Osservatori regionali, avanti!


lunedì 14 novembre 2016
    

Vorrà pur dire qualcosa se il colombaccio, soprattutto nell'Italia centrale (dove la tradizione della caccia alle palombe è qualcosa di ben radicato) registra un “forte incremento”. Il dato, nuovissimo, relativo alle rilevazioni effettuate dal 2001 al 2015 dall'Osservatorio regionale dell'Umbria, è l'ennesima conferma, dopo che anche Ispra nei suoi periodici, lenti, report (l'ultimo relativo al periodo 2008 – 2012 pubblicato lo scorso anno è l'aggiornamento degli status per il periodico rapporto sulla Direttiva Uccelli) aveva confermato il trend estremamente positivo: “molte popolazioni nidificanti”, “ampia distribuzione”, “incrementi numerici consistenti”, giustificati secondo Ispra da “una migliore regolamentazione del patrimonio forestale” (leggi dall'incremento delle aree protette).

La lettura faziosella dell'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che proprio nelle ultime settimane ha allargato la propria leadership scientifica proprio nei Parchi grazie alla riforma approvata in prima battuta in Senato (l'ente viene promosso ad unico istituto in grado di dare pareri sul controllo della fauna selvatica e altro), nasconde un'ovvietà: è soprattutto qui, nell'habitat boschivo, protetto o non, che le specie ornitiche, meglio difese da inquinamento e pesticidi, proliferano. A dimostrazione che i reali problemi degli uccelli sono la riduzione dei loro spazi vitali (luoghi di svernamento e nidificazione) e l'utilizzo di pratiche agricole distruttive della biodiversità, contrastate in alcuni casi solo dalle marginali colture a perdere organizzate sul campo dagli Atc e dai cacciatori proprio per garantire la sopravvivenza delle specie cacciabili nidificanti.

Il dato relativo agli habitat forestali fissato dalle accurate ricerche dell'istituto umbro, è estremamente positivo: il 73% delle specie forestali risultano addirittura in aumento. Di contro invece soffrono le specie tipiche dei campi coltivati. Fra queste la condizione più frequente è quella della diminuzione (36% delle specie). Stabili il 30%, in incremento il 33%. Il che non è poi così drammatico: sommando le stabili e quelle in incremento si raggiunge comunque la maggioranza. Ma c'è un altro dato che porta in evidenza l'incidenza diretta dell'esposizione ai prodotti fitosanitari: ovvero che tra quelle definite più sensibili a queste sostanze (per habitat e tipo di alimentazione) si contano molte più specie in diminuzione (58%) rispetto alle restanti, in declino “solo” per il 24%.
 
Calano in Umbria soprattutto le specie “di prateria”, a causa della perdita degli habitat per l'inesorabile abbandono di quelle attività agricole e zootecniche tradizionali che impedivano al bosco di riappropriarsi degli ambienti aperti creati dall'opera dell'uomo. Ecco quindi che si palesa nuovamente quel distaccamento plateale tra la natura vissuta e incoraggiata dalle attività delle comunità contadine e quella filosofia piaciona dell'ambientalismo di città, che rinchiude, emargina e di fatto lascia impoverire.

Il dato eclatante, comunque, è che lì dove i cacciatori li vanno a scovare, facendo i loro lauti carnieri, gli uccelli non hanno problemi conservativi. A dimostrazione del fatto che la caccia, non stanchiamoci mai di ripeterlo a chi ci accusa di fantomatiche stragi, non inficia e non può inficiare, se non in casi di depauperamento già avviato delle popolazioni, su questo stato di cose. In Umbria, riguardo alle specie cacciabili, si registrano incrementi anche per gallinella d'acqua, gazza, ghiandaia, merlo, storno e tordo bottaccio.

L'istituto regionale umbro con la pubblicazione Monitoraggio degli uccelli nidificanti in Umbria (2001 – 2015
) : andamenti delle specie comuni e indicatori dello stato di conservazione dell'avifauna dimostra una volta per tutte che c'è qualcosa di meglio dell'affidare le analisi tecnico–scientifiche ad un istituto nazionale, che vuoi per mancate risorse, vuoi per ingerenze più o meno plateali, certifica a singhiozzo, contraddicendosi talvolta e omettendo talaltra dati noti e difficilmente contestabili.
 
