La nostra frontiera


lunedì 6 agosto 2018
    

 
 
Più si avvicina l'apertura e più si infittiscono i contatti (ormai conta soprattutto lo smartphone, Facebook, ma s'affaccia prepotentemente sulla linea informatica anche una massa sempre più consistente di devoti a WeHunter), si affollano i circoli, le armerie, le sedi delle squadre di cinghialai, i bar, i club sempre meno esclusivi dei selettori.
 
L'argomento principe, non c'è dubbio, è il calendario venatorio. In alcune regioni ad esempio non è ancora uscito, malgrado la legge preveda quel limite a fine giugno, in altre è stato contestato dai soliti fanpazzisti di WWF e Lipu (che oggi esultano per aver conquistato il ministero chiave, quello dell'Ispra, a dispetto di Salvini e della debordante padania), con strascichi che accendono gli animi. La preapertura è in cima ai pensieri di molti migratoristi, come il sottoscritto, che rimpiangono i bei tempi andati dei prispoloni, delle tortore a gò-gò, dei rigogoli, delle lacciaie pingui e variopinte. E  quelli ancor più lontani delle aperture agostane, quelli delle starne in brigata, dei fagiani nati e cresciuti nei campi, delle lepri furbacchione, e i merli, le tortore se non c'erano stati temporali,  e le soste all'ombra di una quercia frondosa, per rifocillarsi: un paio di fette di pane, una salsiccia, del salame, il "cacciatorino", una scatoletta di tonno, un bicchierotto di vino, acqua dalla borraccia per i cani, una mela o una pera. Chiacchiere, racconti, prese in giro per l'ultima padella.   

Ma, dall'attualità, si passa inesorabilmente alle prospettive per il futuro. Pieno di incognite, ma anche di speranza di rivalse, di aspettative.  Il presente e il presente prossimo propongono prospettive di contrasto. Da una parte i tanti impegni presi da una delle due componenti governative, la Lega, esplicita che di più non si può. Dall'altra il bastone tra le ruote messo con altrettanta determinazione (salvo qualche singolo caso) dei Cinquestelle che lanciano anatemi da una fortino (il Ministero dell'Ambiente) caduto in mano, nella pratica quotidiana,  al presidente della Lipu, che - come ha ricordato "Il Giornale" - è stato per anni "il braccio destro" del "verde" Pecoraro Scanio, il quale da Ministro dell'Agricoltura avversò in tutti i modi la caccia: fra le tante, oltre al passaggio di gran parte delle competenze (INFS-Ispra comprese) dal Ministero dell'Agricoltura a quello dell'Ambiente, dicono che  annullò la lettera del suo predecessore (Paolo De Castro) - richiamata in seguito anche dal Ministro Zaia -  con cui si chiedeva a Bruxelles di reinserire lo storno fra le specie cacciabili.

Come impostare, dunque,  una politica di prospettiva per riportare l'attività venatoria all'epoca in cui non c'era terra ove almeno una volta all'anno si celebrasse anche il mito della bellezza italiana con la fascia di "Miss Diana"?

Le prospettive ci sarebbero. Subordinate tuttavia al superamento di quel clima di eterna conflittualità fra le associazioni venatorie.

Solo così, raccogliendo le forze, si potrebbe giungere a fare il punto sui valori della pur sempre consistenti schiere di appassionati, fra cui ci sarebbe da selezionare nuova linfa, giovane,  acculturata, tablet-dotata - che c'è, non c'è dubbio - ma che per suo tramite ne potrebbe acquisire, conquistarne altra, fra coloro, giovani, donne, che al momento hanno altri interessi, magari inconsapevolmente convergenti.

Già molto si è fatto, in modo semmai poco organico. I salmi che finiscono in gloria, per esempio, stanno conquistando poco più che in sordina i luoghi dove la gente mette le gambe sotto il tavolino. Prima con tovaglia a quadri, campagnola, ma oggi sempre più sotto l'egida anche di chef stellati. Ormai da oltre un ventennio si celebra la "Selvaggina a Tavola", con eventi di spicco. Prima soprattutto in Toscana: chi non ricorda il Carlin Petrini che prese spunto alla Sagra del Tordo di Montalcino per fondare il suo Slowfood?; e la Settimana della selvaggina  a tavola di Firenze, proseguita poi fino ad oggi in Lombardia? Di grande spessore il progetto Filiera Selvatica dell'ATC di Pistoia, la partecipazione a Food & Wine alla Leopolda di Firenze (Federazione Italiana  Cuochi), il corposo progetto scientifico "Selvatici e buoni" della Fondazione UNA, condotto insieme a prestigiose istituzioni    come  l'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e, non ultima, l'iniziativa editorial-gastronomica "La caccia di Igles e dei suoi amici", con la quale sotto la guida di  Igles Corelli e Michele Milani è stato possibile raccogliere le testimonianze culinarie "on the road" di una venticinquina di chef stellati, oltre a Corelli, del calibro fra gli altri, di Heinz Beck, Massimo Bottura, Vito Mollica, Giancarlo Perbellini, Davide Scabin, Mauro Uliassi, Gianfranco Vissani.

