TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO


lunedì 25 marzo 2013
    
Toscana ungulati Ritenendo che possa costituire una buona base di discussione sul problema della gestione della fauna selvatica in Italia, pubblichiamo la relazione del  dr. Paolo Banti, dirigente dell'Ufficio Caccia della Regione Toscana, in occasione del seminario tenutosi all'Accademia dei Georgofili (Firenze) lo scorso  28 febbraio 2013.

La gestione faunistica è materia complessa, che si articola principalmente su  quattro filoni: la fauna migratrice, la piccola selvaggina stanziale, gli ungulati e le specie alle quali è accordato un particolare regime di protezione.

Tutte le specie selvatiche sono protette, anche quelle cacciabili hanno regimi di protezione, come previsto dalla L. 157/92, che all’art. 1, comma 2,  recita “l’esercizio dell’attività venatoria è consentito purchè non contrasti con l’esigenza di conservazione della fauna selvatica….”.

Il comma 3 prevede che ”le regioni provvedono ad emanare norme relative alla gestione ed alla tutela di tutte le specie della fauna selvatica…”, rafforzando così il concetto del comma precedente.

Questo dettato, che considera tutta la fauna alla stessa stregua, era sicuramente valido all’inizio degli anni ’90, quando la popolazione di ungulati selvatici era limitata nei numeri e negli areali occupati, i danni alle coltivazioni agricole erano sostenibili e gli incidenti stradali causati dalla fauna una vera rarità.
Inoltre, in quegli anni, il numero dei cacciatori era elevatissimo, in Toscana erano circa 150.000, nell’intero Paese quasi 1,5 milioni e molti di questi erano giovani, quindi particolarmente attivi nell’attività venatoria.

Adesso il quadro è mutato radicalmente, i 21 anni passati dall’approvazione della L. 157/92 hanno visto una trasformazione della realtà che per molti versi ha ribaltato le posizioni, anche sotto il profilo giuridico a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione che è intervenuto sull’assetto delle competenze in materia.

E’ l’insieme di tutte le componenti che gravitano attorno alla fauna selvatica a farci riflettere sulla necessità di un diverso approccio, sia tecnico che politico o economico.

L’agricoltura è oggi tra i settori produttivi maggiormente incisivi sulla bilancia commerciale, una delle voci principali di export e di produzioni di eccellenza.

Gli agricoltori toscani in particolare hanno sempre compiuto la scelta delle produzioni limitate ma di elevata qualità, dove la perdita di prodotto non può semplicemente essere rimborsata con una somma in denaro, perché spesso si trasforma in perdita di mercato, che nessun indennizzo potrà compensare. Ma in tutto questo c’è una nota stonata: gli ungulati selvatici, nati sul territorio delle aziende agricole, cresciuti con produzioni che, spontanee o meno, sono di proprietà dell’azienda agricola, divengono automaticamente patrimonio indisponibile dello Stato. Questo è tollerabile quando i numeri sono limitati o quando le specie sono protette, ma non può essere il quotidiano, l’ordinario.

Se le aziende agricole perdono produzione, perde produzione il sistema Italia, se le aziende chiudono, chiude un pezzo di Italia ed i posti di lavoro persi vanno a carico di un sistema che non sopporta altri pesi.

Su una tematica così importante non si può pretendere che le scelte gestionali siano fatte nelle aule giudiziarie, di tutti i livelli, dal TAR fino alla Suprema Corte, passando attraverso Procure e Tribunali.

I pareri che le Regioni devono richiedere per la gestione faunistica, non possono identificare un mondo perfetto dove l’habitat ideale di un cinghiale è un bel campo di mais a maturazione cerosa attraversato da un limpido torrente. Di cinghiali in Toscana ne abbiamo fra 160.000 e 180.000, altrettanti caprioli e poi daini, cervi e mufloni, quindi un carico di circa 300/350.000 capi ungulati. E nonostante questo la gestione deve essere conservativa anche per gli ungulati, lo dice una legge di 21 anni fa.

Tutto ciò non è più sostenibile. Questi pareri, anche se tecnici, devono essere emessi solo dopo essere stati concordati in Conferenza Stato/Regioni e deve anche cambiare l’atteggiamento di chi costruisce le linee guida gestionali sulla base della bibliografia scientifica, senza un raccordo con la realtà del territorio e nemmeno con l’impresa, che infine è quella che subisce tutte le scelte.

Le Regioni devono poter individuare il carico massimo sopportabile dal territorio in rapporto a fattori ambientali, economici, occupazionali e di sicurezza.

