E' la quarta sintesi poetica di "Uomo e Natura in poesia" di Domenico Gadaleta. Sono riflessioni liriche anche a soggetto idealmente venatorio, acquisite nel corso degli anni a contatto con la natura. La natura è vissuta come momento di libertà
riflessiva, nel mistero della vita universale. Così l'uomo non può e non deve ritenersi padrone del creato,
ma partecipe della vita naturalistica con umiltà e intelligenza, prelevandone i frutti, senza distruggere il capitale.
Riflettere sulla natura significa anche rispettarne l'ordine e le leggi; e questo sia per il naturalista che per il cacciatore e l'agricoltore. L'io s'immerge nel mistero attraverso un atto di fede nell'assoluto che è base creatrice, nell'umile consapevolezza di essere creatura fra le creature.
L'evento poetico non è solo un atto estetico ma anche conoscitivo e riflessivo che arricchisce lo spirito.
Dalla raccolta, proponiamo alcune liriche che richiamano sensazioni care anche ai cacciatori.
La beccaccia
Migra d'autunno
per i boschi della terra
beccaccia che occhi
porta di malinconia.
Sulle piume volano
colori del bosco,
al brillio della luce.
Vola e fugge
nell'inganno dell'ombra.
Notte d'amore d'aprile
Appena alta sui monti la luna.
Silente il manto stellare.
Nell'incantevole notte
tubano colombi
tra fregolii ed alati piaceri.
L'oscurità è in vita:
lento e sommesso guaire
appena lontano d'un cane.
Poi sfreccianti marzaiole,
nel riverbero dell'acque palustri.
Lirici amplessi
all'ascolto sommesso del creato.
Intuizioni sparse
Sfreccia fra i rami alti
l'ultima tortora
e scende
fra i boschi la sera.
Lontano sale alta
e pallida la luna.
Tace
la tortora di maggio,
punta dal fremito del vento,
dalla nostalgia del sole,
tra galoppi di nubi
di piogge primavere
e nuovi pigolii di passeri.