La prova del nove è arcinota, basta confrontare le evidenze scientifiche allineate ai dati sulle consistenze e le migrazioni che interessano anche altri Paesi. I Tar lo hanno certificato, riconoscendo l'ovvio. Quando ci sono dati aggiornati e dettagliati è difficile sostenere che i calendari debbano allinearsi a concetti fermi da decine di anni. Ispra con tutto l'impegno possibile non è in grado di gestire migliaia di punti di osservazione in tutta Italia, una realtà ormai diffusa grazie soprattutto all'impegno del mondo venatorio. Questa è la strada del futuro? Speriamo.
 

Cinzia Funcis


20 commenti finora...

Re:Osservatori regionali, avanti!

Arturo, che fai, sfotti?

da Umbricolo 18/11/2016 17.19

Re:Osservatori regionali, avanti!

x UMBRATILE menomale che esisti, salvaci Tu!!

da arturo 17/11/2016 8.33

Re:Osservatori regionali, avanti!

Romeo, sono un cacciatore ed ho ricordato una sentenza della Corte Costituzionale, peraltro inerente al post e ai commenti. E' incompatibile?

da Abacus 16/11/2016 11.14

Re:Osservatori regionali, avanti!

Ringraziamo per le precise segnalazioni. Termine sostituito con specie "ornitiche".

da REDAZIONE BIGHUNTER MAGAZINE 16/11/2016 10.56

Re:Osservatori regionali, avanti!

Abacus ma che sei un infiltrato dell'Ispra? Vai sui siti anticaccia, si direbbe che sei tutto tranne un cacciatore.

da Romeo 16/11/2016 10.37

Re:Osservatori regionali, avanti!

Dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 227/2003: Il parere dell'INFS (oggi ISPRA), ente nazionale dotato della necessaria competenza tecnica in materia, qualificato dall'art. 7 della legge n. 157 del 1992 come “organo scientifico e tecnico di ricerca e consulenza per lo Stato, le regioni e le province”, appare indispensabile per la formazione di un atto nel quale deve essere garantito il rispetto di standards di tutela uniforme che devono valere nell'intero territorio nazionale. A tale fine non può ritenersi sufficiente il parere espresso da un organo locale, pur dotato di competenza tecnica, quale l'Osservatorio faunistico provinciale.

da Abacus 16/11/2016 9.55

Re:Osservatori regionali, avanti!

Luigi po il lavoro delle regioni esiste se vi sono gli osservatori regionali ,altrimenti è aria fritta.Nel caso comunque come già scritto da altri gli osservatori regionaliCONCORRONO al parere di ispra,ma non superano,ne possono fare autonomamente a cacchi loro in quanto per legge ispra è l'unico ente scientifico accreditato è demandato dallo stato a rilasciare pareri sulla fauna selvatica,Lasciamo comunque perdere il termine AVICOLO,che denota la scarsa cognizione dell'estensore

da Flavio 16/11/2016 8.38

Re:Osservatori regionali, avanti!

O Paolo credo che il senso dell'articolo non fosse certo parlare di una cosa inedita, quanto del lavoro che fanno tutte le regioni e che è sminuito da Ispra.

da Luigi PO 16/11/2016 8.31

Re:Osservatori regionali, avanti!

Avicoltura=Allevamento di pollame.Avicolo=Relativo all'avicoltura o agli avicoltori:

da Garrone 15/11/2016 19.51

Re:Osservatori regionali, avanti!

O Cinzia, sono 30 anni che le Regioni pubblicano libretti e rapporti d'ogni tipo sulla fauna.

da Paolo50 15/11/2016 18.27

Re:Osservatori regionali, avanti!

Palumba, basta aprire un dizionario ew leggere il significato del termine avicolo.

da Abacus 15/11/2016 17.44

Re:Osservatori regionali, avanti!