Un impegno con risultati di grande rilevanza, come si vede, che tuttavia non sembra bastare, oggi, a ricollocare la caccia e i cacciatori nell'ambito di quelle attività cosiddette virtuose. Mentre invece, anche qui, per la tutela della biodiversità - mi viene prima di tutto da dire - il nostro mondo fa di più di tutte le associazioni ambientaliste messe insieme, che nell'ultimo mezzo secolo almeno hanno fatto poco più che la foglia di fico a un sistema agro-economico industriale che ha distrutto una parte consistente del nostro patrimonio naturale.  Prendiamo il caso degli istituti previsti dalla 157. Sfido chiunque a fare un raffronto, sia di quantità di superfici, sia di qualità di biodiversità, fra le cosiddette oasi di WWF e Lipu e  le Oasi di Protezione, le Zone di Ripopolamento e Cattura, i Centri (Pubblici e Pubblici) di Riproduzione della Fauna Selvatica allo Stato Naturale, gestiti in virtù della legge sulla caccia (art. 10). A cui vanno aggiunti, non dimentichiamolo, tutte le aree costituite in Aziende Faunistiche. E gli appostamenti fissi? Volete mettere l'attenzione che ogni titolare di azienda o di appostamento pone nella conservazione (o del rispristino) delle essenze vegetali più adatte alla presenza di fauna selvatica? Perchè non diciamo, per esempio, che nella gran parte delle AFV delle nostre lacune, almeno un terzo è "riservato" per legge a oasi di protezione? Perchè non invitiamo tutti questi soloni da salotto (e da Governo) a colmare le loro "lacune" di conoscenza, facendo loro capire che se in Italia abbiamo ancora zone umide adatte alle specie acquatiche della tradizione (anatre, limicoli, non certo gabbiani, nutrie, cormorani) il merito è esclusivamente di coloro che nonostante tutto continuano con passione a praticare la caccia?

Ecco che allora, anche per far riemergere queste preziose verità, c'è bisogno di convergenze, c'è bisogno di una "cabina di regia" che funzioni. C'è bisogno di mettere da parte volgari concorrenze, inimicizie, dissidii personali, visioni del "particulare" che fanno invidia ai polli di Renzo.
 
Per prima cosa per ricostituire quei sodalizi diffusi sul territori che facciano riferimento a competenze nuove, a sensibilità capaci di confrontarsi con una realtà sociale e politica nuova, in rapido cambiamento, menti agili, dinamiche, colte. Una classe dirigente, cioè, che viva l'oggi, ma che abbia consapevolezza del domani. Esperta di caccia, ma più attrezzata in pubbliche relazioni (vorrei dire marketing, se non sapessi di offendere le tante sensibilità), in scienze politiche e sociali, in comunicazione, per affrontare con strumenti adeguati queste infinite fake che un abile orchestrazione figlia dei più avanzati algoritmi ci sta scaricando addosso, per distogliere l'attenzione dai veri problemi che stanno affliggendo da decenni ormai il nostro patrimonio naturale.


Vito Rubini


16 commenti finora...

Re:La nostra frontiera

La caccia in Italia è finita. continuerà solo per chi ha soldi e tempo da buttare. Il popolino di sinistra ha preso possesso di tutti gli ATC italiani e con i loro MATUSALEMME credono di aver vinto al guerra!! non c'è cosa più patetica e ridicola dell'AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA ahahahahh la vera schiffezza made in Italy ahahhah da sbellicarsi dalle risate... ahahahah

