I cuccioli di oggi


lunedì 7 settembre 2015
    

Cane da ferma E' diffusa tra i cacciatori l'opinione che la bravura di un cane da ferma dipenda soprattutto dalla dotazione genetica e dalle sue esperienze di caccia pratica.
Anticipando le conclusioni di queste note io penso che in questi ultimi decenni, a seguito di un'accorta pressione selettiva sulla dotazione genetica, il rapporto del cane da caccia con il padrone-cacciatore sia divenuto un coefficiente di grande importanza (che si aggiunge a quelli tradizionali) per la bravura del cane adulto.
 
Oggi chi ha bisogno di un cane da ferma, si procura un cucciolo, lo alleva in casa, lo inizia personalmente alla caccia (quella che è solito praticare) e senza pressioni pedagogiche o addestrative, dopo qualche uscita in campagna, si ritrova un cane ben avviato al lavoro.
Invece, rispetto a quelli odierni, i cani di 20/30 anni fa, oltre ad avere una dotazione genetica modesta, erano poco precoci, testardi, e solo dopo due stagioni di caccia e un buon dressaggio (che per i cani inglesi doveva essere fatto da un professionista) acquisivano (o consolidavano) ubbidienza, collegamento con il cacciatore, solidità della ferma e consenso.

Nei cani di oggi le qualità sopra citate sono divenute genetiche, tanto che nessuno ricorda più gli strumenti coercitivi, quali lo "strozzone", la "corda di ritegno", il fuciletto "Flobert", e pochissimi usano i "collari elettrici", utili peraltro solo a chi ha sufficiente esperienza e conoscenza della psicologia del cane.
In conseguenza il mercato dei cani addestrati (definiti "pronta caccia" dalla pubblicità), un tempo florido, è oggi pressoché scomparso, insieme alla professione di addestratore di cani per la caccia.
Queste novità, così rilevanti rispetto al passato, stimolano l'interesse del cinofilo a ricercarne la genesi e le cause, perché dall'aumento delle conoscenze può sempre emergere qualcosa utile a migliorare la resa venatoria del cane.

Poiché nulla avviene per caso, ogni evento per essere ben compreso va storicizzato, cioè inserito nel suo contesto di riferimento, e da ciò emerge che l'eccellente attuale risultato conseguito dagli allevatori è strettamente legato al cambiamento ambientale/faunistico, al nuovo modo di vivere e di lavorare dei cacciatori, ed anche alle pesanti penalizzazioni della legislazione venatoria.
Pur restando antropologicamente connaturata alla natura umana, oggi è mutata la collocazione consuetudinaria e sociale della caccia e le sue modalità di esercizio.

La caccia di oggi non è più vissuta come evocazione metaforica e liturgica di ciò che nella notte dei tempi era la principale ma aleatoria fonte di sopravvivenza, nell'ambito dei cicli naturali (predatore-preda, vita-morte).
Ancora nell'immediato dopoguerra, mancando le strade e i mezzi di locomozione, il cacciatore doveva affrontare lunghe marce per giungere sui luoghi di caccia e qui, lontano dai centri abitati, ritrovava (almeno in parte) il senso del tempo scandito dalle ore di luce, la misura delle distanze rapportata alla forza delle gambe e gli stimoli della stanchezza, della fame, della sete tornavano ad esprimere reali necessità fisiologiche.
La fatica, il sacrificio, l'attesa, la tenacia, il tempo, davano valore all'attività ed al carniere.

Oggi, invece, nei ritagli di tempo consentiti dal lavoro e dai parossistici ritmi di vita, il cacciatore medio si reca nei luoghi ove sa esservi selvaggina, vuole realizzare il carniere con rapidità e sicurezza; non ha più né tempo, né voglia, né competenze, né ambiente adatto per addestrare un cucciolo alla caccia.
Perciò ha bisogno di un cucciolo precoce, naturalmente ubbidiente e collegato che, nello stile di razza, sappia senza addestramento specifico "fermare" quello che incontra nel terreno da esplorare.
Questa esigenza ha obbligato gli allevatori a sfruttare la plasticità neuronale del cane (che milioni di anni hanno reso sempre più sensibile alla pressione selettiva) per incrementarne la ricchezza e le potenzialità cerebrali, fino a rendere genetiche tutte le qualità necessarie alla caccia (che prima dovevano essere imposte o consoliate con l'addestramento).