Basterebbe obbligare le regioni a istituire in ognuna di esse osservatori gestiti da personale qualificato al disopra delle parti, allora Ispra non servirebbe più. ,tanto sappiamo tutti da chi è gestito. ?

da allodolaiomatto 15/11/2016 17.26

Re:Osservatori regionali, avanti!

errato perchè? un tordo non è una specie avicola? e un colombaccio?

da palumba 15/11/2016 17.17

Re:Osservatori regionali, avanti!

Esimio Business, mi sono limitato a sottolineare l'uso errato di un termine. Per il resto a me non rode proprio nulla.

da Abacus 15/11/2016 15.36

Re:Osservatori regionali, avanti!

Abacus, il tuo mi sembra più uno spirito di patata che altro. Probabilmente ti rode che in Umbria abbiano fatto quello che all'Ispra quegli scienziatoni paventano. E cioè che ci si organizzi, e bene, per fare un po' più di chiarezza su quelle balle che circolano in merito ai key concept.Fra tutti, questi sapientoni mi sembrano una masnada che ha trovato l'America sparando sui cacciatori. Anche grazie ai buoni uffici di agricoltori e chimici, che guarda caso una volta, almeno in parte, hanno contribuito ad affondare il referendum anticaccia.QWuando si dice la mutevolezza dell'animo umano. E poi ci si lamenta che vincano o crescano le forze dell'antisistema.

da Businessisbusiness 15/11/2016 15.02

Re:Osservatori regionali, avanti!

PRIMO: GRANDE MERITO ALLA REGIONE UMBRIA E AI CACCIATORI UMBRI, SOPRATTUTTO A QUELLE ASSOCIAZIONI CHE URLANO POCO E DIMOSTRANO DI SAPER OPERARE SUL TERRITORIO. SECONDO: COSA ASPETTATE, SIGNORI DIRIGENTI DELLE ALTRE REGIONI E RESPONSABILI AMMINISTRATIVI DELLA COSA PUBBLICA A DOTARVI DI ANOLOGO STRUMENTO? SE TUTTE LE REGIONI DISPONESSERO DI DATI COSÌ DETTAGLIATI, ANCHE IL LAVORO DI CHI VUOLE DAVVERO SOSTENERE LA CACCIA AI MIGRATORI SERIAMENTE SAREBBE FACILITATO. TERZO: L'ACQUA CALDA, CARO ARTURO, E' UN BENE CHE VA ALIMENTATO COL FUOCO DELLE PASSIONI, CON RISORSE ECONOMICHE E INTELLIGENZA, ALTRIMENTI PRESTO SI RAFFREDDA. E CI VUOLE ANCHE - RIPETO - UN PO' DI SALE (INTELLIGENZA). GLI SCETTICI, I RINUNCIATARI, QUELLI CHE DANNO TUTTO PER SCONTATO, SPESSO SONO QUELLI CHE VOGLIONO LASCIARE TUTTO COME STA. PER IGNAVIA, PER PIGRIZIA? PER FURBIZIA?

da UMBRATILE 15/11/2016 8.23

Re:Osservatori regionali, avanti!

Gli istituti regionali ove istituiti,concorrono ai pareri ispra......domanda quanti e dove sono quelli istituiti??

da Garrone 15/11/2016 8.19

Re:Osservatori regionali, avanti!

Bene, ora sappiamo che le specie avicole (sic!) sono particolarmente diffuse negli ambienti forestali. Infatti i nostri boschi sono pieni di galline, faraone, tacchini ed anatre mute. Quando la proprietà del linguaggio supera qualunque aspettativa.

da Abacus 14/11/2016 16.34

Re:Osservatori regionali, avanti!

Solite cose che diciamo tutti i giorni già noi su questi siti di caccia. Se una cosa non va che lo si dimostri con i fatti alla mano e denunciare !!

da jamesin 14/11/2016 13.02

Re:Osservatori regionali, avanti!

Hanno scoperto l'acqua calda, si sa la mancanza di colture, dovute in parte al fatto che al contadino non producono più reddito come una volta, il rigirare la terra subito dopo il raccolto, l'usare prodotti chimici su certe piantagioni, inevitabilmente ha prodotto una diminuzione delle specie che si nutrono sui terreni coltivati ed un aumento di tumori anche per l'uomo. Cosa si aspetta a porvi rimedio?

da arturo 14/11/2016 11.29