I capi eccedenti devono poter essere prelevati avendo la massima copertura normativa per non dover continuamente soggiacere a ricorsi e denunce.

Altrimenti entra in gioco la retorica, nella quale determinate ideologie, del tutto scollegate dalla realtà produttiva, continuano a contrastare le posizioni delle Regioni affermando che queste operano solo per sostenere i cacciatori.

Dobbiamo renderci conto che oggi non si tratta di sostegno alla caccia, ma di tutela delle aziende produttive e, francamente, il dibattito “caccia si, caccia no” ormai ci appassiona molto poco. Chiaramente dovranno essere individuati nuovi sistemi per ridurre la pressione di queste specie, ma il problema nasce dall’applicazione della L. 157.

La Regione Toscana ha avuto idee molto precise su come arginare il fenomeno e garantire un’adeguata presenza delle popolazioni selvatiche. Purtroppo le formule adottate, proprio quando cominciavano a dare risultati concreti, hanno subìto una battuta di arresto per aspetti giuridici collegabili a norme nazionali ormai superate dalla realtà

Su questa base possiamo individuare due posizioni opposte ed i soggetti promotori di entrambe:




 
Come molti sostengono la Toscana è ormai un allevamento di ungulati a cielo aperto, quindi le basi normative di riferimento devono cambiare. Serve una nuova intesa, va rilanciato un percorso normativo nazionale sul quale confrontarsi, a partire dalla messa a punto di un apposito disegno di legge che il nuovo Parlamento dovrà approvare con la massima urgenza, che affronti direttamente il conflitto agricoltura/fauna.

Capisco che è molto più facile accontentare un’opinione pubblica animalista piuttosto che parlare di “gestione non conservativa” per non dire “densità zero ungulati” in quelle aree dove tali specie non possono convivere con l’indirizzo produttivo, ma questa strada è ineludibile e in questo percorso saranno parte attiva le Organizzazioni rappresentative del mondo agricolo.

Scordiamoci che ci siano alternative o di andare a ricercare le colpe, la situazione è questa e deve essere risolta. Deve essere risolta dalle Regioni, che saranno in grado di farlo se potranno applicare gli strumenti più idonei, senza pastoie e senza il continuo ricatto dei ricorsi che scattano puntualmente ogni qualvolta un ente democraticamente eletto si scosta dal verbo di chi si sente depositario della verità. E non è vero che i pareri devono solamente essere richiesti, ma poi non è obbligatorio uniformarsi a questi, tesi ricorrente e più volte ripresa da chi i pareri li esprime guardando solo una faccia della medaglia. Ogni volta che l’amministrazione vi si discosta, partono immediati i ricorsi e nelle aule di tribunale i pareri risultano superiori alla norma nazionale, in quanto vengono considerati il livello minimo di conservazione al quale uniformarsi.

Questa è la situazione attuale




Questa è invece quella che dovrebbe essere





Di conseguenza, visto che questo non è, sarebbe preferibile che la gestione faunistica non fosse più demandata alle regioni. Dovremo insistere perchè lo Stato si riprenda la delega e predisponga i piani di gestione con il parere dei propri organismi tecnici.

Un altro tipo di soluzione potrebbe essere la realizzazione di un Istituto regionale, peraltro previsto dalla L.157, che analizzi la particolare situazione toscana, ma ovviamente questo avrebbe dei costi aggiuntivi per l’Amministrazione.

Al momento non possiamo che augurarci la fine di questa situazione di ingovernabilità, nella quale da una parte viene  assegnata una competenza, dall’altro si nega l’autonomia decisionale e si forniscono anche i metodi gestionali ai quali uniformarsi.

Ma vi sembra una missione possibile quella affidata alle Regioni, che oltretutto devono metterci ogni giorno la faccia?


18 commenti finora...

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

CHe te lo dica in questa sede è quasi fiato sprecato. LO sappiamo! QUello che dovete fare come associazione è pretendere uno spazio televisivo nella stessa misura di come fanno loro e lì reeplicare con dati alla mano. IL tocco di due campane deve sentire la gente altrimenti come fà a dire quella che piu' la convince? LAmentarsi quì va bene ma è anche inutile.

da Tordaiolo 29/03/2013 7.30

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

In toscana è emergenza ungulati, ma a SIENA è superemergenza, 250 incidenti stradali danni incalcolabili all'agricoltura, tutte le risorse delle atc per pagare danni all'agricoltori, nessun investimento sulla piccola selvaggina stanziale (lepre e fagiano) Noi dell'A.N.LC da tempo denunciamo questa disastrosa gestione, abbiamo avanzato delle proposte, chiesto incontri con le altre AAVV e AGRICOLTORI ma......