Ne è risultata accresciuta la docilità, l'inclinazione del cane alla convivenza con l'uomo, e la potenzialità della sinaptogenesi, attiva soprattutto nel "periodo sensibile" del cucciolo, che va dai 6/8 mesi ai 18/20 mesi, e che cessa con l'età adulta.
Il fatto nuovo rilevante è che in questo "periodo sensibile" gli stimoli ambientali (e tra questi la convivenza con il cacciatore) sono in grado di attivare la capacità espansiva strutturale del cervello del cane (cellule, geni e connessioni neuronali) fino a modellarlo in conformità alle sollecitazioni dell'ambiente in cui vive.

Questo vuol dire che la capacità di adattamento all'ambiente (diffusa pur se in varia misura nel mondo animale, nel quale i cuccioli dei predatori carnivori imparano dall'osservazione della madre e dei membri esperti del branco le regole della convivenza sociale, la gerarchia, e la tecnica di caccia alle prede), risulta oggi molto accresciuta nel cucciolo del cane da ferma ed è un "valore aggiunto" che consente di sfruttare anche le più riposte risorse del patrimonio genetico.

Il cucciolo odierno ha una tale capacità di apprendimento (con la conseguente capacità di adattamento) che riesce, per "assimilazione" (con un fenomeno analogo alla "mente ricevente" del bimbo studiata dalla Montessori), ad acquisire spontaneamente dall'ambiente domestico e venatorio, e dal rapporto con il padrone-cacciatore il "programma di comportamento" più adatto a gestire tutte le situazioni che deve affrontare.
E' di tutta evidenza che gli stimoli della vita in canile non sono paragonabili a quelli della convivenza con il padrone, e che l'iniziazione precoce alla caccia fatta dal padrone, condiziona tutta la maturazione del cane, in una misura a mio avviso finora molto sottostimata.

Occorre tenere presente che nel "periodo sensibile" la reazione agli stimoli di esperienze forti ed inedite, a causa di una stabilizzazione sinaptica selettiva (conseguente la ipersensibilità del sistema nervoso) può provocare dei condizionamenti negativi, spesso difficilmente modificabili (si pensi alla paura dello sparo) ma anche positivi quali il collegamento con il padrone e il modo di cacciare.
In sostanza alcune esperienze precoci si imprimono nel sistema nervoso del cucciolo, determinando il suo ulteriore funzionamento.
Essendo ormai i cuccioli precoci, docili e perfettamente adattabili alla vita domestica, si è diffuso tra i cacciatori il costume di allevarli in casa per portarli presto a caccia, e ciò innesca una spirale virtuosa, perché gli stimoli della vita domestica e del rapporto con il padrone che lo inizia alla caccia, incrementano le potenzialità cerebrali, la capacità cognitiva, e perciò anche le qualità venatorie del cane adulto.

Gli effetti che derivano dalla convivenza tra cucciolo e padrone-cacciatore a mio avviso non sono stati sufficientemente studiati.
Il cucciolo, che dipende interamente dal padrone per la sicurezza, la protezione, il cibo, la socialità e soprattutto per la voluttà coinvolgente del sodalizio venatorio, ha nel padrone il suo unico unico punto di riferimento, lo considera un consimile dominante (capo-branco), ne accetta naturalmente la dominanza e i poteri di iniziativa e di direzione.
I condizionamenti del cane indotti con pressioni coercitive, sono necessariamente precari, perché ogni volta il cane deve scegliere tra la pulsione dell'istinto e il timore della punizione.

Invece i comportamenti acquisiti spontaneamente sono sempre definitivi, perché entrano a far parte dell'istinto divenendo una "seconda natura" del cane.
Il cucciolo per istinto è in costante relazione con il padrone perché impara subito a "leggerne" il linguaggio del corpo (mimica, gestualità, posture, tono di voce, moti involontari) e adegua il suo comportamento al gradimento del padrone, che diviene il principale "rinforzo positivo" (ricompensa) del suo agire.
La comunanza di vita e di caccia condizionano in modo determinante lo sviluppo stesso dell'istinto del cucciolo, incanalandolo nella direzione più aderente alla volontà del padrone, sia in casa che nella caccia.
Quando si realizza questa simbiosi, che va molto al di là della semplice fedeltà, il cane si definisce in gergo venatorio "appadronato" e vive e caccia solo per il padrone al quale sembra collegato telepaticamente, e di cui "assimila", nei limiti della sua animalità, anche la "sapienza venatoria", cioè il "modo" di cacciare.
Nella mia sessantennale esperienza ho avuto modo di osservare, con una costanza che esclude il caso fortuito, che, a parità di doti genetiche, di esperienze venatorie, di ambiente e di fauna, i cani dei cacciatori bravi sono più bravi degli altri.
Il cane "appadronato" non va mai "fuori mano", non si perde, non deve essere chiamato, non ha paura dello sparo, ma se cambia padrone, per alcuni giorni rifiuta il cibo e non vuole cacciare, e quando riprende a farlo, il suo comportamento sarà diverso (e inferiore) a quello precedente.