da ahahha 12/08/2018 20.01

Re:La nostra frontiera

Grillus, io credo che per ricominciare e per dare un futuro alla caccia, bisognerà guardare un po' più in là delle nostre miserie quotidiane. Siamo vecchi, in maggioranza, i nostri dirigenti sono bolsi, hanno le varicose, la prostata, qualcuno l'enfisema. Ci vuole gente giovane per fare le rivoluzioni e qui di rivoluzione abbiamo bisogno. Ma non di quelle alla maniera dei Piemontesi in piazza, che se non avevano all'ultimo momento un rinforzo dalla Federcaccia avrebbero fatto fiasco completo, ma di una rivoluzione di idee. Oggi, in un mondo moderno, abbiamo bisogno di menti moderne, non di piastrellisti o di promotori finanziari. I nostri dirigenti devono saperne di marketing, di diritto, di storia, di politica. Si, di politica. Chi dice che la politica non deve entrare nella caccia, non sa cosa dice. E non sa cosa significa fare politica. Abituata com'è a inquandrare nella politica esclusivamente quella pletora di politicanti che si riciclano nei partiti, a seconda di come tira il vento. E la comunicazione e la capacità di utilizzarla è determinante. Guardate cosa è riuscita a fare la Lipu, per esempio: con 25mila soci, se ce l'ha, è riuscita ad arrivare a un passo da detenere il volante del ministero dell'ambiente, e da lì continua a spararci addosso, con i soldi nostri. E' possibile che fra le centinaia di migliaia di cacciatori che ancora fanno parte del nostro sistema non ce ne siano almeno una ventina di migliaia del livello di quelli che fanno così tanto casino nella parte avversa? Io non ci voglio credere. Cominciamo a cercarli. Un appello anche a Bighunter che almeno prova a scoprire nuovi "talenti". Proviamo ad addestrarli e a mandarli sul...campo di battaglia. Tanto, peggio di quelli che abbiamo oggi fra i nostri dirigenti, non potranno fare.Basta con le battaglie di retroguardia. All'attacco!!

da Sergio Goraccia 10/08/2018 16.09

Re:La nostra frontiera

Anch'io preferisco il letto, Armando. E ti devo dire che ne ho approfittato quelle volte che sono andato a caccia all'estero, modestamente anche per sperimentare i paradisi altrui. Anche da quello ho capito le differenze fra il nostro e il loro. Che poi, non è quel paradiso come si dice. O meglio, se vai ad allodole in Romania (in deroga) ti diverti di più che in Calabria o in maremma. Se vai a oche in Canada, o in Scozia, solo per il fatto che qui non le puoi cacciare la differenza è presto fatta. Come non è difficile distinguere dai nostri puristi colombacciai che schifano la preaspertura, ai cacciatori nord che sparano ai colombacci tutto l'anno. La differenza vera, caro mio, e cari miei con la testa rivolta all'indietro, è data da due fattori: il denaro e la proprietà della selvaggina. Per il secondo, siamo una mosca bianca al mondo, ma tutti facciamo finta di niente. Collegato al secondo sta ovviamente il primo fattore, il denaro. Per ottenere la selvaggina abbondante, non basta pagare la licenza di caccia, occorre gestire il terreno, boschi, campi, paludi. Basta andare nelle valli venete o nelle aziende faunistiche dei grandi proprietarì, quelli soprattutto che di solito hanno residenza nei paradisi fiscali, e la selvaggina c'è. Mentre manca nei parchi e nelle aree protette, salvo il cinghiale che ormai è diventato strumento di guai anche per la caccia. E allora, se vi va, continuate pure in questa guerra fra poveri, con questi mezzi uomini che si atteggiano a generali e, quando la gran parte di noi sarà lassù, potremo verificare - San Pietro consenziente - se i nostri nipoti ci rimpiangeranno, come abbiamo fatto noi con i nostri nonni, che vissero sotto il controllo di un'unica associazione (al sud e al nord retta dai democristi, al centro condotta dai comunisti), si contentarono di quello che avevano intorno casa, e soprattutto di quello che il loro portafoglio gli consentiva. Ma ne riparliamo presto.

da Grillus 10/08/2018 14.13

Re:La nostra frontiera

Che dire Leandro M andare sotto le grinfie di Renzi e sperare in qualcosa di meglio?Non ho mica dimenticato i paletti che questi sig. hanno messo per la caccia. Salvini fino ad ora non mi sembra abbia emanato leggi contro la caccia e tantomeno Berlato. Molti di noi hanno capito benissimo che l’unione fa la forza ma al contempo anche di non volere entrare in quel calderone che ha ghettizzato la caccia. Il nuovo deve essere nuovo ne rispolverato e ancor meno riciclato altrimenti sarebbe un restauro pessimo e inguardabile. Non è peccato pensare e rifarsi a ieri, se si intende la caccia, in quanto in nostro ieri è l’oggi dei paesi della C.E. Anche da quelle parti i tempi sono cambiati e l’evoluzione ha modificato le menti non solo da noi però si caccia in modo diametralmente opposto al nostro. Se al contrario si intende sostenere coloro che negli ultimi venti anni hanno governato la caccia allora veramente non abbiamo capito nulla soprattutto coloro che ancora si ostinano a sostenere il vecchio . Da sempre la protesta nasce dallo scontento e solo un pazzo baratterebbe un comodo letto per una panchina.