da ANLC SIENA 28/03/2013 22.55

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

Tranquillo Tordaiolo, molte cose bollono in pentola,e non tutte sono negative.

da Antico Cacciatore 28/03/2013 10.54

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

BRavo Marco è così. LA mia visione negativa deriva proprio da questo susseguirsi di cose negative nei confronti della caccia. TU vuoi nascondere la testa sotto la sabbia ma non cambierà niente. CHe io lo dica continuamente è perchè mi dispiace cmq e anche per richiamare ad una visione realistica le persone come te che si illudono o vogliono illudersi...senza prendere nessuna iniziativa . Queste cose nonle dico con soddisfazione come pensi ma con grande malinconia.

da Tordaiolo 28/03/2013 8.48

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

O bravo Tordaiolo anche oggi hai recitato il de prufundis...mi raccomando domattina di nuovo puntuale alle 7, non tardare! Sia chiaro che non ce l'ho con te per ciò che dici, ma per come lo dici. Ad esempio, hai stra-ragione sulla questione dei tg che hanno falsificato la notizia delle volpi, lo riconosco senza problemi anzi sono stato il primo a rilevarlo in molti altri casi simili, però cristo non puoi concludere ogni ragionamento con "è finita", "lo dico da anni", "è solo questione di tempo". O meglio, puoi benissimo pensare queste cose, siamo in democrazia (forse, non ne sarei così sicuro, ma questo è un altro discorso), ma allora perdona la domanda: che diamine ci stai ancora a fare su questo sito? Secondo le tue teorie siamo tutti dei morti che camminano, ormai, ebbene penso e spero per te che tu abbia cose più divertenti da fare, che non parlare con dei morti no? vai su youporn, vai su un sito di ermeneutica biblica, vai un po' dove ti pfiare e lasciaci agonizzare in santa pace, grazie!!!! Perché qui delle due l'una: o sei un ex cacciatore ormai preda di una sindrome depressiva da paura, oppure sei un verdastro infiltrato che vuol seminare zizzania, in modo piuttosto arguto e sottile, in ogni discussione. Vista la tua assidua presenza, da qualche tempo a questa parte, in ogni discussione e sempre coi medesimi toni disfattisti, non escluderei a priori la seconda ipotesi.

da Marco F. 27/03/2013 23.03

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

LEGGETEVI. 1) "La caccia in Toscana negli ultimi settant'anni" 2) "Evoluzione della caccia al cinghiale in Toscana" Edizioni Polistampa ....ed avrete la risposta

da Sniper 27/03/2013 22.28

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

Eccola la ns forza...se non siamo capaci di controbattere le cazzate sulle volpi che hanno detto ieri sui tg come possiamo lamentarci dei cinghiali? Quando da tempo dico che per noi è finita-per voi- perchè io ho già smesso, questa ne è la riprova. Dovevamo ieri sera subito avere uno spazio come diritto di replica per spiegare le ns ragioni e invece...forse nei prossimi giorni qualche riga su qualche giornale che nessuno leggerà.Che tristezza! E' finita ragazzi e solo questione di qualche stagione.

da Tordaiolo 27/03/2013 8.48

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

tranquillo tordaiolo, succederà. è già in corso una battagklia fra regioni e minambiente, con l'aggiunta di ispra. poichè mancano i osldi, questa potrebbe essere la volta buona per decapitare la mafia ambientalista-animalista ma soprattutto affarista. solo a semproniano, a quello che si legge sulle cronache di quwesti giorni il wwf incassa 390.000 euro. èpossibile che non ci sia nessuno in parlamento che chiede una buona volta quanti soldi di riffa o di raffa vanno a questi mangiapane a ufo (associazioni ambientaliste-animaliste)?

da Carrara 26/03/2013 17.15

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

COme ho già detto la misura non è colma. CHe i danni diventino percepibili anche dalla gente comune, che gli agricoltori facciano sentire anche la loro voce,che la protesta assuma le dimensioni simile a quella delle quote latte...forse poi qualcuno dovrà fare qualche passo indietro. FInchè le cose stanno ancora dentro il sopportabile nessuno muoverà un dito.