In conclusione, l'impegno logistico di tenere in casa il cane da caccia, è largamente compensato dalla gratificazione della sua presenza (che coinvolge tutti i familiari) e soprattutto dalla specialità del sodalizio venatorio con il padrone che ne consegue: una sintonia nella quale i due fanno "sistema" in vista del risultato condiviso, in una cooperazione attiva nella quale ognuno contribuisce dando tutto ciò che è nelle sue possibilità: il che accresce e sublima il piacere della caccia.
Naturalmente ogni medaglia ha il suo rovescio: poiché la formazione e le qualità definitive del cucciolo dipendono dal rapporto con il padrone e dalla qualità delle esperienze che questi gli fa fare, "ogni padrone ha il cane che si merita".

                Enrico Fenoaltea

 


11 commenti finora...

Re:I cuccioli di oggi

Certamente, quando ci si imbatte in soggettini del genere. è una benedizione. Spesso si prendono cani, con una sfilza di punti certificati sulla carta, che poi non corrispondono al vissuto. Certamente la situazione per molti versi è migliorata. Almeno c'è una consapevolezza, spesso purtoppo basata sul fittizio, che la selezione "certificata" è meglio della pacca sulla spalla.

da F. F. 11/09/2015 8.13

Re:I cuccioli di oggi

Io invece concordo appieno con le considerazioni del sig. Fenoaltea. In 43 anni di attività venatoria sempre con il cane la differenza tra i cuccioli di una volta e quelli di oggi si vede eccome. Prima si diceva, ed era vero, che il cane maschio minimo ci volevano due anni per vedere qualcosa, attualmente posseggo un breton in purezza di 6 anni ma già a 6 mesi faceva quello che fa attualmente...come un automa.Non ho dovuto insegnargli niente, ha fatto tutto da solo dalla punta al riporto.....un tempo questo non succedeva almeno con la costanza di oggi. Il vivere a costante contatto con il padrone è pure vero e lo sottoscrivo.

da Carlo 09/09/2015 18.13

Re:I cuccioli di oggi

SECONDO ME LA TROPPA ATTENZIONE LEGATA ALLE GARE, LE GARE DI CACCIA ORIENTATE ALLA PRODUZIONE DI CANI CERTIFICATI PER FARE SOLDI, LE GARE PER LE GARE PER FARE SOLDI, LA CORRUZIONE (GIUDICI CINOFILI?) CHE IN ITALIA E' ASSURTA A SISTEMA, NON SOLO OVVIAMENTE PER I CANI, PER TUTTO, ANCHE PERCHè IL NOSTRO E' ORMAI UN PAESE CHE NON SO SE DIFINIRE UN PAESE DA CANI O UN PAESE "DI" CANI, CON TUTTO IL RISPETTO PER I CANI, OVVIAMENTE. SONO TUTTE QUESTE LE COSE CHE HANNO FATTO Sì CHE PER AVERE UN BUON CANE DA CACCIA C'E' DA SUDARE E BISOGNA COMUNQUE AVERE UN GRAND FONDO SCHIENA, TIPO QUELLO DELLA BOSCHI. POI, IL FATTO CHE ALL'ENCI, SEMPRE PER RINCORRERE IL MERCATO, SI E' APERTO ALL'AGILITY, DOVE SI VEDE DI TUTTO E DI PIù (MA CHE CAVOLO C'ENTRA L'AGILITY CON L'ENCI CHE E' L'ENTE DI CONTROLLO DELLE RAZZE?) DECLASSA QUESTA ISTITUZIONE A POCO PIù CHE...SCEGLIETE VOI IL TERMINE, NON VORREI BECCARMI UNA QUERELA. DICE CHE HANNO SQUALIFICATO PER UN ANNO (E NON A VITA!) UN ALLEVATORE/ADDESTRATORE PROFESSIONALE CHE NELLO STESSO POMERIGGIO ERA RISULTATO RPESENTE IN GARA AD AOSTA E IN SICILIA. ALLA STESSA ORA, CON DUE CANI DIVERSI. SEMBRA.