da Armando R. 10/08/2018 1.55

Re:La nostra frontiera

Chi non vuole un'unica associazione ha gli occhi foderati di prosciutto, per questo non si accorge che stiamo riducendoci a quattro gatti rinco, con la prostata, che non contano più una beneamata mazza. Oppure sono quelli che per una seggiola venderebbero la nonna. Unica associazione, ne va del futuro della caccia.

da Poiseneparla 09/08/2018 16.27

Re:La nostra frontiera

PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,

da pRONNNNNNNNNNNN 09/08/2018 13.08

Re:La nostra frontiera

Fare una unica grande e forte Associazione, come la Francia.

da Giovanni 08/08/2018 11.20

Re:La nostra frontiera

quante chiacchere

da desio 08/08/2018 11.06

Re:La nostra frontiera

Associzione unica, se ci riusciamo. Ma siamo in mano agli armieri, gli unici che hanno ancora soldi da spendere. E secondo me li spenderanno per favorire il consumo immediato e non un progetto di lungo respiro. Chissà se qualcuno di loro ha letto la trilogia di Asimov?. Sarebbe l'ora di costituire una seconda Fondazione, che - di nascosto - elaborasse strategie alternative, un nuovo sistema associativo per rimpiazzare il vecchio, ormai irrecuperabile perchè gli attuali leader troppo bene si trovano incollati al seggiolone e faranno di tutto per opporsi a quei pochi giovani che non hanno mai cercato, mai voluto e combattuto fino all'ultimo respiro perchè non li spodestassero. E quando una società, un'organizzazione, non produce gli anticorpi necessari per rinnovarsi, il futuro è miserevole.

da Z. F. 07/08/2018 17.50

Re:La nostra frontiera

Se non si capisce che abbiamo bisogno di un'approccio nuovo, di gente nuova, di idee nuove, che peraltro sono molto vecchie ma di buon senso, se non sic apisce questo, è bene che si continui a vivere l'oggi, finchè dura, ma secondo me, dura poco. Chi pensa di rivivere l'ieri (senza reimmaginarlo alla luce del mondo che è in profonda e rapida trasformazione) ha sbagliato clamorosamente contesto. Il "nuovo" della caccia che avanza, tipo queste congreghe piccole e meno piccole che sperano in Salvini o ancora peggio in Berlato, nella protesta invece che nel dialogo serio, nelle divisioni, non hanno capito che certe istanze anticaccia (la caccia che viene rappresentata come il male peggiore) non ci porteranno da nessuna parte, anzi peggioreranno la nostra condizione.

da Leandro M. 07/08/2018 14.29

Re:La nostra frontiera

Più si avvicina l'apertura e piu' lucito le canne della mia Bernardelli anni 60 .

da Antico 06/08/2018 15.33

Re:La nostra frontiera

presidente si , ma bisogna vedere di cosa.....hahahahahahahahaahahahah

da ufficio del duro duro 06/08/2018 14.59

Re:La nostra frontiera

...ricostituire quei sodalizi diffusi sul territori che facciano riferimento a competenze nuove, a sensibilità capaci di confrontarsi con una realtà sociale e politica nuova, in rapido cambiamento, menti agili, dinamiche, colte. Una classe dirigente, cioè, che viva l'oggi, ma che abbia consapevolezza del domani.<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<<< Vale a dire Michele Sorrenti, presidente subito.

da jamesin 06/08/2018 14.21

Re:La nostra frontiera

GRANDE NIBBIO LA COSA GIUSTA L HAI DETTO TU , QUALCUNO HA SCRITTO CHE IO FACCIO CAMPAGNA CONTRO LE AAVV, NON è VERO ,ANCHE A ME PIACEREBBE AVERE E SAPERE CHE ALLE SPALLE HO UN ASSOCIAZIONE CHE MI DIFENDE E SI BATTE PER I MIEI DIRITTI .PURTROPPO NON è COSI PER QUESTO NON SI VA D ACCORDO A FINALE SEMPRE QUALCHE ASSICURAZIONE SI DEVE PAGARE NON è CHE NON PAGANDO UNA AAVV QUALSIASI UNO RISPARMIA MA MI HANNO FATTO VENIRE LO SCHIFO. BRAVO NIBBIO SONO D ACCORDO CON TE.

da GENNY 4 BOTT 06/08/2018 14.15

Re:La nostra frontiera

L'inizio del testo sembra un quadro del grande LEMMI....Il resto rientra sul livello liquido di societa' che ci ritroviamo.....

da T el C 06/08/2018 13.55

Re:La nostra frontiera

Una cabina di regia che funzioni??? "IO LO SPERO" Mi scusi signor Rubini,non credo che anche lei si è dimenticato della fine ingloriosa, che alcune di quelle associazioni venatorie nazionali presenti fecero fare all'UNAVI!!! cordialità

da Il Nibbio 06/08/2018 11.51