' chiedere troppo a questa legge? legge che ha distorto tutto il bello che questa attivita' poteva offrire. sinceramente deluso saluto.

da DA PAOLO T FANO PU 18/05/2009 20.57

Re:Il capanno: tra architettura rurale e passione infinita

Ho avuto il piacere di visitare un capanno di un caro amico nel Bresciano. Spettacolo unico.

da Arrigo 18/05/2009 19.31