da ENCICCì 09/09/2015 17.57

Re:I cuccioli di oggi

Differenze fra cuccioli di oggi e di ieri non ne vedo, alla base di tutto occorre per me una buona intelligenza del cane, ed amore da parte del padrone. Ho avuto grandi risultati da cani senza storia, e spesso grandi delusioni da cani blasonati, che ho definito isterici e folli. Comunque occorre sempre molta fortuna, tenendo conto che poco si insegna, ed il naso e la passione per la caccia sono innati.

da GB 09/09/2015 12.48

Re:I cuccioli di oggi

Non sono ancora pronto per il Paradiso, Per quanto riguarda le pantofole ,anche il mio le porta" ma in giro " per rosicchiarle.

da Toni el cacciator 08/09/2015 15.15

Re:I cuccioli di oggi

condivido sul fatto che quando il cane vive in casa, ha una marcia in piu', il mio jack russel non e' come avere un setter o un breton ma si puo' avere un soddisfacente caccia sia su stanziale che migratoria, e poi la sera ti porta pure le pantofole...

da sardi 08/09/2015 13.56

Re:I cuccioli di oggi

Toni, non la credevo così occulata in determinate circostanze, ora mi stà veramente stupendo anzi, oserei dire che mi lascia allibito! E poi ciarlatani parlano di pedigree?... Toni, posso dirle, sante parole le sue!

da s.g. 08/09/2015 13.37

Re:I cuccioli di oggi

cinofili suonati..

da b 08/09/2015 12.46

Re:I cuccioli di oggi

Considerazioni del tutto personali del sig.Fenoaltea. Come si fa' ad affermare che il cucciolo ha avuto una evoluzione senza pari negli ultimi trent'anni ,dovuta alla convivenza piu' stretta con il padrone ..come se l'uomo primitivo tenesse il cane in canile .,ma se gli faceva da cuscino.! Piuttosto mi parli del fatto che su un pedigree ,compare per quattordici volte uno stallone che ha coperto madre ,figlie ,e nonna, generando all'estremo qualita' e tare....

da Toni el cacciator 07/09/2015 15.34

Re:I cuccioli di oggi

si, ma come la mettiamo quando mi trova una beccaccia, o una pernice, che gli va via di piede. o quando, se un "grande cerca", sconfina dallo sguardo? la fate facile, voi! ma a volte la realtà è più complicata della teoria, che dovrebbe mettere in conto tutto, ma proprio tutto.

da a. Medeni 07/09/2015 14.05

Re:I cuccioli di oggi

Quanto è riportato nell’editoriale non fa che rafforzare le idee che mi ero fatto sull’addestramento e la convivenza con i nostri ausiliari. La personale esperienza con il mio ausiliario ricalca in modo quasi perfetto quanto Enrico Fenoaltea ha sopra esposto e conferma alcune idee che mi ero fatto a tal proposito. Il mio cane, un bracco dei Pirenei di nome Gip, da quando ha lasciato l’allevamento è sempre vissuto in casa con la mia famiglia e già a 7 mesi ho cominciato a portarlo a caccia con me. Il risultato è stato che oggi che il cane ha 4 anni, io quando esco a caccia, sia che sia nei nostri boschi o in campagna, non uso mai fischietti o richiami di alcun tipo. So che se anche io non vedo il mio cane, lui è sempre a tiro e sa sempre dove sto andando. Non mi serve chiamarlo o indirizzarlo lui mi controlla costantemente facendosi vedere almeno ogni 3-4 minuti. Gip se non si fa vedere è perché ha fiutato una pista e allora mi aspetta e poi riprende la ricerca fino alla ferma sempre controllando che io ci sia e che sia a tiro. Mi sono dimenticato di dire, in premessa, che io non sono assolutamente un addestratore; la mia più grande preoccupazione quando ho acquistato il cucciolo era proprio di come sarei riuscito ad addestrarlo per la caccia. Il comportamento che ha adesso Gip, è frutto solamente della convivenza e delle cacciate fatte assieme.

da Glenlived 07/09/2015 13.11