Ricordi di caccia lunedì 27 febbraio 2023 | | Quando si inizia a leggere un libro di memorie di caccia le sorprese sono sempre tante. Tante quante le personalità dei cacciatori-scrittori che hanno deciso di mettere nero su bianco le loro esperienze e le loro emozioni. C’è chi sceglie di narrare imprese al limite dell’inverosimile, chi si sofferma sull’ambiente che lo circonda e chi approfitta dell’evento venatorio per abbandonarsi a considerazioni a metà strada tra etica ed estetica.
Sandro Flaim, essendo l’amico con la personalità che conosciamo, ci regala uno spaccato di tutti questi aspetti, mescolandoli o alternandoli con parsimonia montanara, ironia da consumato nembrotte, estetica da architetto ed etica da uomo che, come Schelling, pensa che “la Natura è spirito visibile, lo Spirito è natura invisibile”.
In questi “Ricordi di Caccia” due temi predominano sugli altri: il cammino ed il rispetto per gli animali. Il cammino, la fatica, la perseveranza, la pazienza e la tenacia nel perseguire lo scopo prefisso. L’espressione “duri ai posti” la dice lunga… E dopo il raggiungimento dell’obiettivo il momento sociale della celebrazione, quieta e consapevole, senza strombazzamenti.
Secondo la definizione che ne diede il sempre compianto amico Mario Rigoni Stern: cacciatori camminatori silenziosi. E di camminate silenti il nostro Sandro ne riporta in questo libro! Anche se non è solo quando sale e scende e poi risale per correggere la rotta. Poche parole sussurrate, cenni impercettibili, occhiate eloquenti; il fiato va risparmiato.
L’altro tema dominante è la passione per il suo cane da caccia, anzi da traccia, anzi da sangue, come da traduzione dall’idioma della terra dove questa specialità venatoria è nata. Sembra di vederla la Lea: piccolina, veemente, generosa, con gran senso del possesso che il padrone-capobranco frena e governa con dolcezza ferma per stabilire la sua autorità. Lea conquista tutti con i suoi vezzi, pure Olga che dapprima finge di non vedersela tra i piedi in cucina e poi….
Man mano che mi inoltravo nella lettura del libro e giungevo alla fine di un capitolo mi sembrava che quello fosse il più bello tra quelli incontrati, ma giunto all’ultima pagina del testo non saprei quale scegliere perché tutti hanno una “chicca” inaspettata che li impreziosisce. “Il camoscio in elicottero”, “Caccia a teatro”, “Un capriolo in due”. E per finire: “Il camoscio risorto”. Risorto? Si, risorto. Leggete e scoprirete.
Il libro è permeato da un senso di mistero che emana dai vari momenti descritti, come se si fosse spettatori ed attori contemporaneamente di un grande rito antico. Vengono alla mente le parole del santo – monaco Bernardo di Chiaravalle che così scriveva nel XII secolo: “Credetemi, mio caro amico, sulla mia esperienza: si apprendono più cose nei boschi che sui libri; gli alberi e le rocce vi insegneranno ciò che non si dice altrove, e voi vedrete da voi stesso quale gioia discende dalle nostre montagne”.
L’andare silenzioso è come un dialogo ad ampio raggio che può caricarsi di messaggi impercettibili, di presenze inaspettate che facilitano il rapporto con la natura.
“Il cammino è metafora che rivela il senso della vita umana, di una vita che non basta a se stessa, ma è sempre in cerca di qualcosa di ulteriore. Camminare è una disciplina, una fatica; servono pazienza quotidiana e allenamento costante. Camminare comporta anche l’umiltà di tornare sui propri passi e la cura dei compagni di viaggio, perché solo insieme si cammina bene”. Papa Francesco non poteva descrivere meglio il senso dei ricordi di Sandro Flaim.
Bruno Lauro Vigna
(Dalla presentazione)
Ricordi di caccia
Autore: Sandro Flaim | | | |