da Tordaiolo 26/03/2013 10.10

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

Purtroppo ci siamo quasi ai conghiali in piazza signoria. ma non sono solo i cinghiali a far danni. lo sanno benissimo gli amministratori locali che sono mesi che non chiudono occhio nella paura che succeda l'irreparabile. i caprioli fanno pulizia nelle vigne del chianti, i cervi sono alle porte di pistoia, nei vivai. degli storni non ne parliamo. poi ci sono i piccioni, sembra che a decine di migliaia stiano massacrando i raccolti. poi ci sarà anche qualche altra sorpresina. le nutrie, le cornacchie, istrici, qualcuno avvisa sui picchi che bucano le tubature degli impianti d'irrigazione. se vogliamo dare un'impronta greening al lavoro, non dimetichiamo che tutto passa da un rapporto equilibrato fra natura e agricoltura, fra società e cultura, fra conservazione e attività venatoria. ci sarà qualcuno di questi nostri nuovi governanti, ancora ignari della trista situazizone, che si vorranno adoperare per cose serie?

da Silvio B. 26/03/2013 9.17

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

Vecchio cedro,sembra elementare,ma evidentemente non è.Allora continuiamo a spendere per i danni e così facendo portano via risorse impiegabili in altro modo.Per accontentare chi ? il livello di masochismo sta raggiungendo livelli impensati.

da Antico Cacciatore 25/03/2013 19.07

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

In Europa la fauna ungulata - proprietà del titolare del fondo - è un'opportunità economica: si vendono gli abbattimenti. Il titolare del fondo in automatico bilancia tra entrate dovute alla caccia ed uscite dovute ai danni. Mi sembra un equilibrio elementare. Il problema è il modello italiano demagogico e privo di ogni logica economica.

da vecchio cedro 25/03/2013 17.57

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

Devo riconoscere che di solito non condivido le prese di posizioni di Tordaiolo che spesso sono settorialistiche e un po' troppo "dalla sua parte" ma questa volta credo invece che abbia dato nel segno. E' vero gli agricoltori, e questa è sempre stata una loro caratteristica, sono abituati sempre a piangere ma non si vogliono mai levare un ditino di c..... e niente fanno per cercare di risolvere le situazioni. Cacciatori il Cinghiale con tutti i casini che crea potrebbe diventare la nostra ancora di salvezza. Basterebbe aspettare, stare a guardare e, quando arriveranno fino in Piazza della signoria a Firenze, allora qualcuno scenderà a patti. Brambilla compresa.

da Grillo senza stelle. 25/03/2013 14.48

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

MA che significa? Che è un argomento per soli esperti o solo culturi di questa caccia? HO girato a sufficienza le campagne e gli agricoltori e posso dire la mia senza nessun problema e forse con cognizione dicausa piu' di altri.

da tordaiolo 25/03/2013 12.38

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

TORDAIOLO ma anche di selvaggina ungulata te ne intendi adesso????

da Hunter 25/03/2013 11.53

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

Il cinghiale è un problema non il problema. Io invece direi lasciamola lievitare ancora questa situazione fino a che scoppia fino a far scoppiare gli agricoltori. Che siano anche loro ad agitarsi…un po’ gli stà bene perché non hanno mai assunto un atteggiamento chiaro nei confronti della caccia. Loro non vorrebbero ne cinghiali ne cacciatori…diciamola tutta. Sono solerti a mettere cartelli in ogni dove, ti guardano storto se attraversi i loro campi, chiudono a lucchetto strade interpoderali….non mi sembrano che ci amino molto, non mi sembrano così ben disposti nei confronti del mondo della caccia.No…no sono proprio contento di questa situazione. Quando decidono di chiudere delle aree a scopo protezionistico non fanno nessuna opposizione, sono ben contenti… cosi i cacciatori non vengono… per poi lamentarsi quando le loro culture vengono decimate dal surplus di selvatici…e la coerenza dove stà?

da Tordaiolo 25/03/2013 10.49

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

Questo editoriale ha iniziato bene dicendo "La gestione faunistica è materia complessa, che si articola principalmente su quattro filoni: la fauna migratrice, la piccola selvaggina stanziale, gli ungulati e le specie alle quali è accordato un particolare regime di protezione."...e poi si è parlato solo del cinghiale....e il resto?

da Tordaiolo 25/03/2013 10.18

Re:TOSCANA: ALLEVAMENTO DI UNGULATI A CIELO APERTO

Perfetto esame del problema,non si può che concordare totalmente.Ma come sempre in Italia,per cambiare le cose occorrono anni.Forse qualcuno,anche le AA.VV remano contro. ? ma si può vivere in perenne emergenza ?

da Vico 25/03/2013 10.08