MIGLIORARE LE RAZZE? SI PUO’ FARE


lunedì 2 febbraio 2009
    

Mario Biagioni“Fissare, conservare e possibilmente migliorare le caratteristiche di razza: ecco lo scopo della cinofilia”.


Potrebbe averlo scritto anche ieri, se non ci fosse la data di molti anni fa, Emilio Vecchi, cinotecnico di rango, osservatore acuto e distaccato, soprattutto capace di far riflettere.


Siamo stati capaci di mettere insieme quasi 350 razze, diversissime tra loro per caratteristiche morfologiche tanto da sembrare, in qualche caso, neanche appartenenti alla stessa specie. Quasi da tiranni abbiamo voluto il cane, a seconda dei casi, compagno a schiavo, servo o ausiliare.

Così, scegliendo i riproduttori, è nata la selezione intesa a fissare e mantenere i caratteri di razza.

Nel grande numero dei cani da caccia ci sono 36 razze di cani da ferma, ognuna con caratteristiche diversissime, eppure con un unico fine: segnalare con la ferma la presenza del selvatico e permettere al cacciatore di avvicinarsi e sparare.

Con molto tempo e grande impegno, siamo riusciti ad ottenere dal cane, cacciatore per necessità, la completa rinuncia ad aggredire il selvatico, limitandosi ad individuarlo e segnalarlo.

Inoltre, lo si vuole lento ed analitico per impiegarlo in terreni difficili, scattante e veloce per quelli aperti, ragionatore con costante autocontrollo e poi rapido ed istintivo nei riflessi. In diverse taglie, con particolari linee, a pelo corto, medio e lungo.

Tutto questo può apparire fantasioso o bizzarro, ma è invece determinato da reali esigenze di impiego, per ambienti, selvatici e caratteri. E noi siamo i fortunati eredi di questo raffinatissimo materiale, quindi ci dobbiamo sentire impegnati a mantenerlo e, se possibile, migliorarlo.

Stabiliti i parametri che permettono piena capacità di interpretazione dello standard di  razza per ogni individuo, e controllata l’esistenza di caratteri di tipicità a buon livello, il resto si può fare.

Per fortuna ogni tanto c’è qualcuno che ci ricorda cose solo in apparenza ben considerate. Dovremmo quanto meno ringraziare.

Mario Biagioni


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